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CENTRO STUDI CCIAA

Sorpresa: anche a Livorno si allunga la vita media delle imprese

Ma si rattrappisce l'arcipelago delle aziende storiche

Un grafico preso dal dossier del centro studi della Canera di Commercio della Maremma e del Tirreno: in verde scuro il dato del 2014 , in verde più chiaro quello relativo al 2024

LIVORNO. I dossier degli artigiani Cna sulla pressione fiscale reale addosso alle piccole imprese raccontavano che fino a ferragosto, talvolta un po’ prima talatra un po’ dopo, ciascuna microditta lavora per pagare tasse, imposte e balzelli. Poi finalmente, nel bel mezzo d’agosto arriva il giorno a partire dal quale si lavora per sé e per portare a casa il proprio reddito. Fatto sta che i piccoli imprenditori devono avere una certa qual capacità di resistenza se in realtà, forse a sorpresa, nell’ultimo report del centro studi della Camera di Commercio delle province di Livorno e di Grosseto – prezioso come al solito – si rileva che sta aumentando la durata media della vita delle imprese.

Dipende dal fatto che il lavoro dipendente non sembra offrire sbocchi o quantomeno li offre in forma di lavoricchi precari e sottopagati? Dipende dal fatto che gli imprenditori hanno man mano acquisito un mestiere e anche chi si è ritrovato a mettersi in proprio poi è riuscito a far funzionare gli ingranaggi? Dipende dal fatto che, contrariamente alle attese, cala la quota di quanti si tuffano nell’avventura di mettere in piedi una ditta semplicemente bruciando la liquidazione del babbo o i risparmi della nonna? Dipende dal fatto che, come certifica l’Ufficio parlamentare di bilancio in un suo rapporto dell’estate 2024, indica che sta aumentando in modo rilevante la percentuale di imprese in utile e la “produzione” di profitti?

Stiamo parlando di vita media: dunque, quella medietà è il parallelogramma delle forze contrastanti che agitano la panciona della nostra società. C’è un po’ di tutto e senz’altro perfino di più. Ma i numeri hanno la testa dura e l’analisi dell’équipe dell’ente camerale lo mostra. È da lì che dobbiamo partire, magari per ipotizzare poi che quelle cifre possano avere i piedi d’argilla: ma quelle sono.

Anche questo grafico è ricavato dall’indagine del centro studi Cciaa: analizza la durata media della vita delle imprese a seconda dei settori di attività

Intanto, l’anzianità di iscrizione all’ “anagrafe” della Camera di Commercio: benché le aziende attive in provincia di Livorno alla fine del dicembre scorso siano 27.827, quelle con una lunga storia alle spalle sono un grappolo e niente più. In numeri: 18 sono iscritte prima del 1950, 32 nel decennio successivo, 128 hanno dato i primi vagiti negli anni sessanta, poco più di mezzo migliaio negli anni settanta. Totale: sono in tutto 683 le ditte che hanno più di 45 anni, non si arriva al 2,5%. Dall’inizio del nuovo secolo in poi: 21.644, cioè più di tre su quattro (76,6%) hanno meno di 25 anni. Soprattutto appartengono allo scorso decennio (33,6%) ma teniamo presente che negli ultimi quattro anni è nata poco meno di una impresa su quattro fra quelle esistenti (22,3%).

Dunque, si allunga la vita media ma non sembra più il tempo delle aziende da tramandare di padre in figlio e di nonna in nipote magari fino alla quarta o quinta generazione. A cavallo fra 2023 e 2024 sono sparite dalla scena un po’ di ditte storiche: ad esempio, quelle iscritte dagli anni ’60 sono 128 ed erano 145 appena due anni prima, le aziende nate negli anni ’50 ora sono 32 e a fine 2022 risultavano 35. Ma quelle ancor più vecchie, con una età aziendale fra 75 e cent’anni, sono precipitate: 42 due anni fa, 18 adesso.

Cambiano le tipologie di merce, cambia soprattutto l’articolazione della rete commerciale un tempo contrassegnata dalla bottega di famiglia e ora dominata dalle grandi catene. Ma, sulla scia di una inchiesta che Il Tirreno aveva condotto sulla base dell’andamento delle vendite al dettaglio e sul caso unico di Livorno capofila delle città in deflazione, non è escluso che si sia ristretta la “torta” degli acquisti: in quell’indagine condotta per il quotidiano livornese si stimava che fosse sparito in pochi anni un buon 30% della “torta”, e non c’era da mettere nel conto un tale livello di concorrenza del commercio online ai livelli di adessi. Senza farsi venire la lacrimuccia per il rimpianto del bel tempo che fu, si tratta comunque di ricchezza che viene “estratta” dalla capacitò di spesa delle famiglie e prende la strada per andarsene altrove.

La sede livornese della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno

Al tempo stesso, il prolungamento della vita media di tante ditte medie ha a che fare con la caparbia resistenza di chi ha fatto la scelta di mettersi in proprio o comunque si è ritrovato a farlo. Come se fosse qualcosa di legato alla contingenza di questo o quel prodotto che emerge. Insomma, una scelta individuale che può esser revocata in ogni momento, magari perché si vince un concorso nel pubblico impiego o capita l’occasione di farsi assumere da un privato: potremmo immaginare che sia da leggere come una scelta che riguarda il singolo e le sue aspettative, anziché quelle di una dinastia o del “buon nome” di una famiglia.

Nel precedente studio dell’ente camerale, gli occhi erano puntati soprattutto sul 2022: come aveva reagito il tessuto imprenditoriale sia al Covid che al post-pandemia? C’era da mettere nel conto che il virus aveva stremato i consumi ma alla fin fine, navigando anche parecchio a vista senza sapere cosa sarebbe accaduto l’indomani, intanto si teneva aperto per riuscire a ottenere comunque i contributi di sostegno. È nel post-Covid che è arrivato il Grande Freddo. Adesso siamo in presenza di una sorta di rimbalzo? Una volta uscite di scena le imprese più in affanno, ecco che (forse) le altre resistono più a lungo: lo vedremo.

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
30 Giugno 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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