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Sotto silenzio

LIVORNO – “Sono oltre 750 i relitti di imbarcazioni lungo le coste italiane, duecento dei quali grandi navi, abbandonati nei nostri porti. Un vero e proprio cimitero dei giganti del mare, centinaia di migliaia di tonnellate di lamiera arrugginita e di materiali altamente inquinanti, dei quali nessuno ha più cura”. 

Questa affermazione non è farina del nostro sacco. Era del quotidiano “Il Tempo” di Roma, che annunciava una trasmissione TV sul tema un paio d’anni fa.

Da allora qualcosa è migliorato, ma non molto. Ravenna è un caso eclatante, che piano piano viene affrontato (come ci racconta su questo stesso numero il presidente dell’AdSP Daniele Rossi): ma i relitti, o gli scafi sequestrati ed abbandonati, sono quasi ovunque qui: ad Augusta, in Sicilia, persino a Livorno o dentro l’ex bacino di carenaggio.

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“Il Tempo” scriveva che “l’assenza di una normativa italiana chiara in materia, la registrazione delle imbarcazione in paesi stranieri e i costi onerosi di rimozione e demolizione, nonché dello smaltimento dei materiali, rendono complessa, se non impossibile ogni azione”.

Da allora lo Stato sta fornendo risorse, ma del tutto insufficienti vista l’entità del disastro. Di cui però si parla poco e non si scrive quasi niente.

(A.F.)

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Pubblicato il
14 Febbraio 2024

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