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CONFINDUSTRIA

Controtendenza: Anie più 2,2%, il resto della manifattura giù di 4 punti

Il settore elettronico-elettrotecnico alla base di oltre metà del Pil italiano

Industria amarcord: l’interno di una fabbrica negli anni ’40-50

ROMA. Nell’era della doppia transizione ecologica e digitale, il Bel Paese può contare su una filiera strategica: l’industria delle tecnologie elettrotecniche ed elettroniche, un’infrastruttura “trasversale” che è essenziale per modernizzare un poker di settori chiave a livello nazionale (energia, costruzioni, industria e infrastrutture) che alimentano «filiere dal valore superiore a 1.100 miliardi di euro, oltre il 56% del Pil made in Italy. Celebra adesso i propri «80 anni di storia, innovazione e sviluppo».

È il sistema di imprese rappresentato da Anie, l’associazione imprenditoriale della galassia di Confindustria che, contando su 1.100 aziende associate e circa 500mila addetti, si rappresenta come «il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani», con un «fatturato aggregato di 103 miliardi di euro e 29 miliardi di export per le tecnologie elettrotecniche ed elettroniche nel 2024».

Manifattura in calo, elettronica e elettrotecnica no: crescono

Benché il contesto economico sia a livello globale alquanto incerto, due anni fa il fatturato aggregato del sistema Anie ha superato per la prima volta la soglia simbolica dei cento miliardi di euro. E nel 2024, nonostante tutti i problemi di contesto, i settori rappresentati da Anie Confindustria – viene fatto rilevare – hanno confermato la propria resilienza: si è registrata «una crescita della produzione industriale per la componente tecnologica del più 2,2%, che è in controtendenza rispetto alla media manifatturiera italiana (meno 3,7%)».

L’ottantesimo “compleanno” è stato celebrato a Roma, nell’Auditorium della Tecnica di Confindustria con l’evento “Da 80 anni Anie conduce Oltre”: in tale sede è stato presentato lo studio dal quale sono state tratte le cifre già citate. Titolo: “Verso una nuova competitività industriale europea: Il ruolo strategico dell’elettrotecnica e dell’elettronica”. L’hanno realizzato The European House Ambrosetti e Anie, con il contributo del Research Department di Intesa Sanpaolo: la bussola è il “Competitiveness Compass”, strumento strategico adottato dalla Commissione Europea nel febbraio scorso in linea con il Rapporto Draghi sul futuro della competitività europea: l’uno e l’altro richiamano – si avverte – «l’urgenza di superare una visione meramente regolatoria per adottare un’agenda industriale proattiva, capace di coniugare sostenibilità, innovazione tecnologica e autonomia strategica».

Lo studio grafico per una delle evoluzioni storiche del marchio di Anie, l’organizzazione di categoria che in Confindustria si occupa di industrie elettroniche ed elettrotecniche

L’équipe di Intesa Sanpaolo ha messo a confronto un campione di 738 imprese del perimetro Anie e un campione di controllo composto da imprese rappresentanti sia manifattura che servizi. È emerso che il fatturato a prezzi correnti ha registrato «un’evoluzione nettamente positiva negli ultimi anni, in un contesto di grande spinta verso la doppia transizione: tra il 2019 e il 2023 l’incremento è stato prossimo al 40%, contro una crescita intorno al 25% del totale del sistema economico di riferimento. Non è tutto: dai numeri balza agli occhi anche «una forte solidità strutturale delle imprese: Ebitda margin al 10% e produttività del lavoro pari a 91.400 euro per addetto (contro i 58.800 della media nazionale). Dietro questi risultati c’è l’attenzione alle leve strategiche chiave: innovazione (il 33,8% delle imprese analizzate ha depositato brevetti), sostenibilità (40% di imprese certificate) ed export.

