Energia del vento, fra i porti del Sud si scatena la corsa all’eolico offshore
Impianti in mezzo al mare: Taranto e Augusta sono nel decreto, ora si fa avanti anche Palermo

Porto di Taranto
TARANTO. Chissà se nel mercato della produzione di energia dal vento c’è posto per (quasi) tutti o se la concomitanza fra l’annuncio di Taranto e il convegno di Palermo lasciano immaginare un duello fra due poti del Sud per conquistare l’egemonia in questo campo. Ma al meeting palermitano si è fatta sentire anche la vice dell’Authority di Augusta. Insomma, l’eolico offshore sembra diventato il grande business che ha scatenato la caccia da parte dei porti del Mezzogiorno.
Da un lato, il porto di Taranto
L’Authority tarantina rende noto di aver ricevuto lunedì 6 ottobre una nota del ministero dell’ambiente in cui si fa riferimento al decreto ministeriale n. 167 del luglio scorso sulle pale eoliche in mare. Cosa ci combina il decreto? Ci combina eccome: lo si prende come punto fermo perché «attribuisce primaria rilevanza al porto di Taranto ai fini del raggiungimento dell’autonomia energetica nazionale con contestuale assegnazione di ingenti investimenti destinati alla creazione di un polo strategico nazionale nel settore della progettazione, della produzione e dell’assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare».
Tirato fuori dal burocratese, significa che un polo dell’eolico offshore c’è già ed è Taranto. Non solo: questa scelta ha valenza dentro un disegno di tipo nazionale. Quel documento porta la data di luglio, e ora Taranto lo ripete a poche ore di distanza dal faccia a faccia che il ministro Salvini ha avuto con il numero due del colosso turco che ha nei piano il rilancio dello scalo tarantino passato dai traffici record a zero in pochissimo tempo, e ora cerca a fatica di risollevarsi.

La pala eolica di un impianto offshore
Siccome evidentemente nella nota ministeriale l’eolico offshore tarantino è finito in tre righe in fondo al comunicato (e senza neanche uno straccio di richiamo nel titolo), a Taranto hanno pensato bene che era l’ora di metterci un fermino.
Detto che sulla questione dragaggi è stata trovata nel ministro «attenzione e un clima di concreta collaborazione», il commissario Giovanni Gugliotti tiene a sottolineare che l’ufficializzazione del decreto del ministero dell’ambiente sull’eolico «aprirà nuove importanti opportunità di sviluppo economico, occupazionale e sostenibile per il territorio, rappresentando una tappa fondamentale per Taranto e per la transizione energetica nazionale».
Tale provvedimento – viene sottolineato – «sblocca risorse destinate, tra l’altro, ad interventi infrastrutturali di ammodernamento e adeguamento delle aree portuali interessate che, per quanto attiene il Porto di Taranto, vedono lo scalo un passo avanti». E qui Gugliotti ricorda che è stato «già completato l’iter per l’”adeguamento tecnico funzionale” (Atf) del piano regolatore del porto di Taranto per le finalità oggetto del decreto».
E non è finita: domani, giovedì 9 ottobre, l’istituzione portuale accoglierà «la visita di una nuova delegazione internazionale, a conferma dell’interesse da parte di numerosi operatori europei verso le opportunità del settore eolico offshore nel porto di Taranto». Si tratta di una delegazione francese («coordinata dall’Ambasciata di Francia, Business France Italia») si compone di «11 rappresentanti istituzionali e aziende provenienti dalla Regione Pays de la Loire».
Dall’altro, il porto di Palermo
Guardando all’orizzonte dell’energia eolica, praticamente nelle stesse ore si è aperta nel Palermo Marina Yachting la due giorni dal titolo “Offshore Wind Revolution”, organizzata da Magellan Circle e – come sottolinea una nota dell’Authority palermitana – «affollata di leader, innovatori, istituzioni e aziende provenienti da tutta Europa che si incontrano a Palermo per discutere e dare forma al futuro dell’eolico offshore nel Mediterraneo».

AnnalisaTardino, commissaria Authority di Palermo, al convegno su energia eolica
Il dinamico attivismo della neo-commissaria straordinaria Annalisa Tardino non è soltanto il saluto a una iniziativa altrui: è una prospettiva interessante. «L’eolico offshore – afferma Tardino – rappresenta una delle soluzioni più promettenti per raggiungere gli obiettivi che l’Europa si è posta in tema di emissioni: non è più un progetto futuribile, ma una realtà industriale che può diventare motore di sviluppo sostenibile».
Tardino mette l’accento sul fatto che il governo Meloni ha riscoperto il mare mentre le tensioni internazionali hanno «ridisegnato le rotte commerciali». Risultato: si «accentua la centralità del Mediterraneo e la Sicilia, con la sua posizione geografica, può farsi ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente: non più periferia, ma cuore di un sistema energetico integrato, capace di rafforzare la sicurezza dell’Europa e ridurre la dipendenza da fonti fossili estere».
Ma anche: il porto di Augusta
Se non bastasse che Taranto e Palermo vogliono buttarsi sull’eolico offshore, all’evento palermitano si è alzata la voce anche di Francesco Di Sarcina, numero uno dell’Authority siciliana di Augusta-Catania, che è sicuro del ruolo di Augusta: «Confidiamo in una rapida assegnazione delle risorse previste, pari circa 50 milioni di euro, per poter iniziare ad adeguare le infrastrutture e farci trovare pronti tra due o tre anni circa con l’obiettivo di avviare le attività dell’eolico offshore nel porto di Augusta».
Di Sarcina lo dice puntualizzando che la pubblicazione del Decreto Energie sgombra il campo da tutti i dubbi: «È accertato a tutti gli effetti che Augusta e Taranto sono stati individuati come porti italiani punti di riferimento per lo sviluppo del comparto dell’eolico offshore. Ad Augusta siamo arrivati dopo un lavoro di riflessioni e approfondimenti fatti sia col governo nazionale che col governo regionale, tanto che con il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani abbiamo concordato una candidatura unitaria della Sicilia, perché Augusta si è dimostrata avere le attitudini e spazi maggiori per poter essere competitiva». Non è tutto: Di Sarcina avverte che «sul fronte dell’organizzazione delle aree, abbiamo già iniziato i confronti con gli operatori privati interessati che detengono questi spazi necessari alle attività e con i soggetti a livello nazionale interessati a vario titolo alla filiera complessiva e contiamo di definire i ruoli di ciascuno in parallelo all’adeguamento delle ultrastrutture indispensabili».
Per il presidente dell’istituzione portuale della Sicilia orientale, Augusta ha «già tutte le caratteristiche che servono alla filiera logistica dell’offshore». A suo giudizio, la scelta è già stata fatta, è nero su bianco e sta in una legge: «Siamo certi che l’assegnazione di questo ruolo, che il governo ci ha riservato, stimolerà grossi player nazionali e internazionali a dialogare con noi, come del resto già stiamo notando in considerazione del fatto che siamo invitati spesso all’estero per discutere il ruolo di Augusta nel mar Mediterraneo».

Francesco Di Sarcina,. numero uno dell’Autorità di sistema di Augusta-Catania