Dieci questioni sotto gli occhi del neo-commissario
Oltre la maxi-Darsena, una sfilza di problemi da affrontare

L’elaborazione grafica del passaggio di una portacontainer nel canale d’accesso
LIVORNO. Il neo-commissario dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Alto Tirreno, Davide Gariglio, arriverà «la prossima settimana» a Livorno, come ha annunciato tramite l’ufficio comunicazione di Palazzo Rosciano. Ovviamente dovrà occuparsi del progetto Darsena Europa. Ma non c’è solo quello: abbiamo provato a mettere giù dieci-questioni-dieci da affrontare al di fuori del caso maxi-Darsena. In realtà ce ne sarebbero molte di più, e sotto l’ombrello dell’istituzione portuale labronica non c’è solo Livorno: a Piombino si sta decidendo il futuro del polo siderurgico ed è ovvio che avrà una relazione con il nuovo porto, ma Piombino deve fare i conti anche con l’ipotesi che il trasferimento del rigassificatore, promesso dal governo sia un po’ meno certo del previsto. E c’è l’Elba: se pensiamo che pochi giorni fa Portoferraio ha ospitato un “conclave” dedicato allo sviluppo delle turismo da crociera…
Cominciamo dalle dieci-questioni-dieci riguardanti Livorno. Perlomeno: cominciamo da queste, perché non è ancora finita la frase ed ecco verrebbero in mente altri problemi.
1) MICROTUNNEL
Bisogna riuscire a portare a termine lo spostamento dei tubi Eni dalla sponda nord del canale d’accesso: questo consentirà di allargare la sezione di questa “bocca” d’ingresso così da limare un po’ la strozzatura che impedisce alle navi portacontainer oltre i 9 mila teu di fare tappa nel porto di Livorno. Quest’ampliamento della larghezza grossomodo ai piedi della Torre del Marzocco permetterebbe di anticipare qualcosa prima ancora di vedere la prima nave in Darsena Europa: il simbolo è la portacontainer Msc da 11mila teu il cui arrivo è già annunciato da anni ma senza data. Occorre evitare che resti ancora senza data.

L’interno del microtunnel realizzato nel sottosuolo del canale d’accesso del porto di Livorno
2) INTERPORTO DI GUASTICCE
L’ultimo nato all’interno dei 2,8 milioni di metri quadri dell’interporto è il “truck village”: per i camionisti rappresenta uno spazio dove sostare al sicuro, dove mangiare o passare la notte, farsi una doccia, svagarsi un po’. Soprattutto: attendere il momento giusto per dirigersi in porto. Sincronizzando ingressi in porto e “truck village” si potrebbero evitare le code infinite a bordo strada. Un sogno? In effetti, le proteste dei camionisti per l’ingolfamento dei terminal lasciano sperare poco.
Ma l’interporto è anche una nuova potenzialità di sviluppo, e se ne parliamo qui in casa dell’Authority è perché Palazzo Rosciano ha con il 30% il controllo della società interportuale (in tandem con Regione e istituzioni locali): praticamente esauriti tutti gli spazi disponibili. E allora? Un’idea c’è: ampliare gli spazi dell’interporto. Ma con un “ma”: c’è la “concorrenza” di chi vorrebbe destinare i terreni a impianti fotovoltaici e in tal caso l’iter autorizzativo viene semplificato e avocato a sé dal ministero. Sarebbe un paradosso: la spinta di mercato c’è ma rischia di sminuzzarsi in una babele di microzone logistiche.

