Le scienziate vogliono inclusione, rispetto e parità di genere
In Europa solo un ruolo su 5 in atenei e industria è affidato a donne

Foto di gruppo alla presentazione del “Manifesto di Women for Quantum”
PISA. «Nell’Unione Europea le donne rappresentano meno del 22% delle cattedre nelle scienze naturali, con percentuali ancora più basse in paesi come Germania, Regno Unito e Giappone». Non solo: un elevato numero di giovani scienziate lasciano l’ambiente dopo il dottorato di ricerca. Per denunciare le criticità legate alla scarsa rappresentanza femminile nel mondo della scienza, che si tratti di università o di giganti industriali, è stato pubblicato il “Manifesto di Women for Quantum (W4Q)”, una galassia internazionale di prof di fisica e tecnologie quantistiche con oltre dieci anni di esperienza post-dottorato, attive principalmente in Europa e Giappone. L’università di Pisa è fra le protagoniste di questo movimento: Marilù Chiofalo, professoressa di fisica della materia all’ateneo pisano, è tra le autrici del “Manifesto” – pubblicato sulla rivista “Communication Physics” del gruppo “Nature” – mentre altre docenti come ad esempio le professoresse Benedetta Mennucci e Chiara Roda, anch’esse dell’Università di Pisa, figurano fra le centinaia di adesioni da tutto il mondo.
«Il Manifesto è un primo passo concreto per aprire uno spazio di trasformazione», spiega Chiofalo: «È un atto collettivo di donne di responsabilità e di visione, nato dal riconoscimento di esperienze condivise e dalla volontà di costruire insieme un modo di fare scienza nuovo, che ogni ragazza e donna possa vivere con l’agio di essere autenticamente sé stesse».
L’associazione “Women for Quantum” è stata lanciata nei giorni scorsi alla Sorbona di Parigi in una iniziatuva nella quale si è discusso delle prossime azioni per riuscire a tradurre in realtà tangibile i valori espressi nel “Manifesto”. Cosa chiede “Women for Quantum”? In sostanza, un «cambiamento radicale nelle strutture accademiche, nei meccanismi di leadership e di finanziamento, promuovendo valori fondanti quali fiducia, diversità, collaborazione e libertà di espressione», come viene messo in risalto. Scopo: dare vita a un ambiente in cui «le donne che fanno ricerca siano a proprio agio e possano esprimere appieno il proprio potenziale». A giudizio delle autrici, tutto questo sarebbe «un beneficio anche per ogni altra persona indipendentemente dalla propria diversità».