All’ombra del Marzocco nasce il polo dei controlli
Livorno, un centro all’avanguardia per unificare le verifiche su carni, animali, verdura, frutta e piante

Il fabbricato dove troverà posto il “punto di controllo frontaliero”: siamo sulla sponda ogvest della Darsena Toscana a un passo dalla Torre del Marzocco
LIVORNO. In alcuni posti di frontiera, come ad esempio nell’aeroporto di Pisa, i turisti vengono bersagliati da un video che parla più di mille delibere o circolari: per mettere in guardia contro il rischio dei guai che si possono importare da Paesi esotici se porti al tuo zio il tal cibo stravagante o alla nipotina l’animaletto curioso. Tutto bene finché gli strani organismi ti aggrediscono o ti rincorrono, s’infilano chissà dove o ti morsicano e ti strozzano.
Per cercare di fermare questa sarabanda di sgargabonzi qualcosa c’è: si chiama “Punto di controllo frontaliero” ed è la rete di controlli sulle merci che ogni giorno entrano nel nostro Paese (e nell’Unione europea) attraverso, per dirne una, i porti. Ma per farli c’è bisogno di una struttura: anzi, di una struttura molto particolare, se vogliamo fare le cose sul serio.
Un polo controlli di 2.100 metri quadri
Nel porto di Livorno, dritto nel cuore della Darsena Toscana, fra i container e le gru di Tdt e la sagoma quattrocentesca della Torre del Marzocco, ecco un nuovo fabbricato: 2.100 metri quadrati su due piani, linee geometriche pulite, un po’ vetro in mezzo a parecchio bianco e tanto blu oltremare. Ma non è l’architettura a farla da padrone qui, è l’impiantistica: l’involucro bianco e blu avvolge un “cuore” fatto di tredici celle frigo a temperature variabili da più 4 a meno 20 gradi, 16 metri quadri ciascuna; altrettante “bocche di carico” suddivise fra le merci destinate al consumo umano e quelle no, tanti laboratori e una babele di corridoi e controcorridoi perché chiunque metta piede all’interno si accorge facilmente che i percorsi sono un labirinto. Non solo: servono anche delle “zone filtro” per passare fra dentro e fuori.
Colpa del fatto che i percorsi dei campioni da analizzare, del personale di facchinaggio e dei tecnici di laboratorio sono distinti fisicamente e non devono incrociarsi per evitare quella che chiamano la “cross contamination”. Stiamo o no verificando la merce per impedire che entri in circuito qualcosa che può essere nocivo? E allora bisogna procedere per compartimenti stagni.
C’è dell’altro, e lo enuncia l’ingegner Andrea Carli che ha seguito passo passo il progetto: «Abbiamo bassa tensione e media tensione, abbiamo un gruppo elettrogeno da 800 kilowatt che in caso di black out riesce a reggere gli impianti».

L’inaugurazione del polo dei controlli in Darsena Toscana: il commissario straordinario dell’Authority, Luciano Guerrieri, taglia il nastro

