Occorre un “piano Marshall” per l’adattamento climatico delle nostre città
Lombardi (Proger): l’ingegneria predittiva disegna le città del futuro

Da sinistra: Marco Lombardi, amministratore delegato di Proger e Francesco Rutelli
ROMA. Il paragone rende bene l’idea: «Così come nel dopoguerra l’Italia ha ricostruito il proprio tessuto urbano e infrastrutturale, oggi serve un vero “Piano Marshall” per l’adattamento climatico che mobiliti ingegneria, risorse e visione: senza di esso, rischiamo di rincorrere le emergenze invece di guidare la trasformazione». Parola di Marco Lombardi, amministratore delegato di Proger, prima società italiana indipendente di ingegneria, nel suo intervento all’evento “Città nel Futuro 2030-2050” che i costruttori confindustriali di Ance hanno organizzato a Roma, al Maxxi, per la regia di Francesco Rutelli.
Il numero uno di Proger invita a ribaltare la prospettiva: smettiamola di vedere nell’adattamento climatico solo un costo extra, va interpretato come «un investimento strategico in competitività urbana»: ribaltando il concetto di “costo della transizione”, Lombardi sottolineato la necessità di stimolare i decisori politici ad «allargare lo sguardo verso i prossimi 50 anni» cogliendo l’opportunità economica di attirare nuovi investitori.
«Quando investiamo in infrastrutture resilienti, città a impatto zero, edifici intelligenti e rigenerazione del costruito, non stiamo spendendo: stiamo proteggendo il nostro passato ed il nostro futuro, stiamo aumentando il valore economico, sociale e culturale dei territori»: questo il filo rosso del suo argomentare. «L’ingegneria oggi è, di fatto, uno dei principali strumenti di competitività urbana a livello globale», aggiunge.
Ma c’è un “ma” e riguarda una svolta fondamentale: è la necessità di superare la progettazione urbana tradizionale che «non può più partire dalla topografia o dal disegno urbano tradizionale». A giudizio dell’amministratore delegato di Proger, è indispensabile essere «consapevoli di modellare un territorio dinamico, in continua trasformazione: si deve partire quindi dai dati climatici, dalla modellazione dei rischi, dai flussi energetici, anche grazie a ingegneria predittiva». Da tradurre così: l’ingegneria, secondo Lombardi, deve diventare quindi «“predittiva”, non solo reattiva», e per farlo può sfruttare «le nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale, i “Digital Twin” e i modelli climatici.
Lombardi insiste su un concetto: fare dell’adattamento un investimento strategico che farà dell’Italia un laboratorio europeo: il nostro Paese «può guidare l’adattamento urbano in Europa se ha il coraggio di testare sul campo. Abbiamo il patrimonio storico più complesso d’Europa da salvaguardare, ma anche competenze tecniche d’eccellenza: se facciamo dei nostri territori un laboratorio a cielo aperto per le tecnologie dell’adattamento, possiamo diventare un riferimento europeo, e non solo un follower».