Uno degli ingressi dell’interporto di Guasticce in una veduta dall’alto
3) PORTE VINCIANE
Nella Darsena Toscana sbocca, grossomodo secondo l’antico percorso cinquecentesco lil Canale dei Navicelli che, congiungendo l’Arno a Livorno, doveva servire a mettere in comunicazione la capitale medicea con il porto di Livorno. Il Canale deve incrociare lo Scolmatore (che ha salvato Pisa dall’alluvione pochi mesi fa) e, ridotto a sottile budello largo 29 metri, finisce in Darsena Toscana: in 242 metri si contano quattro ponti giranti o levatoi. Una babele costata l’iradiddio: l’ultimo appalto, quello della linea ferroviaria, ha raddoppiato i costi per riuscire ad avere un ponte mobile sul quale potesse transitare il treno. Diciamo che se la Darsena Europa si concretizzerà, difficilmente potrà continuare l’andazzo attuale: con il ponte che blocca tutto se sotto deve passare qualcuno. Facile la risposta: non facciamolo passare. Bisogna capire però che sul Canale dei Navicelli e nella Darsena Pisana si sono insediate industrie, soprattutto cantieri navali, che hanno bisogno di uscire in mare. La risposta ci sarebbe: i natanti pisani possono uscire in mare dalla foce dello Scolmatore, ma a patto che si abbatta l’attuale ponte del Calambrone. E allora come si raggiunge Tirrenia? Con un nuovo ponte sullo Scolmatore ma arretrandolo di un paio di chilometri. L’idea c’è da tempo: anche perché, ogni volta che si aprono le porte vinciane per far passare qualcosa, entra in Darsena Toscana anche melma che vanifica i dragaggi riducendo i fondali.

La babele dei ponti sul Canale dei Navicelli fra Scolmatore e Darsena Toscana
4) STAZIONE MARITTIMA
È dal luglio di sette anni fa che la privatizzazione della Porto 2000, la società di Authority e Camera di Commercio che praticamente per quasi un quarto di secolo ha gestito il porto passeggeri: finché gli organi vigilanti, dopo una serie di buffetti e bonari rimproveri, si stufarono e ingiunsero a Palazzo Rosciano di mollare il controllo di Porto 2000 se non si volevano guai giudiziari.
In realtà, poi proprio i colpi di coda di questa storia hanno dato da lavorare a battaglioni di avvocati: finché, di rinterzo in rinterzo, non è arrivata l’inchiesta-uragano che ha portato alla provvisoria decapitazione dell’Authority. Con il doppio paradosso: il processo ha visto le accuse finire nel nulla, l’interdizione preventiva a ricoprire cariche pubbliche è stata dimezzata dalla Cassazione ma per i ritardi degli ingranaggi della giustizia è durata come inizialmente previsto.
Non si rievocherà qui un contenzioso infinito, non basterebbero cinquanta post. Resta il fatto che nel marzo scorso il presidente dell’Authority Luciano Guerrieri è riuscito con la collaborazione della dirigente Roberta Macii e rimettere i tuorli dentro le uova della frittata: intesa raggiunta ma ora c’è da darne attuazione, a cominciare dal taglia e cuci che l’ente portuale dovrà fare fra resecazioni e riempimenti fra Calata Carrara, Bacino Firenze, Alto Fondale e dintorni, prima che i privati realizzino quel che hanno promesso. Stiamo parlando di qualcosa di rilevanti anche solo per le dimensioni: «un’area complessiva di 216.352 metri quadrati» regolando anche «l’utilizzo delle superfici demaniali marittime di 21,5 milioni di metri quadrati».
5) LA DIRETTISSIMA FS PER FIRENZE
Dopo esserselo sentiti magnificare cento volte a discorsi, alla fine dovrebbe fra un po’ esser pronto lo “scavalco” che, con una linea di binari, mette in comunicazione diretta le banchine del porto e i capannoni dell’interporto senza subire gli intoppi dell’incrocio con il flusso nord-sud sulla direttrice tirrenica. Ma questa è solo la prima parte, e il neo-commissario Davide Gariglio sembra esserne consapevole visto che nell’audizione a Montecitorio l’ha detto papale papale: «La Darsena Europa senza adeguate ferrovie è monca».
Giusto, e in effetti il sogno di avere una ferrovia finalmente adeguata la comunità marittimo-portuale livornese aveva pensato di poterlo realizzare quando, nell’ultima fase della legislatura precedente, erano stati destinati 300 milioni di euro. Obiettivo: creare il complesso dei raccordi ferroviari che, imperniato attorno all’interporto di Guasticce e alla vecchia linea Collesalvetti-Vada e prevedendo il bypass per saltare la stazione di Pisa Centrale, consentisse di connettere efficacemente il porto di Livorno con la dorsale dell’ “alta velocità delle merci” all’altezza di Firenze. Bingo, soprattutto sfruttando il fatto che la risagomatura Pc80 delle gallerie appenniniche fino a Bologna può permettere a Livorno di far arrivare bene i propri treni verso il Nord, e anche oltre Brennero. Da non dimenticare la sottolineatura che faceva Gian Enzo Duci, prof e ex numero uno degli agenti marittimi: Livorno è geograficamente nella migliore posizione per avere accesso all’Europa con una pluralità di direttrici (Loetschberg Gottardo, Monteceneri, Brennero) e dunque, anche in caso di black out grave di una linea internazionale, ha l’alternativa pronta.
6) PORTO TURISTICO
All’interno del Porto Mediceo è prevista la nascita di un marina da 800 posti barca in virtù di una concessione e a un progetto in mano al costruttore di superyacht Azimut Benetti in tandem con D-Marine, società greca che si occupa di decine di porti turistici chic nella metà orientale del Mediterraneo (ed è controllata dal fondo di private equity Cvc Capital Partners, un gigante finanziario anglosassone che gestisce un patrimonio di 232 miliardi di dollari). Da non dimenticare: intanto è stato spazzato via il circolo Orlando che dalla fine del Cantiere in forma di coop era diventato un punto di riferimento per tanti livornesi.
7) FORTEZZA VECCHIA
La mettiamo in questa lista perché esiste un bel progetto di Porto Immobiliare, la parte del patrimonio di “mattoni” dell’ex Porto 2000 e ancora in pugno a Authority (72%) e Camera di Commercio (28%). Forse l’idea di “rimettere in acqua” l’antico fortilizio mediceo resterà un sogno, nessuno vuol prendersi il rischio che, togliendo quell’orrendo piazzalone di cemento lato varco, si possa causare un cedimento statico (lo schianto nel bastione per l’esplosione di una polveriera è un monito…). Però giace da tempo un progetto che prevede di abbassare il cemento di non molto sotto il pelo dell’acqua, un po’ come il “Miroir d’eau” davanti al Palais de la Bourse a Bordeaux. Ma soprattutto di rendere quell’angolo una magnifica prospettiva con una piazza-scalinata digradante verso il canale. Chi ha visto i rendering degli architetti sa bene quale salto in avanti nella qualità paesaggistica si avrebbe…
8) TORRE DEI PILOTI
Nell’identikit futuro di Alto Fondale e dintorni c’è anche un progetto per realizzare una torre dei piloti che farebbe da polo dei servizi tecnico-nautici, compresi dunque rimorchiatori e ormeggiatori. Resta un rebus irrisolto: che ne sarà invece della Torre dell’Avvisatore? È un fabbricato metallico che svetta azzurro su piloni d’acciaio alla cosiddetta Punta dei Piloti, praticamente con il basamento ricavato dentro il seicentesco Forte della Bocca: un gioiello straordinario che neanche i livornesi conoscono perché inaccessibile.

La Torre del Marzocco vista dall’alto
9) TORRE DEL MARZOCCO
Girano immagini in cui gru, container e piloni del porto ingabbiano la quattrocentesca Torre del Marzocco, firmata probabilmente da Lorenzo Ghiberti (anche se c’è chi ipotizza Leon Battista Alberti o addirittura Filippo Brunelleschi). Non è così ma questa magnifica architettura è davvero nel bel mezzo della zona più trafficata del porto: giusto all’ingresso della Darsena Toscana, a 209 metri dallo spigolo del nuovo “polo di controlli frontalieri”. Successivamente all’allargamento del canale d’accesso, dovrebbe arrivare qui la matita degli architetti dell’Authority: è previsto di rimettere la torre in acqua, con un minuscolo bacino per le gite turistiche. Ora è di fatto inaccessibile perché al di là del varco doganale del terminal Tdt.
10) SILOS
È stato per lunghissimo tempo un pachiderma addormentato: nient’altro che una gigantesca montagna di degrado a un passo da traghetti e crociere, il peggior biglietto da visita. È stato reso meno impresentabile ma resta l’incognita su cosa farne: probabile che il destino si divida a metà, salvando la parte storica che è un tesoro di archeologia industriale e condannando alla demolizione la metà che è stata aggiunta successivamente. Si tratta comunque di volumetrie enormi, oltretutto all’interno della cinta portuale: perciò, a meno che non si riesca a metterle fuori dal perimetro, è uno spazio destinato ai passeggeri. Rimane il fatto che potrebbe essere qualcosa di ben diverso: se n’era interessato anche lo staff dello studio di Renzo Piano, poi la cosa è rimasta lì.
Mauro Zucchelli