Esplorazione scientifica e controllo dei mari: la Russia si fa largo in 19 paesi africani

La preparazione del pesce nei macchinari per l’industria che li prdisporrà per la vendita immediata del prodotto fresco o con mediante congelamento un arrivo nei punti vendita solo in fasi successive
È passato un anno o poco più da quando, ad agosto del 2024, una cerimonia con la presenza del vice-primo ministro Dmitry Patrushev e del presidente dell’Agenzia Federale per la Pesca, Ilya Shestakov, aveva dato il via alla più grande esplorazione scientifica russa sui mari africani. Decisa al summit Russia-Africa del 2023, la diplomazia guidata dal ministro degli esteri Lavrov ha strappato a 19 paesi africani la possibilità di studiare le rispettive acque territoriali, dall’Oceano Atlantico all’Indiano, toccando paesi come Marocco, Angola, Eritrea, Mozambico, Madagascar, Isole Mauritius.
Con un centinaio di scienziati russi a bordo, integrati da altri di ciascun paese toccato dall’iniziativa, la missione mira a comprendere la ricchezza biomarina per poi aprire nuovi campi di pesca laddove ciò si dovesse dimostrare possibile. Più che di esplorazione scientifica, quindi, sarebbe giusto parlare di una nuova avventura commerciale, per far fronte a un deficit alimentare che, negli ultimi anni, sta lasciando il segno in varie parti della Russia.
Le imbarcazioni utilizzate sono due: Stm Atlantniro e Stm Atlantis, equipaggiate di tutto punto, con moderni strumenti oceanografici, comprese apparecchiature acustiche di ultima moda. Per quanto riguarda l’Africa Occidentale, la biomassa più cospicua è stata rinvenuta in specie come sgombri, acciughe e sardine. Nel Golfo di Guinea, sono state identificate circa 11mila specie di pesci, di cui 2.500 sottoposte ad analisi biologiche. Circa 1.200 analisi idrochimiche sono state completate: 900 miglia nautiche coperte col supporto dei suddetti strumenti acustici. Oltre a occuparsi di risorse ittiche e marittime in generale, sempre nel Golfo di Guinea la spedizione è riuscita a contare una trentina di imbarcazioni di medio tonnellaggio che si aggiravano nell’area, tutte battenti bandiera cinese.
C’è tanta geopolitica, in questa missione scientifica, insieme a un controllo dei mari africani paragonabile soltanto a quello della Cina. Ma non è soltanto, e semplicemente questo. Anzi, l’obiettivo di fondo è cercare mercati alternativi rispetto a quelli occidentali. Come i paesi dell’Unione Europea stanno tagliando le loro importazioni di gas e petrolio dalla Russia, così quest’ultima sta diversificando i propri fornitori di pesce, alimento necessario per migliorare la dieta dei propri cittadini.
Il paese guidato da Putin necessita di sempre più pesce, visto che il piano alimentare governativo ha fissato a 28 chilogrammi il consumo pro-capite annuo di questo prezioso alimento, mentre oggi si attesta intorno ai 23 chili a testa. Fra i pesci maggiormente consumati vi è il merluzzo giallo – che rappresenta il 40% dell’intera produzione ittica interna – mentre il consumo di trote è aumentato, negli ultimi 5 anni, del 70%, ma con una produzione interna stabile intorno alle 40mila tonnellate all’anno, creando, perciò, un evidente deficit di domanda. Anche frutti di mare una volta considerati generi di lusso adesso si stanno diffondendo: gamberetti, cozze e granchi. Ma la capacità produttiva interna è insufficiente.
Sono ormai molti i pescatori che, nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, sono praticamente senza mezzi e senza lavoro: troppo vecchi i mezzi per permettere loro di continuare ad andare in mare aperto alla ricerca di materia prima. Dei circa 830 vascelli commerciali disponibili, 65% hanno più di trent’anni, e un livello di manutenzione scadente, mentre quasi il 15% ha più di quarant’anni. Inoltre, il costo del pesce, nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, è molto basso, fatto che impedisce ai pescatori di investire in nuove imbarcazioni. Anche la produzione in acquacoltura è diminuita, nel 2024, del 7,3%, provocando un deficit proteico medio, per i cittadini russi, del 20-30%, e un eccesso di grassi fino al 100% del raccomandato.
Il governo, impegnato nell’“operazione speciale” ucraina, sta destinando gran parte dei propri fondi a sostenere lo sforzo bellico, allentando quindi gli impegni volti a modernizzare le flotte commerciali ittiche, mentre le tradizionali importazioni dai mercati occidentali sono di fatto chiuse.
Le alternative, allora, vanno inventate. Da un lato, un aumento delle importazioni di pesce dall’America Latina: soltanto nel primo semestre del 2025, le importazioni dal Cile (primo fornitore latino-americano) sono aumentate del 60%, per un valore di 230 milioni di dollari. Gli altri due grandi mercati latino-americani su cui la Russia sta puntando sono Argentina (soprattutto per le acciughe) e Brasile: due paesi, fra l’altro, membri dei “Brics”.
Dall’altro lato, la Great African Expedition sta gettando le basi affinché la Russia prenda il controllo, con la compiacenza di molti governi africani, delle risorse ittiche di quel continente, peraltro poco sfruttate, e con una concorrenza limitata quasi esclusivamente alla Cina con cui, comunque, Putin non ha grossi problemi politico-diplomatici. Per esempio, poche settimane fa il governo della Sierra Leone avrebbe concordato nel permettere a imbarcazioni russe di pescare fino a 40mila tonnellate all’anno di materia prima: un primo passo verso accordi anche più consistenti con gli altri paesi partner.
Qualche problema potrebbe venire da azioni di pirateria, soprattutto nella parte orientale dell’Africa, quindi nell’Oceano Indiano, dove quest’attività è ancora praticata fra le coste di Somalia, Tanzania e Mozambico. A maggio di quest’anno, per esempio, l’Atlantis è stato attaccato (notizia confermata dall’ambasciata russa a Maputo) al largo delle coste mozambicane di Cabo Delgado, proprio dove i gruppi jihadisti hanno intensificato gli attacchi da qualche mese.
Dei 40 uomini a bordo, 12 erano scienziati, fra russi e mozambicani. L’imbarcazione non ha subito danni, così come non vi sarebbero stati feriti, ma il segnale è inequivocabile: in quelle acque (e forse anche in quelle più settentrionali) la Great African Expedition non è certo la benvenuta. Un rischio che comunque il governo russo dovrà correre, vista la necessità di approvvigionamento ittico di cui il paese necessita, una buona parte del quale potrà venire proprio dall’Africa, presumibilmente a prezzi stracciati, o addirittura nulli.
Luca Bussotti
(Luca Bussotti è africanista, docente universitario in Mozambico, Portogallo e Brasile, oltre a essere visiting professor in atenei italiani quali Milano e Macerata)