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Alberi: la realtà e le utopie

LIVORNO – Dalla periferia delle periferie – in fatto d’alberi 🌲🌳🌴 la costa della Toscana non eccelle – abbiamo raccolto un po’ di dati nazionali e mondiali per verificare la fattibilità dei piani dell’organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) in fatto di risanamento ambientale. Ve li proponiamo, lasciando a tutti i lettori il trarre le conclusioni. 

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Partiamo dall’Italia, dove le cose sembrano andare meglio che nel passato.

Negli ultimi dieci anni in Italia le foreste 🌲🌳🌴 sono aumentate di 5️⃣9️⃣0️⃣ ettari circa, malgrado incendi e qualche disboscamento mirato.

Non siamo tornati alla “selva oscura” di Dante Alighieri, ma c’è un miglioramento. Con una contropartita: buona parte delle nuove forestazioni sono avvenute a spese dei terreni agricoli, abbandonati per mancanza di manodopera o di redditività di fronte ai prezzi della concorrenza estera. È un vantaggio per l’ambiente, forse: ma non certo per l’economia nazionale. Le aree degradate, dove impera al massimo una stenta macchia mediterranea, registrano solo sporadici interventi di ripiantumazione.

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E vediamo gli obiettivi dell’ONU, che sono stati recentemente oggetto di uno speciale molto documentato de “Il Sole24Ore”. Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite dobbiamo assolutamente arrivare entro il 2030 – cioè tra meno di 7 anni – alla riforestazione mondiale che pareggi le emissioni umane del CO/2. Il che però significa – hanno calcolato gli specialisti – che da oggi a 7 anni dovremmo piantare ogni giorno da 3 a 5 milioni di alberi. Assolutamente folle, anche senza calcolare il saldo negativo dei disboscamenti in molte parte del mondo, dall’Amazzonia al Sud-Est Asiatico, per la sempre più alta richiesta di legname e cellulosa in sostituzione della plastica. Altro dato: la CO/2 prodotta da una sola auto a motore endotermico richiede un ettaro di bosco per fare pari. 

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Perché siamo arrivati a questo punto? Il valore ambientale e paesaggistico degli alberi era noto fin dall’antichità: tanto che l’Olimpo degli dei greci era un monte circondato da splendide foreste, abitate da fauni, ninfe, centauri e divinità minori.

Plinio in vecchio, in età romana, scriveva che “gli alberi sono il dono più grande fatto dagli Dei agli uomini: i loro frutti sono fondamentali ma anche da morti il loro legno serve per il fuoco, per costruire le case, le navi, i ponti.

In epoca contemporanea Gabriele D’Annunzio celebrava nel canto “Versilia” la foresta viareggina frequentata dalla omonima ninfa (“Non temere, uomo dagli occhi glauchi! Erompo dalla corteccia fragile, io ninfa boschereccia Versilia, perché tu mi tocchi…”)

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C’è una soluzione realistica e realizzabile al sogno “folle” dell’ONU?

La sete di legno e di cellulosa non si sazia solo con le coltivazioni a crescita veloce, che pure proliferano.

Ma l’addio alla plastica comporta fatalmente l’aumento del consumo del legno.

L’equazione sembra non tornare.

Salvo non accettare la tesi di chi sostiene che non solo le foreste ma anche gli oceani e le stesse coltivazioni intensive a scopo alimentare contribuiscono a ridurre la CO/2. Vorremmo capire.

(A.F.)

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Pubblicato il
29 Luglio 2023
Ultima modifica
1 Agosto 2023 - ora: 11:45

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