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Caro carburanti, qualcosa che non torna

Ci ha chiesto per telefono, con toni tutt’altro che sereni, un amico camionista che opera in particolare nel trasporto dei contenitori dai porti del Tirreno agli hub della Lombardia, di occuparci del caro gasolio. Ecco la sua sintesi:

Avete scritto tanto sul costo dei noli marittimi, che fanno arricchire le compagnie di navigazione dei container, ma pochi si occupano del bagno di sangue che ci sta costando l’aumento del prezzo del gasolio da autotrazione. Dove nessun intervento del governo ci è venuto incontro in modo sostanzioso malgrado le tante promesse.

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Non essendo esperti di politiche sull’energia, ci dobbiamo limitare al parere dell’uomo della strada, come in effetti siamo: tutte le grandi promesse della transizione ambientale, sia nel nostro che in altri paesi, si stanno traducendo in un massacro economico – l’amico ha parlato di bagno di sangue – sull’energia elettrica, sul gas e sui carburanti tradizionali: la benzina sta sfiorando i 2 euro al litro e il gasolio non è mai stato così caro dal 2012.

I motivi?

Prima di tutto il carico fiscale, che grava sempre di più: e che non appare, coprendo con una foglia di fico le scelte della politica. Poi ci sono le varie scelte dei paesi produttori che dopo i cali di costo degli anni passati hanno stretto nuove alleanze e hanno centellinato le estrazioni (salvo riprenderle opache il “barile” è diventato altamente remunerativo). Quali i rimedi? Visto che non è possibile andare tutti in bicicletta e sostituire i camion con i tricicli, occorrerebbe una politica almeno europea comune verso i fornitori.

Ma di unione d’intenti l’Unione Europea sembra averne ben poche.

Così dobbiamo, come sempre, pagare di più i nostri trasporti (la monetine sul camion dell’immagine qui sotto) senza che l’autotrasportatore ci guadagni.

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Pubblicato il
12 Febbraio 2022

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