Blitz contro i narcos a caccia di terminal: utili per il riciclaggio e la logistica della droga

Ratinho Júnior, governatore dello stato di Paraná,nella zona sud del Brasile
Quando Ratinho Júnior, governatore dello stato di Paraná, sud del Brasile, nel 2023 decise di privatizzare 5 terminal del porto di Paranaguá (anche noto come Porto Dom Pedro II, in onore al secondo e ultimo imperatore brasiliano), fra cui il Par 50, in pochi pensarono che quel terminal potesse cadere nelle mani del più potente cartello di narcotraffico del mondo, insieme a quello messicano di Sinaloa, il Pcc (Primeiro Comando da Capital, in italiano Primo Comando della Capitale, con base a São Paulo, la principale città brasiliana).
Un cartello dotato di un vero e proprio esercito armato di tutto punto, che compra la maggior parte dei propri armamenti (anche quelli da guerra) da gruppi come il Tren de Aragua, in Venezuela, o da furti violenti e confronti militari con altre fazioni rivali, come il “Comando Vermelho” di Rio de Janeiro.
Il Pcc è una struttura che sempre di più si sta sovrapponendo allo stato brasiliano, ne compenetra istituzioni e imprese, e ne condiziona scelte strategiche. A oggi, ha circa 40mila dipendenti fissi, e 60mila occasionali, secondo quanto riportato dall’ “Economist”. Nei giorni scorsi, l’Autorità Tributaria e il Tribunale di São Paulo hanno dato mandato alla Polizia Federale di effettuare un’operazione – chiamata “Carbono occulto”, la maggiore di tutti i tempi – che ha cercato di smantellare la rete di controllo di tutta la catena produttiva e commerciale dei combustibili del Pcc, grazie alla gestione, diretta o indiretta, di 40 fondi di investimento, per un valore pari a circa 6 miliardi di euro.
Dei 27 stati che compongono il Brasile, l’operazione è scattata in 10 di essi, fra cui São Paulo e Paraná, in cui un migliaio di distributori svolgevano la funzione di riciclaggio di denaro per conto del Pcc, movimentando fra il 2022 e il 2024 circa 9 miliardi di euro.
Il controllo della catena dei combustibili iniziava sin dall’acquisto (generalmente a forza) di migliaia di ettari di terreno per coltivare e lavorare la canna di zucchero per ottenervi combustibili, metanolo in particolare, i quali, poi, dovevano essere stoccati in porti disponibili, se possibile vicino al cuore dell’attività del Pcc. Uno di questi porti sarebbe stato, appunto, quello di Paranaguá; l’operazione ha preso di mira il terminal Par 50, con 85mila metri quadrati disponibili, e una capacità di stoccaggio di 70mila metri cubi iniziali, poi diventati 205mila.
La Liquipar, società che ha gestito il terminal in una prima fase (oggi controllato dalla Stronghold), ha smentito qualsiasi coinvolgimento col potentissimo cartello del Pcc. Le indagini sono in corso.
Ciò che risulta evidente è che questa organizzazione criminale, che effettua i maggiori introiti attraverso il traffico internazionale di stupefacenti, con forti legami anche con la ‘ndrangheta calabrese, compie enormi operazioni di riciclaggio di quei ricchi ricavi entrando in settori finanziari (banche o altri fondi di investimento), logistici (porti), società di trasporto, immobili (un centinaio, secondo la Polizia federale) e soprattutto reti di distributori nazionali.

Un gruppo di giovani miliziani armati appartenenti a una gang brasiliana
L’operazione “Carbono occulto” ha per il momento portato all’arresto di circa 350 persone e al congelamento di beni per circa 160 milioni di euro, e promette di aprire una nuova fase della lotta al crimine organizzato in un paese come il Brasile, in cui circa 40mila persone vengono ogni anno uccise, la maggior parte delle quali legate a dispute per il controllo del narcotraffico.
In questo contesto, avere la disponibilità di terminal risulta decisivo per effettuare le operazioni di smercio di stupefacenti verso i mercati statunitensi ed europei. Prove di ciò sono evidenti sin dal 2020, quando la Polizia federale portò a compimento la sua 18ª operazione presso il porto di Paranaguá, in cui stavano per essere esportati, nascosti in mezzo a una partita di ceramiche, 332 chilogrammi di cocaina, col coinvolgimento diretto di vari agenti di frontiera, collaboratori del Pcc.
Luca Bussotti
(Luca Bussotti è africanista, docente universitario in Mozambico, Portogallo e Brasile, oltre a essere visiting professor in atenei italiani quali Milano e Macerata)