Fattore umano per proteggere i mari

Nello Musumeci
LIVORNO – Da La Spezia ai porti dell’Adriatico, ministri e sottosegretari si sono impegnati, in questi giorni, sul programma “De Portibus” che intende mettere un punto fermo sulla politica attuate nei confronti della logistica, marittima e non. Con spunti spesso interessati, anche se prevale al momento l’incertezza sia dei ruoli che delle competenze.
Tra i tanti temi, quelli svolti a Livorno in occasione dell’intervento del ministro dell’ambiente e della protezione del mare Nello Musumeci nel quadro dei “De Portibus” dell’AdSP del Nord Tirreno. Moderatore del dibattito l’avvocato Luca Brandimarte di Assarmatori, che ci ha fornito la seguente sintesi del dibattito, svolto all’Hotel Palazzo.

Luca Brandimarte
L’armamento è alle prese – ricorda Brandimarte – con una carenza di personale marittimo che ha assunto connotati emergenziali, in particolare durante la stagione estiva quando aumenta esponenzialmente il numero di persone trasportate fra il continente e le isole. Nello scorso novembre, un Decreto Interministeriale, di concerto fra MIT e MEF, ha stanziato importanti risorse economiche per la formazione di nuove professionalità da parte delle compagnie che, singolarmente o insieme alle associazioni di categoria, hanno organizzato incontri con gli studenti e con chi è in cerca di lavoro. La presenza di personale adeguatamente formato a bordo delle navi, oltre ad essere chiaramente indispensabile ai fini della navigazione e al rispetto delle tabelle di armamento, è elemento fondamentale anche per il rilancio della marittimità italiana e per lo sviluppo del mercato del lavoro.

Luca Sisto
Brandimarte a Musumeci: In questo contesto ho notato che il Piano del Mare ha messo al centro il lavoro marittimo nelle sue varie sfaccettature.
Posto che il mercato si aspetta molto dal Piano del Mare, possiamo contare sul suo impegno Ministro?
Luca Sisto: Come si sono mosse le compagnie di navigazione? Per risolvere il problema della carenza dei marittimi è senz’altro necessario conoscere tutti gli addendi. A che punto siamo su questo?
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Elena Di Tizio: Lei che ha il polso della situazione, perché si è venuta a creare questa carenza? Che cosa manca all’industria marittima per essere considerata ‘sexy’ nel mondo del lavoro?
Semplificare – ha ribadito il ministro: esistono alcune meritorie iniziative che vanno nell’ottica della semplificazione e sburocratizzazione delle norme che regolano il trasporto marittimo e la portualità, che arrivano ad esempio dal Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera ma anche dal Parlamento, e l’esempio più concreto è il DDl Malan o DDl Semplificazioni.
Anche questa necessità sembra emergere chiaramente all’interno del Piano del Mare e delle sue direttrici che adesso dovranno trovare attuazione nell’ambito di quel ruolo di ruolo coordinamento tra Amministrazioni che il Ministero del Mare, per il tramite del CIPOM, ha assunto per legge.
Brandimarte a Musumeci: Ministro, anche su questo aspetto, il Piano del Mare è chiarissimo. Sappiamo che il CIPOM sta lavorando.
Abbiamo partecipato e stiamo partecipando alle audizioni anche come associazioni di categoria (dell’armamento e non). Secondo lei su che tempi possiamo contare?
Luca Sisto: Sempre sulla scorta della necessità di semplificare
norme oramai desuete per la nostra industry, due domande al volo:
a) se dovesse modificare, semplificandole, tre norme del nostro Codice della Navigazione, quali sceglierebbe?
b) riusciremo mai ad istituire la tanto attesa anagrafe dei marittimi? A che punto siamo?
Elena Di Tizio: In tema di formazione, quanto può rendere più attrattivo per i giovani il nostro settore una semplificazione normativa efficace (ad esempio in tema di certificati)?
In particolare – è l’analisi emersa dal dibattito – a livello europeo ed internazionale sono molteplici le regolazioni che riguardano la transizione energetica in ambito marittimo, spesso intempestive. L’UE, come noto, ha introdotto dei regimi che introducono, nella sostanza, dei “prelievi” per la de-carbonizzazione del settore. Ora il principio in sé è corretto in quanto non sarebbe sostenibile per le singole imprese, soprattutto nel nostro settore dove il costo degli investimenti è molto elevato di per sé, poter farsi carico da sole degli investimenti richiesti al fine di rispondere alla transizione energetica. Dall’altro lato, tuttavia, ad oggi l’energia richiesta per la transizione non è ancora “matura” in quanto non v’è ancora certezza su quali saranno i carburanti (navali) del futuro. Si rischia, in pratica, non essendovi ancora un carburante scelto quale carburante del futuro, di non avere neanche un’adeguata rete di distribuzione nei nostri porti (cosa che, infatti, ancora manca). Oggi le imprese di navigazione non costruiscono navi dual fuel e gli ordini di nuove navi in tal senso sono relativi a linee internazionali (in cui l’armatore ipotizza di rifornirsi in porti come Rotterdam e Port Said). Quello che però dobbiamo porci come obiettivo per l’infrastrutturazione dei carburanti alternativi è per i collegamenti marittimi di prossimità (ad esempio i collegamenti con le isole; si pensi alla linea Livorno-Olbia oppure ai collegamenti con la Sicilia).
Brandimarte a Musumeci: Ministro, senz’altro il CIPOM – come abbiamo detto – è oggi un centro di coordinamento delle politiche di governo. Posto quindi che, in tema di transizione energetica del mondo marittimo, il primo passaggio è l’infrastrutturazione in banchina dei carburanti alternativi, possiamo contare sul CIPOM come facilitatore dei processi con le singole amministrazioni? Mi piacerebbe, anche su questo punto, avere il suo punto di vista su questa attività di coordinamento.
Luca Sisto: Come sta affrontando l’armamento questo tema?
Elena Di Tizio: Come è stato inserito questo elemento all’interno della formazione dei marittimi?
Sulle ulteriori sfide del futuro, il dibattito si è incentrato da una parte sulle risorse umane, principale asset per importanti comparti industriali e nel trasporto marittimo ancora più determinante, dall’altra sulle notizie di un ulteriore consolidamento del Ministero di Musumeci sul mare, compreso il mondo sottomarino.
E si è tornati sulla formazione specifica necessaria per sviluppare una efficace difesa del mare.
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