Made in Italy tech al sesto posto a livello globale

Relativamente a quest’ultimo aspetto, vale la pena di segnalare che l’Italia si posiziona «al 6° posto a livello globale per quota di mercato nel settore elettrotecnico, con punte di eccellenza e specializzazione in nicchie tecnologiche ad alto valore aggiunto». È una indicazione da declinare anche al futuro: le proiezioni al 2030 indicano «una crescita ancora dinamica e superiore alla media del manifatturiero».

C’è una «crescente attenzione verso l’efficientamento energetico, l’elettrificazione, l’automazione, la mobilità sostenibile e la digitalizzazione» che genera «una domanda in continua espansione»: l’ecosistema Anie – afferma Gregorio De Felice, capo economista e responsabile del dipartimento ricerca di Intesa Sanpaolo – ha saputo «agganciare questa domanda con un’offerta tecnologicamente avanzata, in un contesto di crescente competizione internazionale». I prossimi anni? Ci sarà da fare i conti con «uno scenario macroeconomico mondiale fortemente incerto e un quadro normativo europeo e nazionale in continua evoluzione»: comunque, a giudizio di De Felice,  le imprese dell’elettrotecnica e dell’elettronica potranno «cogliere nuovi spunti di crescita grazie agli investimenti attivati dalla doppia transizione, soprattutto se continueranno a rafforzare l’innovazione, la sostenibilità e la presenza sui mercati globali che hanno costruito in questi anni». Tradotto: continuate così.

Gregorio De Felice, capo economista e responsabile del dipartimento ricerca di Intesa San Paolo

Nel dossier presentato in occasione dell’evento delle 80 candeline di Anie Confindustria si individuano tre leve fondamentali:

  • Capitale umano: per superare il mancato incrocio tra domanda e offerta di competenze tecnologiche e rafforzare la formazione tecnica;
  • Innovazione e ricerca & sviluppo (R&S): per consolidare la leadership europea in aree chiave «come l’elettronica avanzata, l’efficienza energetica, la mobilità elettrica e le reti intelligenti»;
  • Resilienza della catena logistica: per ridurre le dipendenze da fornitori extraeuropei e affrontare le vulnerabilità geopolitiche e logistiche.
Occhio al problema degli studi tecnico-scientifici

Lo studio analizza uno per uno questi tre fronti. Ad esempio, dito puntato contro «la carenza di competenze tecniche e specializzate»: viene vista come «uno dei principali ostacoli all’attuazione delle transizioni sostenibile e digitale». Si pensi a una serie di dati: 1) più del 50% delle imprese Anie  segnala «gravi difficoltà nel reperire competenze adeguate»; 2) a malapena il 49% della popolazione italiana possiede competenze digitali di base; 3) il numero di laureati “Stem” (cioè nelle materie tecnico-scientifiche) è «inferiore alla media europea». C’è carenza di talenti e c’è declino demografico: l’analisi presentata da Anie chiede «un ripensamento profondo delle politiche formative», da un lato con il rafforzamento degli Its (post-diploma) e dall’altro promuovendo nella forza lavoro il miglioramento e l’aggiornamento delle abilità. Colpa di questo disallineamento che si traduce nel mancato reperimento di competenze sono sotto gli occhi: il 70% delle imprese Anie ha registrato «rallentamenti nei progetti» mentre il 29% ha subito «perdite di opportunità di mercato».

Capitolo innovazione: benché sia da tutti considerato «un volano essenziale per la crescita delle filiere industriali dell’elettrotecnica e dell’elettronica», sul fronte della ricerca & sviluppo l’Italia investe «soltanto l’1,3% del Pil» e questo – viene sottolineato – la colloca «al di sotto della media dell’Unione europea e dei principali competitori internazionali. Il settore elettrotecnico ed elettronico rappresentato da Anie si distingue, all’interno del panorama manifatturiero italiano, per la sua «elevata propensione all’innovazione»: gli investimenti in ricerca & sviluppo sono il triplo, cioè «ammontano al 4% del fatturato». Prospettive? Lo studio indica l’esigenza di «costruire un ecosistema nazionale dell’innovazione industriale». E segnala alcuni pilastri: partenariati stabili tra imprese e centri di ricerca; incentivi automatici alla spesa in ricerca & sviluppo; programmi strutturati di trasferimento tecnologico.

