Traffico caos al Brennero, restrizioni ai camion: si ribella l’autotrasporto
«Impatto enorme sull'economia, finora è stato sottovalutato»
BERGAMO. «Con le restrizioni sul Brennero viene messo in discussione il principio di libera concorrenza e di libera circolazione delle merci: l’Italia è l’unico Paese a subire realmente gli effetti del blocco dei flussi transfrontalieri lungo tutto l’arco alpino». È un problema rimasto finora ai margini del dibattito pubblico eppure ha un «enorme impatto economico e sistemico, finora largamente sottovalutata e oscurata dai media»: lo spinoso caso è saltato fuori a Bergamo nel corso del congresso nazionale della Federazione Autotrasportatori Italiani (Fai).
La questione è concreta e tangibile è il fatto che di frequente il “teatrino” del dibattito pubblico sembra una maionese impazzita mentre là fuori il mondo reale deve cavarsela in mezzo a mille difficoltà. Ad esempio, le autorità austriache stimano che un ponte fondamentale sull’asse del Brennero, a pochi chilometri dal confine con l’Italia, abbia guai strutturali talmente gravi da richiedere un intervento urgente. Impossibile chiuderlo senza far impazzire il traffico nel raggio di oltre cento chilometri, dunque è stata decisa la circolazione su una sola corsia per ciascun senso di marcia. Indispensabile magari, eppure anche una leva per giocare nel braccio di ferro che contrappone Austria e Italia, con il nostro Paese che ha chiamato in causa Bruxelles perché dirimesse la controversia. Non è tutto: lo stop alla circolazione di camion oltre le 7,5 tonnellate riguarda quasi tutta la domenica in giugno, anche il sabato in luglio e quasi l’intero weekend dall’inizio del pomeriggio del venerdì dal 25 luglio in poi. Senza contare che per i trasporti eccezionali i giorni di stop sono più di quelli permessi.
Resta il fatto che è effettivamente devastante l’impatto del traffico sulla direttrice che collega l’area padana dell’Italia (e il Nordest) con la Baviera passando per il Tirolo. Si pensi che ogni giorno transitano sull’autostrada del Brennero 38mila veicoli. Uno ogni due secondi e spiccioli. In un anno è un assedio di quasi 14 milioni di auto, furgoni, camion, tir e chissà cos’altro.

Questa tabella è stata elaborata da Eurac Research e pubblicata nel “monitoraggio del piano clima dell’Alto Adige”
I dati di Eurac Research, un pool di ricerca che ha alle spalle le istituzioni locali dell’intera area a cavallo fra Italia, Austria e Germania, segnalano che i livelli pre-Covid sono stati superati, eccome. Dice l’équipe di ricerca: «Il numero di veicoli pesanti che hanno attraversato il Brennero ha superato i 4,2 milioni per la prima volta nel 2022. Anche il numero di treni è leggermente aumentato, superando quota 20mila, il livello più alto dal 2012» (ma «ancora ben al di sotto delle cifre del 2011 e del 2010»: più di 24 mila nel primo caso e oltre 22mile nel secondo).
Di più: per l’istituto di ricerca «il numero di veicoli pesanti sulla tratta autostradale Vipiteno-Brennero è aumentato di circa un milione di camion negli ultimi 10 anni». Il numero di treni merci è no: è rimasto quel che era.
Ma guardando dentro l’identikit del traffico c’è anche qualche sorpresa. Ad esempio, l’utilizzo dell’autostrada del Brennero anche per spostamenti locali. I dati di Autostrade del Brennero dicono che nel 2023, ultimo dato reperibile, auto e furgoni leggeri sono stati il doppio (25.440) rispetto ai veicoli pesanti (13.187) in transito ogni giorno. A confronto con l’anno precedente, i camion sono addirittura in calo di qualche decina, le auto invece risultano quasi 1.300 in più. Ed è su questo che nel corso del tempo le categorie del trasporto su gomma hanno insistito per dire che il problema è altrove.
E’ vero ma a metà: su un arco di tempo un po’ più lungo, per esempio dieci anni, balza agli occhi che i mezzi pesanti sono aumentati del 38,4%, le auto del 28 e qualcosa.
C’è dell’altro. Sempre guardando dentro l’analisi di Eurac Research, ecco che sì, si individua che una parte del traffico ha un raggio locale e usa l’autostrada per passare da una valle all’altra ma nell’ultima dozzina di anni copre una percentuale del 19-21%. Semmai è il traffico di transito – cioè quello che nasce da fuori zona ed è destinato lontano – a esser in leggero aumento: dal 43-44% all’inizio dello scorso decennio fino al 46-47% dello standard attuale

Camion in colonna al Brennero
Conviene tornare a mettere l’orecchio al congresso dell’autotrasporto Fai: «Le conseguenze non colpiscono solo le imprese dell’autotrasporto, ma l’intera filiera della produzione e distribuzione delle merci italiane», è stato detto. Sulla possibilità per le merci italiane di varcare la barriera alpina hanno lanciato l’allarme esponenti come Sergio Piardi (vicepresidente Fai), Alessandro Fontanili (direttore Uniontrasporti) e Renato Imbruglia (segretario generale Conftrasporto). «È Bruxelles – affermano – a dover fornire una risposta politica chiara. Anche sui valichi alpini, l’Europa deve tornare a essere una sola».
I rappresentanti del settore autotrasporto annunciano una presa di posizione netta: «Serve una mobilitazione forte e condivisa di tutta l’economia italiana contro queste restrizioni. E vogliamo portarla direttamente a Bruxelles».