Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Navicelli, che erano e dove?

Per alcuni di noi che hanno abbondantemente raddoppiato gli “anta” la domanda posta dal lettore Francesco Calì (sul web ma non specifica dove vive) sembra assurda. Eppure per i giovani, come dev’essere il lettore, si può capire.

Qualche tempo fa, in visita ai miei zii a Pisa, ho visto e anche brevemente navigato il Canale detto dei Navicelli. Però non mi hanno spiegato bene che tipi di imbarcazioni questi navicelli fossero. E su internet si dice solo che erano piccoli scafi da trasporto merci…

*

Da livornesi potremmo scherzare, sottolineando che i pisani sanno poco dei navicelli perché erano barconi eminentemente labronici. Oggi un unico navicello superstite, salvato dall’allora presidente dell’AMM Franco Cecchetti che lo fece restaurare, è nel piccolo Museo Navale nel porto di Livorno. Un’idea la può avere anche da questa antica cartolina, che fa parte dell’archivio fotografico Novi di Livorno, dove si vedono tanti navicelli in Darsena Vecchia, vicino alla Fortezza, in attesa di carico.

[hidepost]

I navicelli erano, ancora dai tempi della vela, barconi in legno pesante da 20 a 30 metri di lunghezza, fondo piatto e poca pontatura, che venivano trainati dalle andane (le sponde) del canale omonimo per trasportare merci alla rinfusa da Pisa (dove arrivavano su carri a cavallo da tutta la regione) al porto di Livorno per esservi imbarcate. Oggi si parlerebbe di un primitivo sistema di “feeder” che ha funzionato più o meno egregiamente fino alla Seconda Guerra Mondiale. Qualche volta montavano anche una primitiva vela se il vento veniva a poppa, per alleviare la fatica del traino. Potevano contenere circa la metà di quanto oggi si carica su un moderno container da 20’. Non male.

[/hidepost]

Pubblicato il
18 Dicembre 2024

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio