Venezia, al debutto il vaporetto “verde” con motore ibrido
I lavori di Fpt Industrial (Iveco) con Vulkan Italia e Bimotor per Actv
VENEZIA. Il MotoBattello 3 segna una svolta nella storia del trasporto in vaporetto a Venezia: è il debutto della propulsione ibrida, dopo la presentazione al Salone Nautico di Venezia proseguirà nelle prossime settimane l’esercizio sperimentale per Actv, l’azienda che gestisce operativamente il trasporto pubblico per conto della società Avm. La riqualificazione tecnologica del primo vaporetto veneziano è per opera di Fpt Industrial, marchio di Iveco Group dedicato alla progettazione, produzione e vendita di sistemi di propulsione a basso impatto ambientale, insieme al suo distributore autorizzato Bimotor e a Vulkan Italia.
A darne notizia è Fpt Industrial, azienda che molto ha scommesso su «una mobilità a zero emissioni nette di carbonio, con trasmissioni elettriche, pacchi batteria e sistemi di gestione delle batterie». Nel progetto dedicato al MotoBattello 3 vede l’ «esempio concreto di riconversione della mobilità nautica e di un nuovo modo di concepire la navigazione verso soluzioni più sostenibili e a sempre minor impatto ambientale»: in questo caso, il sistema ha unito la propulsione ibrida progettata e realizzata dal team Vulkan Hybrid and Electric Solutions con i motori Fpt Industrial.
Il nuovo sistema propulsivo del MotoBattello 3 – viene messo in evidenza – farà da progetto-pilota nell’ambito del piano di ammodernamento della flotta lagunare di Actv, e questo aprirà «un nuovo capitolo della navigazione nelle acque di Venezia, elemento cardine del dna della città». Da Fpt Industrial aggiungono: «Stiamo parlando di un progetto pioneristico per immaginare un futuro del settore che passi dall’ammodernamento della flotta esistente riducendo drasticamente le emissioni».
I lavori hanno rivoluzionato il cuore propulsivo che muove il MotoBattello 3 Serie 80 Canal Grande: la motorizzazione diesel originale – viene spiegato dal quartier generale dell’azienda del gruppo Iveco – è stata sostituita da un sistema ibrido seriale, composto da un motore Fpt Industrial N67 450 N ausiliario a giri variabili accoppiato a un generatore a giri variabili integrato con un pacco batterie con otto moduli Lfp. L’energia prodotta alimenta un motore elettrico da 147 kW, responsabile della propulsione e dei carichi ausiliari di bordo. Il motore N67 rispetta le normative (Stage V) e non c’è la necessità di installare un sistema di trattamento gas di scarico.
L’effetto in termini di riduzione degli inquinanti? L’hanno misurato e certificato con le prove a banco, realizzate da Vulkan Italia e verificato dai tecnici Actv: meno 32% il monossido di carbonio, meno 26% gli ossidi di azoto, meno 31% il particolato, meno 7% gli idrocarburi incombusti. Al tirar delle somme, secondo quanto viene riferito la riduzione delle emissioni totali è pari al 28%.
L’azienda segnala che i motori Nef «compongono la più estesa famiglia di prodotti del marchio per il segmento, disponibili sia in versione meccanica sia in versione elettronica per applicazioni diportistiche e professionali, rispettivamente con range da 74 kW a 419 kW e da 63 kW fino a 390 kW». All’interno dello stabilimento Industrial & Marine di Torino, i motori vengono “marinizzati” con un approccio “sartoriale” in grado di rispondere alle esigenze delle diverse applicazioni.
In particolare, – viene messo l’accento su quest’aspetto – il motore N67 garantisce «affidabilità e prestazioni, caratteristiche necessarie durante utilizzi continuativi come quelli previsti dal trasporto pubblico». Fpt insiste a ribadire che gli avanzati sistemi di diagnostica e le basse necessità di manutenzione (con sostituzione olio e filtro fino a 600 ore) permettono di «minimizzare i tempi di fermo e i costi».
Andrea Arcuraci (Fpt Industrial) sostiene che questo progetto rappresenta perfettamente come «i nostri motori possano svolgere un ruolo di primo piano nella riqualificazione tecnologica di un’ampia gamma di applicazioni on-road, off-road, nel segmento marino e in quello della power generation». Non solo: è possibile «dare nuova vita a mezzi storici come quelli della flotta della Città di Venezia», il futuro della mobilità passa «anche attraverso l’ammodernamento delle flotte esistenti».