Le nuove e alternative rotte Teu
LIVORNO – Le guerre, le tensioni etniche e religiose, il rinnovo della geo-politica e gli impegni – reali o di greenwashing – per ridurre l’inquinamento, sono tutte le cause: con in più il contingente “rosso” per le grandi compagnie di navigazione Teu sulle rotte principali, il sovraffollamento dei porti, certe cervellotiche imposizioni sempre legate al greenwashing, e se vogliamo, anche la crisi degli equipaggi, con la professione che sembra non attirare specie i giovani.
In questo quadro, amaramente sintetico ma realista, si configura oggi la ricerca di nuove rotte, la rottura di storiche alleanze, il rilancio anche sulle grandi distanze dell’alternativa ferroviaria, come indica la mappa qui sopra.. È un’espressione grafica, ovviamente sintetica e incompleta, ma della quale occorre tener conto anche nella programmazione degli interventi sui porti.
Perché come la stessa mappa dimostra, la crisi di Suez e la rotta alternativa intorno al sud Africa tagliano fuori buona parte degli scali del Mediterraneo, specie all’estrema anche in Italia.
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Gli analisti sostengono che Suez stia facendo grandi sforzi per assicurare la sicurezza dei suoi transiti, con la missione Atalanta che contrasta il terrorismo Houthi in Mar Rosso: sostengono anche che si stiano facendo sforzi notevoli per aprire la rotta del Nord, in Artico, grazie anche dal progressivo ridursi dei ghiacciai. Ma la realtà d’oggi, quella indicata dalla mappa, conferma che sono tempi incerti per lo shipping mondiale. Con un segnale incoraggiante, in senso contrario, costituito dal continuo incremento delle nuove costruzioni di navi, non solo da crociera.
Le nuove costruzioni in ordine o già sullo scalo confermano che le navi cargo e container saranno sempre più divise in due principali categorie: quelle sulle quali si ottimizza la capacità di carico (i 25 mila teu sono un obiettivo già raggiunto) e quelle del tipo feeder che sono limitate necessariamente dal pescaggio per accedere ai porti storici dove i grandi fondali (20 metri) fondali non sono possibili per le giga-ships.
Ma conta sempre di più anche il collegamento stradale e ferroviario: si veda Piombino dove banchina da 20 metri di fondale non serve per l’imbuto stradale non ancora risolto.
Dunque, anche per lo shipping “ha da passà a’ nuttata”…
(A.F.)
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