Piero Neri (Confindustria): adeguare il porto e reindustrializzare, è l’ora di puntarci davvero
«Non è il libro dei sogni, finiamola con l’idea di una “Toscana a due velocità”»

L’imprenditorre marittimo-portuale Piero Neri alla testa del gruppo di famiglia
LIVORNO. «La Darsena Europa deve passare dalla stagione degli annunci a quella dei cantieri: con una catena di responsabilità chiara, coperture finanziarie definite e opere connesse avviate in coerenza con i corridoi Ten-T». È una sorta di opera-simbolo che esprime la priorità da dare alla reindustrializzazione in tandem con la portualità: parola di Piero Neri, presidente della delegazione di Livorno di Confindustria Toscana Centro e Costa. L’imprenditore livornese si rivolge così ai candidati alla presidenza della Regione Toscana: lo fa prendendo le mosse dal documento programmatico presentato da Confindustria Toscana con le priorità per la crescita economica e industriale.
«Non chiediamo un libro dei sogni», dirà poi il presidente degli industriali livornesi nelle conclusioni. Semmai – questa la sottolineatura tanto pragmatica quanto decisiva – «impegni misurabili, cronoprogrammi e una cabina di regia con monitoraggio trasparente». Aggiungendo infine: «Solo così la costa potrà ridurre il divario della “Toscana a due velocità”, trasformando priorità e progetti in cantieri, lavoro e nuova competitività, per il reale rilancio dell’economia della Toscana costiera».
«Con realismo e ambizione»: è questa la doppia molla che spinge a chiedere che «la prossima legislatura regionale metta al centro un’agenda di reindustrializzazione concreta». Ma proprio per essere concreta deve poter contare su «infrastrutture strategiche finalmente cantierabili e una politica portuale-logistica coerente con i corridoi delle Reti di Trasporto Trans-europee (Ten-T)». Aggiungendo poi: «La Toscana costiera è pronta a fare la propria parte: servono decisioni chiare, tempi certi e misure abilitanti che trasformino i progetti in posti di lavoro e valore aggiunto per l’intera Regione» mentre «il nodo di Livorno va riconosciuto come priorità nazionale, raccordando pianificazione portuale, accessi ferroviari e stradali e spazi retroportuali».
Neri punta le luce dei riflettori sul dossier infrastrutturale e portuale: e se c’è da ricalibrare il piano triennale delle opere dell’Autorità di Sistema, bisogna farlo privilegiando «gli interventi a più alto impatto industriale e logistico». C’è in particolare una sottolineatura riguardante gli assetti all’interno del porto livornese: «Nel medesimo solco – dice Neri – si inseriscono la continuità operativa del terminal Calata Orlando e la valorizzazione del Molo Italia per i traffici crocieristici, così da coniugare crescita dei servizi e salvaguardia della banchina alto fondale per le merci».
Piombino, l’altro porto del territorio provinciale – Livorno è l’unica provincia ad averne due di rilevanza nazionale – nella visione del leader confindustriale, può diventare «piattaforma di manifattura a basse emissioni se si consolidano l’ammodernamento del treno rotaia Jsw, la filiera nautica di Piombino Industrie Marittime, la nuova acciaieria “green” prevista da Metinvest-Adria, con la permanenza della nave rigassificatrice Snam, sciogliendo rapidamente il nodo banchina e completando le infrastrutture di accesso». Con l’attenzione che resta alta sulla crisi Liberty Magona: è una questione che «richiede un gioco di squadra istituzionale per tutelare capacità produttiva e occupazione».
L’accento è sulle opere ma anche su qualcos’altro. Nell’opinione di Piero Neri, l’agenda industriale si misura su tre abilitatori: 1) semplificazione; 2) attrazione di investimenti; 3) innovazione. Per questo motivo la “zona logistica semplificata” (Zls) deve «dispiegare pienamente i propri benefici con sportelli unici rapidi, tempi perentori e un pacchetto localizzativo “chiavi in mano” per l’insediamento produttivo delle aziende». Con l’ecosistema chimico-energetico tra Livorno e Rosignano («dalla bioraffineria Eni alle produzioni di chimica sostenibile del Parco Solvay») che «rappresenta un contesto ideale alla transizione energetica e all’economia circolare». Beninteso, al centro di tutto rimane il capitale umano perché «l’innovazione passa dalle persone: senza nuove competenze tecniche e digitali non c’è transizione che tenga né competitività che duri».