Lavoro buono, il Comune di Livorno vuol arrivare a un “manifesto”
Regolare, stabile, in sicurezza e adeguatamente pagato: i 7 punti-chiave

L’assessore Federico Mirabelli
LIVORNO. L’hanno chiamato “Manifesto del Lavoro Buono” ed è una iniziativa con cui l’amministrazione comunale di Livorno punta a valorizzare le forme di lavoro che non siano una occupazione purchessìa, magari all’insegna dello sfruttamento per condizioni e salario. L’assessore Federico Mirabelli ha annunciato che Livorno potrebbe «essere il primo comune in Italia a promuovere e adottare un “manifesto” di questo tipo».
Questi i punti che lo connotano:
- lavoro regolare: nel rispetto della leggi così come degli obblighi previdenziali e fiscali (e con i diritti riconosciuti ai lavoratori)
- lavoro stabile: cioè con continuità occupazionale, tutele contrattuali e una prospettiva prev;dibile di reddito;
- lavoro adeguatamente retribuito: tale da assicurare un salario equo e sufficiente a vivere dignitosamente (superando il fenomeno dei lavoratori poveri);
- lavoro qualificato e qualificante: cioè che chieda competenze adeguate e offra opportunità di formazione continua, crescita personale e professionale;
- lavoro sicuro: cioè in grado di garantire il diritto fondamentale alla salute e alla sicurezza, nel rispetto delle norme e in un luogo di lavoro che «prevenga rischi e infortuni»;
- lavoro senza discriminazioni: accessibile a tutti e con parità di trattamento, senza distinzioni di genere, etnia, età, religione, orientamento sessuale o altre caratteristiche personali;
- lavoro inclusivo: in grado di valorizzare diversità e partecipazione attiva in un «clima di rispetto, collaborazione e solidarietà».
A marzo si era avuta la prima presa di contatto con gli esponenti delle istituzioni, in maggio c’era stata la prima riunione plenaria allargata a enti, agenzie, associazioni datoriali e di categoria, sindacati, associazioni del sociale e del terzo settore. Adesso un ulteriore round con un passaggio nella terza commissione consiliare di Palazzo Civico insieme all’assessore al lavoro Federico Mirabelli in una seduta convocata dalla presidente Michela Castellani.
Secondo quanto riferito in una nota, Mirabelli ha ripercorso le tappe del percorso avviato per la definizione del “Manifesto del Lavoro Buono”: coinvolti attualmente 36 soggetti di natura istituzionale, economica e sociale. In questa fase – viene segnalato – Palazzo Civico «sta raccogliendo i vari contributi per la definizione della versione finale del testo», un ulteriore confronto nella seduta plenaria è previsto a metà ottobre. Sono state illustrate «alcune prime idee attuative del “manifesto”»: attraverso «confronti e scambi di esperienze potranno sicuramente aumentare».
Fra le tante voci a favore, c’è anche chi come il sindacato di base Usb ha replicato già all’inizio dell’estate che «l’iniziativa è sicuramente lodevole e importante ma si scontra con una realtà lontana anni lice dalle enunciazioni di principio che si vorrebbero ribadire, soprattutto per quanto riguarda il settore del turismo, della ristorazione e delle attività ricettive in generale, compreso l’intrattenimento e il lavoro stagionale».