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Revisione totale del piano sulla laguna?

Luca Becce

VENEZIA – Il comitato Venezia Port Community (VPC), che riunisce 37 soggetti portatori degli interessi del porto di Venezia, si associa alla grande preoccupazione del CORILA (associazione no-profit tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università IUAV di Venezia, l’Università di Padova, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale con la supervisione del Ministero dell’Università e della Ricerca), in merito alla recente rimessa in discussione del Piano Morfologico per la Laguna di Venezia.

Un documento della commissione VAS del MITE richiederebbe infatti al MIMS di procedere ad una revisione totale del Piano, il cui iter di approvazione è iniziato ben 21 anni fa, ponendosi così in contrasto con la decisione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dello scorso mese di giugno, di creare un gruppo di lavoro specifico su Venezia per gli escavi.

Questo spreco di tempo sta determinando importanti conseguenze sull’ambiente lagunare (tra queste la perdita dei sedimenti, stimati in 600.000 mc all’anno), sull’economia del territorio e sulle capacità competitive del Porto di Venezia.

Il Porto ha infatti necessità di dragaggi che possono essere realizzati solo attraverso l’individuazione dei siti di conferimento dei fanghi e il Piano Morfologico ha anche questa funzione.

Da un punto di vista sociale ed economico è sotto gli occhi di tutti che nel traffico container la perdita delle connessioni dirette con il Far East a causa degli insufficienti pescaggi, ha determinato una riduzione importantissima di volumi e di conseguenza di ore lavorate. Analoghe conseguenze subiscono i lavoratori del settore crocieristico, laddove in aggiunta ai ben noti effetti devastanti del Decreto-legge 103, si aggiungono i mancati dragaggi che limitano ulteriormente la capacità dei canali di grande navigazione Malamocco Marghera e Vittorio Emanuele, oltre al blocco della procedura di VIA sul bacino sud di Fusina. Anche il settore industriale risente del fatto che i canali portuali e gli ormeggi operativi non raggiungono le sezioni e le profondità previste dal Piano Regolatore con evidenti diseconomie.

VPC a tal proposito evidenzia che il concetto di sostenibilità, così come previsto anche dall’agenda 2030, deve essere declinato non solo sul piano ambientale ma a 360 gradi, comprendendo anche il piano sociale ed economico: Ambiente ed economia sono e devono essere in equilibrio ed in sinergia.

A questo proposito il presidente di VPC Alessandro Becce sottolinea che: “L’interpretazione integralista della parte ambientale sta acuendo i problemi anziché fornire le soluzioni. Sostenibilità vuole dire anche poter dare agli imprenditori la possibilità di investire per creare sviluppo e lavoro nel rispetto dell’ambiente, in un quadro normativo che garantisca chiarezza di prospettive e certezza dei tempi”.

Pubblicato il
30 Luglio 2022

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