Sul fronte delle catene globali del valore, non c’è bisogno di richiamare l’effetto choc di crisi energetica, tensioni geopolitiche e black out logistici: la fragilità delle “catene” è evidente,  a maggior ragione per un settore «particolarmente esposto a rischi legati all’approvvigionamento di componenti critici e materie prime strategiche». La conferma arriva da quanto riferiscono gli associati di Anie sulle difficoltà negli ultimi anni: oltre il 55% ha avuto «difficoltà nel reperire materie prime non energetiche», più del 58% ha riscontrato «problemi di approvvigionamento di componentistica». Il comandamento numero uno: costruire una catena di approvvigionamento «più robusta, localizzata e diversificata è oggi una priorità per ridurre le dipendenze e garantire la continuità produttiva». Vedi alla voce: “near-shoring”, “re-shoring”, “friend-shoring” o qualunque altro “shoring” vogliate inventarvi, pur di accorciare tempi e distanze ma soprattutto diminuire vulnerabilità.

A questo punto occorre mettere in rilievo cosa viene indicato come prerequisiti trasversali ritenuti determinanti per il successo delle politiche settoriali:

  • semplificazione normativa;
  • miglioramento dell’accesso al credito (soprattutto per le piccole e medie imprese);
  • stimolo alla domanda interna.

Filippo Girardi, presidente di Anie Confindustria

Girardi: indispensabile un “Industria 6.0”

«L’industria elettrotecnica ed elettronica italiana è un pilastro della competitività industriale nazionale ed europea. In una Europa che deve accelerare sulla doppia transizione, le tecnologie di Anie rappresentano un fattore abilitante essenziale», afferma Filippo Girardi, presidente di Anie Confindustria. «Chiediamo con forza – aggiunge – che il nostro settore venga riconosciuto come strategico in modo pieno, strutturale e stabile, all’interno delle politiche industriali, fiscali e di innovazione». Cosa serve per sostenere la crescita? Girardi indica: 1) la riduzione strutturale del cuneo fiscale; 2) un Piano Nazionale Industria 6.0, che accompagni le imprese nella transizione digitale, verde e produttiva; 3) bandi «semplici, chiari e rapidi per favorire l’accesso agli incentivi»; 4) una cabina di regia pubblico-privata per una governance efficace; 5) un “Piano Casa” per la manifattura, per rendere i territori produttivi attrattivi anche dal punto di vista sociale» Con un’ultima sottolineatura: «Chiediamo un contesto che valorizzi chi innova, investe e crea lavoro nel Paese».

La «spina dorsale del futuro produttivo europeo»: così Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House Ambrosetti, descrive le tecnologie dell’elettrotecnica e dell’elettronica: «Lo studio realizzato con Anie Confindustria – ribadisce – dimostra come queste soluzioni, pervasive e trasversali, rappresentino un potente moltiplicatore di produttività, sostenibilità e resilienza nei settori strategici del sistema economico nazionale. Il settore ha tutte le carte in regola per guidare una nuova stagione di crescita intelligente e sostenibile. Oltre a rappresentare un pilastro essenziale per la decarbonizzazione e il raggiungimento degli obiettivi climatici europei al 2030, le tecnologie dell’elettrotecnica e dell’elettronica abilitano quattro settori chiave per il futuro del Paese (energia, industria, costruzioni e infrastrutture) che nel 2023 hanno generato complessivamente 40,3 miliardi di investimenti, pari al 30% del totale degli investimenti privati in Italia». E questo – conclude – conferma «il ruolo strutturale dell’elettrotecnica e dell’elettronica nella trasformazione del sistema produttivo italiano».

Pubblicato il
20 Giugno 2025

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