Sos delle imprese: così si ingabbia lo sviluppo del porto di Livorno
L’allarme dei terminalisti: vincoli paesaggistici e espansione massima del 10%

Robrto Alberti, presidente della sezione terminal portuali di Confindustria Toscana Centro e Costa
LIVORNO. Finora nel porto di Livorno vigeva una deroga per cui nel perimetro dell’area portuale si potevano ampliare o sopraelevare fabbricati secondo quanto previsto ovviamente dal piano regolatore generale, adesso non sarà più così: l’intera zona portuale ricadrà sotto l’ombrello della tutela paesaggistica. Sarà necessario ottenere il via libera della Soprintendenza, con una tappa supplementare nell’iter autorizzativo (120 giorni di tempo base ma allungabile a suon di richieste di chiarimenti e approfondimenti).
Non solo: qualsiasi incremento di dimensioni non potrà superare il 10%. Lo prevede aalla metà del decennio scorso la Regione Toscana con il proprio “Piano di indirizzo territoriale”. Conoscendo bene la frenesia cementificatoria diffusa ovunque ma in particolare in vicinanza della battigia, là dove il turismo crea più business, il legislatore regionale aveva piantato un paletto che fissa nel 10% l’espansione massima autorizzabile. Con un effetto paradossale: poco importa se, anziché fra chiese seicentesche, canali medicei, quartieri storici e torri rinascimentali, siamo in uno spazio industriale contrassegnato da gru e capannoni, piazzali e fasci di binari, magazzini e accosti, centrali elettriche e in futuro forse pale eoliche.
A far scattare questa nuova disciplina è il fatto che finora, all’interno di una situazione che gli stessi diretti interessati definiscono «estremamente complessa e stratificata», vigeva la deroga. Oggi lunedì 28 luglio il consiglio comunale di Livorno ha approvato il “piano operativo comunale” (in sigla “Poc”), la strumentazione che dal punto di vista urbanistico mette a punto il sistema delle norme che guidano il “mattone”. Il “Poc” porta con sé il riallineamento con lo stop alla deroga, e dunque l’inserimento sotto l’ombrello della tutela paesaggistica costiera più il limite del 10%.
La comunità dell’imprenditoria marittimo-portuale non ha mancato di mandare segnali di preoccupazione: l’ha fatto con l’uscita pubblica sulle pagine del quotidiano livornese “Il Tirreno” da parte di Roberto Alberti, numero uno della sezione terminalisti portuali di Confindustria Toscana Centro e Costa, che ha riunito gli associati e in seguito ha illustrato al sindaco Luca Salvetti le preoccupazioni della categoria per l’impatto che la nuova situazione potrà avere.

