ROMA – La scelta è stata fatta e viene presentata i questi giorni, dopo il rapporto al governo nazionale, anche ai sindacati. Leonardo non vende stabilimenti italiani (si temeva per quello di Livorno ex Wass e ed ex Whitehead, e per la OTO Melara di La Spezia) e investirà nei prossimi 5 anni un miliardo e mezzo di euro per potenziare la divisione elettronica militare, alla ricerca – dice il comunicato ufficiale – “della leadership europea del settore”. All’Italia sono dedicati 200 milioni di investimenti annui, e altri 100 milioni sono destinati a investimenti in Gran Bretagna. Ulteriori 50 milioni in tre anni sono destinati “all’ottimizzazione dei siti industriai nazionali” che sono 18, considerati tutti di eccellenza nel loro campo.
Perno del processo, si legge ancora nel documento diramato da Leonardo, sarà la “Factory of the Future”, ovvero la fabbrica intelligente con ampio ricorso alla robotica e ai sistemi digitali. Importante sarà anche lavorazione e la ricerca con il coinvolgimento di oltre venti poli universitari e nove istituti tecnici. Nessun timore per l’occupazione, sempre secondo il documento. “Per le persone complessivamente occupate nella divisione – specifica la nota – ci sarà crescita occupazionale”. Una promessa ribadita al’ANSA dal responsabile delle risorse umane di Leonardo Antonio Liotti.
Adesso si tratta di capire meglio alcuni passaggi del documento, dove si citano come soggetti a particolari incrementi i siti in Campania e Lazio (centri di eccellenza da creare a Fusaro, Tiburtina e Cisterna di Latina) ma non si dice niente di specifico per Livorno e La Spezia.