Le “bocche di carico” del polo controlli in Darsena Toscana: eccole viste dall’interno
Guerrieri: mi sono dimesso con decorrenza 14 giugno
Parla Luciano Guerrieri, commissario straordinario dell’Authority labronica ma dimissionario («io e i miei colleghi siamo stati invitati dal ministero a presentare le dimissioni per favorire un passaggio di consegne ordinato, io l’ho fatto con decorrenza dal 14 giugno così da dare tempo per la soluzione»). È forse l’ultima opera che “firma” dalla plancia di comando di Palazzo Rosciano, c’è una leggera commozione che vela le parole di Guerrieri mentre ringrazia tutti, proprio tutti (oltre alle imprese realizzatrici, si rivolge alla sua “squadra” in Authority: l’ingegner Carli e l’ingegner Capobianco che hanno lavorato qui, l’ingegner Baroni che segue tanti progetti e l’ingegner Pribaz che ha la guida del team, e giù giù fino a tutti i lavoratori, compreso un ragazzo disabile che è l’ultimo assunto»). Poi: «I nostri territori possono competere e far sì che la nostra gente sia felice anche in questo mondo ogni giorno più complicato». È quasi un “testamento” umano, e scatta un applauso irrituale che è un saluto.
Perché questo fabbricato è così importante? Perché forse nessun’altra struttura del Bel Paese è così aggiornata alle ultime normative europee. Costo complessivo attorno ai 15 milioni di euro: a lavorare alla parte progettuale sono stati lo studio Ingeco di Pisa (impiantistica) e lo Studio di Ingegneria delle Strutture (edilizia) mentre i lavori veri e propri sono stati eseguiti dall’azienda modenese Iti Impresa Generale spa.
Il progetto cambiato e ricambiato: già dai tempi di Gallanti
Forse è un po’ troppo ottimistica l’Authority labronica quando dice che il “Punto di controllo frontaliero” è stato edificato in due anni. Il tempo, l’avranno calcolato da quando è arrivato l’ultimo ok agli incartamenti: in realtà, la partenza del progetto risale all’era del presidente Giuliano Gallanti, diciamo 2014.
Era una sede che non raggiugeva la metà della metà dell’attuale edificio. Come al solito, in gran parte delle opere pubbliche la parte delle autorizzazioni è lunga il doppio (o anche di più) rispetto alla fase di costruzione vera e propria. Lo dicono tutti: sta lì il problema dei problemi, la fase delle autorizzazioni è sempre un calvario. Eppure, se ci pensiamo bene, è senza senso che sia molto più difficile “costruire” i documenti che costruire il cemento e gli impianti…
In questo caso i ritardi sono stati una “manna” perché hanno consentito di rivedere il progetto per adeguarlo a nuove regole e poi riadeguarlo e ri-riadeguarlo ancora. Alla fine è probabilmente la più moderna di queste tecno-strutture presenti in questo Paese: questo almeno è quel che si ascoltava passando in rassegna i vari ambienti insieme ai tecnici che dovranno utilizzarli.

Il nuovo polo controlli visto dal parcheggio interno
Ma finora come si faceva?
«Le attività finora stanno in situazione precaria in varie zone della mappa portuale livornese», dice Guerrieri: «Il “punto di controllo frontaliero” permette al porto di concentrare in un unico fabbricato tutti i controlli. Con questo intervento contribuiamo a rendere il porto più efficiente e più sicuro». È una questione anche di efficienza, sì: si limitano i tempi morti e le battute a vuoto fra un passaggio e l’altro in differenti luoghi.
Quali sono questi controlli? Ad esempio, il “posto di ispezione frontaliera”, che si occuperà dell’import di animali (così come di alimenti di origine animale o anche di prodotti di origine non animale e tuttavia destinati a diventare cibo per animali), che da Paesi extra-Unione europea siano in ingresso in Italia o la attraversino per dirigersi verso uno qualsiasi degli altri Stati europei.
Qui anche i “Punti Designati per l’Entrata”: questo è l’import di prodotti di interesse sanitario. Per dirne una: alimenti di origine non animale destinati al consumo umano e provenienti da Paesi extra-europei, e tali da richiedere un controllo sanitario da parte dell’Ufficio di Sanità Marittima Aerea Frontiera (Usmaf).
Terzo aspetto, i punti d’ingresso tenuti sotto i riflettori da parte del servizio fitosanitario regionale: si occupa di controlli sull’import di vegetali provenienti dai Paesi extra-Europa (e di attivare eventualmente misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali).
Non è finita qui. La rete delle verifiche del “punto di controllo frontaliero” comprende anche l’aiuto tecnico-operativo agli uffici doganali per contrastare il commercio clandestino di prodotti animali.
Al primo piano del nuovo edificio anche la direzione Tdt
Quanto al primo piano dell’edificio, è qui che avranno sede gli uffici dell’Agencontrol: si tratta dell’agenzia pubblica per i controlli e le azioni comunitarie che, per conto del ministero delle politiche agricole e dell’Agenzia Erogazioni Agricoltura, effettua controlli di qualità su prodotti ortofrutticoli freschi oltre che verifiche istruttorie, contabili e tecniche nell´agroalimentare, nei comparti interessati dagli aiuti comunitari.
Nello stesso fabbricato verrà ricollocata una parte degli uffici di Tdt, la società (ora del Gruppo Grimaldi) che ha in concessione il terminal contenitori della Darsena Toscana. Nel nuovo edificio troveranno posto gli uffici direzionali di Tdt. L’attuale sede perpendicolare alla linea di banchina, 200 metri più a nord, sarà in parte smantellata. Una parte però rimarrà: quella più legata all’operatività di piazzale.