Porto di Livorno: la Darsena 1, il cuore delle “autostrade del mare”; sullo sfondo, a sinistra, la Darsena Toscana
Alberti non ci gira intorno: la deroga attuale non significa il Far West, stiamo parlando di aree sotto la regia autorizzativa da parte di enti pubblici come le autorità tanto portuale che marittima. «La nuova normativa imporrà l’applicazione di vincoli regionali, che andranno a limitare le possibilità di sviluppo portuali, anche nelle aree ricomprese nella zona logistica semplificata. Confindustria ovviamente condivide la tutela delle ricchezze paesaggistiche della costa che non sono in contrasto con la deroga fino ad oggi prevista per le aree portuali», dice Alberti al giornale labronico.
L’esponente confindustriale mette al bando ogni volontà polemica: «Noi imprese segnaliamo un problema serio: così come ho visto che tutti i vari soggetti interessati ne sono ben consapevoli, anch’io per parte mia ho compreso la rilevanza del “piano operativo comunale”». Come dire: nessun gioco di sponda per affondare il “Poc”, ma l’esigenza di risolvere un impasse reale e concreto. Tant’è che i terminalisti portuali, nel momento in cui hanno sottolineato davanti alle istituzioni l’esistenza del problema, hanno proposto – è Alberti a ribadirlo – una collaborazione costruttiva con un suggerimento di modifica al “Piano di indirizzo territoriale” della Regione Toscana di dieci anni fa in modo tale da superare l’impasse.
Il paradosso? Tanto con l’uscita di larga parte del porto livornese dalla cappa della normativa nazionale dei siti di bonifica (così da passarla sotto la Regione Toscana) quanto con le procedure accelerate della “Zls” si punta alla semplificazione delle procedure per dare più sprint agli investimenti nella logistica marittimo-portuale, ed ecco che si sbandiera il mito-cult dello “sportello unico” (che dovrebbe raggruppare tutti i processi autorizzativi di parte pubblica) e invece ora si aggiungono sbarramenti e vincoli.
Anche senza scomodare la durissima filippica dell’allora presidente dell’Authority Giuliano Gallanti per l’interminabile vaglio ministeriale dell’impatto ambientale di una operazione di dragaggio o di una vasca di colmata, c’è da capire che siamo nel bel mezzo di una lunga stagione di interventi infrastrutturali. A questo punto tutti pensano – e a ragione – alla Darsena Europa. Giusto, ma c’è dell’altro: si pensi a come resecazioni e riempimenti ridisegneranno banchine e specchi acquei nella zona fra Calata Orlando e testata di Alto Fondale; si pensi all’ipotesi di completa riorganizzazione della viabilità in ingresso dalle parti del varco Galvani; si pensi alla babele di ponti e sottoponti nel brevissimo tratto di canale fra lo Scolmatore e la Darsena Toscana; si pensi all’abbattimento e ricostruzione di fabbricati in nome della riorganizzazione degli spazi portuali. Un rompicapo, come in quel giochino di tanti anni fa in cui dovevamo mettere in fila 15 numeri avendo solo la possibilità di far ruotare i quadratini in un’unica sedicesima casella. E se da qualche parte si inchiodasse qualcosa, la scacchiera finirebbe per essere ingestibile.
C’entra il livello comunale (con l’approvazione del “Poc”) ma c’entrano anche, forse soprattutto, il livello regionale (con il “Piano di indirizzo territoriale”) e quello nazionale (a cominciare dalla Soprintendenza).
La comunità marittimo-portuale consegna al “Tirreno” l’ipotesi relativa a due strade da percorrere, adesso che c’è il nuovo “piano operativo comunale”: da un lato, la città – che si tratti del Comune e dell’Autorità di Sistema Portuale o anche del fronte della rapppresentanza delle imprese e di quello dei lavoratori – cerca di convincere la Soprintendenza a dichiarare che per le aree portuali continuano a essere ammesse le deroghe previste finora, senza dunque che ricadano sotto l’ombrello della tutela paesaggistica; dall’altro, con una variante al “Piano di indirizzo territoriale” la Regione Toscana potrebbe stabilire che le tutele paesaggistiche sono escluse nelle aree che sono disciplinate da un piano regolatore portuale.

Il sindaco livornese Luca Salvetti alla cerimonia per la posa della prima pietra della diga della Darsena Europa
Il sindaco Luca Salvetti, al timone di una giunta di centrosinistra, risponde alla stampa locale facendo capire che non si sente affatto la controparte degli imprenditori portuali: anzi, è disposto a condividerne la battaglia. Il mondo portuale – annota – «fa bene a essere preoccupato: sono mesi che stiamo dicendo alla Paesaggistica in Regione che il ministero non doveva dare il via libera alla Soprintendenza per apporre il vincolo sulle aree portuali. Lo abbiamo detto a tutti ministero, politici, autorità di sistema. Nessuno si è agitato e ha alzato la voce».
«Il vincolo – spiega il sindaco – nasce da un braccio di ferro tra Regione Toscana e ministero attraverso la Soprintendenza in una commissione paesaggistica in cui il Comune non ha voce in capitolo: non partecipa neanche. Le attività del porto non saranno bloccate, ma se il vincolo rimane le realizzazioni dovranno avere il parere vincolante della Soprintendenza che in porto, con il piano regolatore, avrà più facilmente esito positivo ma che per Stazione marittima, Porta a mare o Arena Astra sarà sicuramente molto più difficile da prevedere».
Ritardare o rinunciare al “piano operativo comunale”? In realtà, neanche gli imprenditori confindustriali lo chiedono. Ma oltretutto è «da un quarto di secolo che la città attende questo strumento», dice alla “Gazzetta Marittima”. Palazzo Civico ci lavora ormai da più di un anno. Adesso che il “Poc” c’è – dice Salvetti – il Comune è «a disposizione di tutti i soggetti (prefetto, partiti, categorie e Autorità portuale) che sono intenzionate a far capire al ministero che quel vincolo non è accettabile e giusto».