“ECO” in porto: senza cold ironing
LIVORNO – Hanno avuto l’onore (?) anche di una ripresa TV in uno dei canali di Stato: una ECO dell’armamento Grimaldi in banchina a Livorno, con i generatori e i motori spenti e l’energia di bordo fornita dalle batterie agli ioni di litio di cui la grande unità è dotata.
Batterie che vengono caricate al massimo dai motori di navigazione e dalla distesa di pannelli solari in coperta.
Un anno fa, quando Manuel Grimaldi presentò orgogliosamente le nuove unità super-ecologiche, il diktat dell’UE sul
cold ironing da istallare in tutti i porti non c’era ancora: e lo stesso armatore ne metteva in dubbio l’utilità, a fronte della nascita e dello sviluppo delle navi green.
Domanda (più che legittima): non è che corriamo dietro alla tecnologia imponendo una tecnologia di ieri?
Rispolveriamo qualche dato sulle ECO, costruite in Cina e ormai in forte diffusione.
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Lunghe metri e larghe
, possono raggiungere
nodi massimi di velocità e hanno una capacità di carico di
semirimorchi e
metri lineari di carico. Sono dotate di scrubber (un impianto di depurazione dei gas di scarico per l’abbattimento delle emissioni di zolfo e particolato).
Quando sono ferme in banchina utilizzano l’energia immagazzinata nelle batterie agli ioni litio (circa
MWh), queste poi sono ricaricate in navigazione tramite lo shaft generator. Sono dotate di
m2 di pannelli solari che permettono di ridurre di circa
KW il carico di corrente in porto aumentando quindi l’autonomia delle batterie.
Chiudiamo il discorso: è vero che le ECO di Grimaldi sono un’eccellenza e buona parte delle sul-container in esercizio non hanno ancora autonomia elettrica: ma il cold ironing è davvero una soluzione per il prossimo futuro?
O sarebbe forse meglio destinare quei fondi europei all’armamento per imitare – dove possibile – le ECO: ricordando che oggi le navi vanno sostituite molto più precocemente che nel passato?
(A.F.)
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