Authority, Gariglio finalmente in audizione al Senato
Auguriamoci lo sblocco, la faida dentro la destra rischia di paralizzare tutto per mesi

Palazzo Madama, sede del Senato
LIVORNO. L’appuntamento è stato messo in agenda in ottava commissione a Palazzo Madama per il pomeriggio di domani, martedì 3 giugno. Dalle 16 in poi le audizioni dei presidenti incaricati relativamente a una coppia di proposte di nomine al timone di Autorità di Sistema Portuale: l’una è quella relativa all’ avvocato Francesco Rizzo al vertice dell’istituzione portuale dello Stretto e l’altra è quella riguardante l’ avvocato Davide Gariglio alla guida dell’Authority che governa i porti di Livorno e Piombino, oltre che gli scali minori dell’Arcipelago. Entrambi illustreranno cosa hanno in testa per i quattro anni del loro mandato.
Praticamente in tandem con quel che avviene al Senato, ecco che sempre per martedì 3 giugno anche la Camera dei deputati mette in agenda un passaggio su questi due nomi: ma due ore prima, a cominciare dalle 14. Di nuovo Rizzo per l’Authority dello Stretto, di nuovo Gariglio per l’ente portuale di Palazzo Rosciano. In questo caso, sono relatrici dei provvedimenti due deputate del centrodestra: nel primo caso, quello della nomina n. 83, Eliana Longi, siciliana, Fratelli d’Italia, a Montecutorio da quasi tre anni; nel secondo, quello della nomina n. 84, con relatore Maria Paola Boscaini, veneta, Forza Italia, ex sindaca di Bussolengo, entrata in Parlamento da undici mesi perché subentrata a un forzista (Tosi) divenuto eurodeputato. In entrambi i casi è un primo round, poi si vedrà: il parere arriverà poi (ad esempio, alla Camera l’audizione di Gariglio non risulta esser stata ancora messa in calendario).
Sarebbe una buona cosa se questo doppio appuntamento fosse davvero il segnale dello sblocco e magari di una accelerazione. Anche perché, parlando di Livorno, la realizzazione della Darsena Europa ha bisogno di correre: in realtà, il commissario straordinario per la maxi-Darsena è ancora Luciano Guerrieri e non scade né stasera né domattina ma è chiaro che, al di là del fatto che c’è da sapere se resterà lui, non è un soggetto che marcia per conto suo, deve stare dentro la “squadra” del nuovo presidente dell’Authority, e se il presidente non si insedia…

Luciano Guerrieri, due volte commissario straordinario (tanto dell’Authority livornese quanto della Darsena Europa), durante la posa della prima pietra delle nuove dighe foranee del porto di Livorno
L’ipotesi peggiore sarebbe quella di una sorta di “tikitaka” parlamentare: un po’ di melina a centrocampo per non dar proprio l’idea che tutto è paralizzato in attesa che il puzzle delle nomine e degli equilibri politici si sia definitivamente composto. Paradossalmente, ma neanche poi tanto, i problemi non sembrano arrivare tanto dall’opposizione quanto dalle liti interne alla maggioranza.
“Shipmag”, autorevole giornale online di portualità, ricordava già da sabato scorso che «le Commissioni Trasporti di Camera e Senato sospendono le votazioni sulle nomine dei candidati presidenti delle Autorità di Sistema Portuale fino a che il governo non avrà trasmesso tutte le proposte». Con una previsione da incubo: «la paralisi degli scali potrebbe arrivare fino al 2026».
C’è da augurarsi proprio di no, comunque la si pensi politicamente: in una fase di stress come questa, con i dazi (e l’export) sull’altalena e non sempre in sincronia, lasciare l’intera portualità a bagnomaria non è una buona idea. A maggior ragione se è tutta una bega di potere fra i pezzi che compongono la destra e la sua nomenklatura. Secondo il giornale genovese, non è più solo Matteo Paroli, l’ex segretario generale dell’Authority labronica, a essere «ostaggio della rissa fra Fratelli d’Italia e Lega». E ora no, non è più solo il caso di Genova: «Adesso è l’intera portualità italiana a essere ostaggio della politica».
Finora – viene sottolineato – sono state trasmesse dal ministero alle commissioni parlamentari le designazioni di candidati presidenti sulle quali si era riusciti a tessere una intesa con le regioni in mano al centrosinistra ad eccezione del caso di Napoli (dove però la Regione Campania è guidata da un presidente in rotta di collisione con lo stesso Pd). Sul resto è bagarre: all’interno dello schieramento di destra nessuni vuol rimanere con il cerino in mano e ruzzolare per terra quando nel gioco delle sedie si restringerà drasticamente il numero dei posti disponibili e, con due-tre scranni liberi e il doppio dei pretendendi, il rischio di bruciarsi le dita è alto. Meglio, dicono, definire un quadro prima: questo a me e questo a te.
Chiunque spera che questo passaggio parlamentare faccia ripartire il cammino: ma, a prestar fede alla ricostruzione dello scenario che abbiamo seguito fin qui, l’innesco dell’impasse potremmo ritrovarlo nella mossa targata Fdi, per bocca cioè del presidente della commissione trasporti della Camera, per cui si arriverà alla conclusione dell’iter di nomina solo quando la mappa dei nuovi presidenti sarà definitivamente concordata. Idem dal fronte del Senato. Anzi, come viene puntualizzato, qui si sale di livello e di fatto si chiede che per la ricomposizione del quadro l’interlocutore non sia più il ministro leghista Matteo Salvini quanto direttamente Palazzo Chigi e il governo nel suo complesso. E se pensiamo che gli ultimi tasselli del puzzle delle nomine andranno in scadenza a metà luglio, poi le ferie estive, le schermaglie sulla legge finanziaria…

Il viceministro Edoardo Rixi, in primo piano a destra, durante il sopralluogo alla vasca di colmata nel febbraio scorso. Da sinistra: il prefetto di Livorno, Giancarlo Dionisi, e il segretario generale della Camera di Commercio di Livorno-Grosseto, Pierluigi Giuntoli
Tutto questo battibecco mette a repentaglio anche la complicata costruzione diplomatica che il viceministro (leghista) Edoardo Rixi era riuscito a mettere insieme in una materia che, lo ricordiamo, prevede un complesso iter di intesa con le Regioni competenti per territorio (cinque delle quali hanno presidenti di centrosinistra). Pragmaticamente aveva cercato di coinvolgere anche l’opposizione pur di evitare di ridurre la portualità made in Italy a un Vietnam di contestazioni e imboscate. Rischia di essere lui il capro espiatorio di tutto questo nel braccio di ferro permanente all’interno del centrodestra.
Post scriptum: parlando di Darsena Europa, pareva fosse assolutamente indispensabile inventarsi a metà strada una procedura per l’assegnazione provvisoria dei primi lotti di piazzali anziché cercare di accelerare la gara per l’individuazione dell’investitore privato che avrebbe realizzato il terminal. Guai se ci fosse un minuto di ritardo, ne va dei soldi dei contribuenti: era questo il mantra. Ma qui, nell’iter delle nuove nomine dei presidenti, c’è da rispettare le liturgie bizantine del teatrino della politica per arrivare a equilibri sufficientemente condivisi in nome del caro vecchio manuale Cencelli: ecco che il tempo qui non conta. Tutt’al più una variabile indipendente, una entità metafisica.
Mauro Zucchelli