Trieste, al posto di Guerrieri arriva un direttore del ministero
Liguori dovrebbe essere un traghettatore: un tris nel toto-nomi

Donato Liguori, commissario straordinario per l’Authority di Trieste con incarico fino a fine settembre
TRIESTE. Per quanto la clamorosa uscita di scena di Rosario Antonio Guerrieri sia arrivata d’improvviso quasi mentre la commissione trasporti di Montecitorio stava per esaminarne la nomina come presidente dell’Authority triestina, il ministero delle infrastrutture non può lasciare ancora a bagnomaria la situazione di Trieste: non foss’altro perché, a suon di soluzioni temporanee con commissariamenti, sono più di 420 giorni che il più importante scalo dell’Adriatico attende un presidente.
Con le dimissioni di Guerrieri c’è quantomeno da rimpiazzarlo intanto come commissario: il vicepremier-ministro Matteo Salvini ha bisogno di una soluzione immediatissima, e per trovarla ha puntato su una soluzione istituzionale pescando fra i massimi dirigenti del suo dicastero. Il quotidiano triestino “Il Piccolo” ha anticipato nel pomeriggio di mercoledì 30 che il ministro ha scelto Donato Liguori, classe ’77, al quale nell’estate di due anni fa è stata affidata la guida della Direzione generale per i porti, la logistica e l’intermodalità del ministero. Nel curriculum di Liguori – dice il giornale diretto da Luca Ubaldeschi – figura anche la responsabilità di uno snodo-chiave nella mappa degli incarichi ministeriali com’è la “Struttura tecnica di missione” per l’indirizzo strategico.
In realtà, nella nomenclatura dei poteri romani Donato Liguori è arrivato solo negli ultimi anni: è al ministero dalla seconda metà dello scorso decennio, il salto di carriera per diventare dirigente risale al 2020. Alle spalle, secondo quanto viene riferito, il lavoro da revisore contabile e commercialista più un’accoppiata di dottorati (big data management e marketing).
Su questo nome convergevano fin dal pomeriggio le indiscrezioni: anzi, il Tg regionale Rai del Friuli diceva già che «è atteso lunedì prossimo» nella Torre del Lloyd, quartier generale dell’istituzione portuale triestina. Poi poco prima delle ore 21 di mercoledì 30 luglio il ministero ha rotto gli indugi e dato l’annuncio ufficiale. Il tam tam delle indiscrezioni ha individuato Liguori come un traghettatore per un incarico di breve durata. La conferma è giunta con la nota ufficiale del ministero che formalizza una scadenza: commissario non fino alla nomina del presidente bensì’ già con il 30 settembre come data di scadenza.
Giusto per evitare di restare in mezzo al guado senza nessuno sulla poltronissima che governa il porto di Trieste: c’era da scongiurare l’eventualità che la comunità locale, a cominciare da lavoratori e operatori, si sentisse abbandonate a sé stessa; da impedire il rischio che, di fronte al Generale Agosto tutti si arrendano in nome della sacralità delle ferie; da scongiurare di dar ragioni alle opposizioni per poter martellare come già hanno iniziato a fare (qui il link all’ultimo articolo della Gazzetta Marittima sull’argomento). E soprattutto: c’era da fare in modo che le incertezze non spalancassero la porta a un bailamme di appetiti. Pericolosissimo, visto che siamo nello stesso quadrante della battaglia che si sta aprendo nel centrodestra per il toto-candidatura alla guida del centrodestra nel voto regionale che in autunno deciderà il successore del leghista Luca Zaia.

Il ministro Matteo Salvini a una iniziativa di Assologistica
“La nomina – mette nero su bianco il comunicato del ministero di Salvini – ha l’obiettivo di assicurare la prosecuzione ordinata delle attività dell’ente e consentire l’individuazione del nuovo presidente”. Se ce ne fosse bisogno, il ministero tiene a ribadire “l’importanza strategica del porto di Trieste per il sistema portuale nazionale”: lo rioete promettendo che sarà garantito “il massimo supporto agli operatori e alle istituzioni locali in questa fase di transizione, con l’impegno di arrivare in tempi brevi alla nomina di una figura stabile alla guida di una delle principali autorità portuali del Paese”. Come si diceva, insomma…
Perciò tempo fino a fine settembre per cercare il nome per il futuro presidente che guiderà il porto per quattro anni (o forse otto). Il giornale online “Shipmag” mette nel toto-nomi un tris di papabili:
- l’avvocato marittimista e docente Massimo Campailla (che avrebbe il gradimento di Fratelli d’Italia);
- l’avvocato Alberto Rossi, segretario generale di Assarmatori, ritenuto in pole position per Venezia (con il plauso del viceministro leghista Edoardo Rixi);
- l’ex presidente dell’interporto di Verona, Matteo Gasparato, che ha soffiato a Rossi proprio la piazza di Venezia, per adesso come commissario; ha un passato nel centrodestra moderato (forzista ma anche civico) e ora piace ai meloniani.
Dunque: Campailla oppure il destino incrociato di Rossi e Gasparato, l’uno a Trieste e l’altro a Venezia, oppure viceversa.

L’ammiraglio livornese Andrea Agostinelli, presidente dell’Authority di Gioia Tauro
Nel frattempo, scade l’incarico dell’ammiraglio livornese Andrea Agostinelli a Gioia Tauro: nei suoi anni al timone, lo scalo calabrese è balzato da 2,5 a 4 milioni di teu nel traffico container. Ora partono per Agostinelli i 45 giorni di possibile “proroga non prorogabile”, ma già adesso “Blueconomy”, la costola online del “Secolo XIX” dice che intanto a Gioia Tauro dovrebbe arrivare come commissario straordinario Paolo Piacenza, che al momento veste i panni di segretario generale al fianco del presidente Matteo Paroli nella plancia di comando dell’Authority di Genova.