«Diga e tecnologia trasformeranno il porto di Genova»
Paroli alla “Genoa Shipping Week”: negli scali un cambio di paradigma

Matteo Paroli, presidente dell’Authority del Mar Ligure Occidentale
GENOVA. «La tecnologia ci consente già di far navigare navi autonome: Il problema oggi non è tecnico, ma normativo. E giustamente, perché bisogna valutare con attenzione le implicazioni. Ma la direzione è tracciata». Matteo Paroli, presidente dell’Authority del Mar Ligure Occidentale, spalanca la porta sul futuribile nel suo intervento all’evento inaugurale della “Genoa Shipping Week 2025”, quest’anno intitolato “Noi gente di Mare”: l’ha fatto mettendo l’accento sulla trasformazione in atto nei porti italiani (e sul ruolo di Genova come laboratorio d’avanguardia). Lo traduce con un concetto flash: «I porti non sono più polvere e catene come cinquant’anni fa. Oggi sono tecnologia, innovazione, ricerca». Dirà poi che questo porterà con sé una trasformazione anche nelle competenze: «Le figure professionali del futuro saranno diverse: serviranno informatici, tecnici di rete, specialisti della cybersicurezza e giuristi in grado di affrontare le nuove tematiche della digitalizzazione». E avverte: «Alcune professionalità non esistono ancora: le formeremo nei prossimi anni».
Paroli dice di aver «trovato un porto dinamico, proiettato verso le sfide del futuro, con la voglia di stare sempre avanti rispetto alla curva». Lo spiega facendo riferimento al motto dell’ingegner Walter Malerba, astronauta e ospite d’onore dell’evento (e ricordando l’importanza del legame tra innovazione e formazione, mettendo «in contatto il mondo dei porti con i giovani, coloro che un giorno ci sostituiranno»).
Dal numero uno di Palazzo San Giorgio arriva la sottolineatura in cui rivela la sua passione per la radio e per le telecomunicazioni e di come gli abbia insegnato l’importanza del dialogo tra mondi apparentemente lontani («ho parlato più volte con gli equipaggi della Mir, delle stazioni spaziali internazionali e con lo Space Shuttle Columbia: esperienze che mi hanno fatto capire quanto la tecnologia possa avvicinare universi diversi»). I porti moderni sono sempre più legati allo spazio, dice Paroli: «I sistemi satellitari ci permettono di posizionare le navi con precisione centimetrica durante le manovre. È un cambio di paradigma».
L’identikit di questa trasformazione, che è già declinabile al presente tanto sulle banchine nordeuropee che giapponesi, si basa su pilastri come i progetti con l’Agenzia Spaziale Europea, come la digitalizzazione dei terminal e lo sviluppo delle navi a guida autonoma.
Il presidentissimo all’ombra della Lanterna mette in risalto che «nel sistema del Mar Ligure Occidentale l’innovazione è già tangibile». Ad esempio, al terminal Vado Gateway dove la movimentazione dei contenitori è automatizzata: «non ci sono operatori nei piazzali, tutto è controllato da remoto, in sicurezza, con tempi e costi efficientati e ridotti».
Nel prossimo futuro, grazie ai progetti di investimento in corso di definizione da parte di Psa Genova Pra’, si potrebbe avviare – viene fatto rilevare – un percorso di sviluppo integrato che, una volta attuata, porterà il sistema portuale del Mar Ligure Occidentale a diventare «il primo in Italia con due terminal automatizzati», competitivi anche sul piano tecnologico rispetto ai principali scali europei.
È stato messo in evidenza che l’Autorità Portuale ha già deciso di raddoppiare gli investimenti digitali entro il prossimo anno: 5 milioni di euro sono destinati alla protezione dei dati e alla velocizzazione dei flussi merci.
Idem dicasi per la nuova diga foranea di Genova, «infrastruttura unica al mondo per complessità e dimensioni»: Paroli confessa che prima di arrivare a Genova non ne avevo percepito «pienamente la maestosità: me ne sono reso conto visitando il cantiere: un cassone lungo 60 metri e alto oltre 32, poggiato su fondali mai raggiunti prima».
Oltre a parlare della diga, Paroli ricorda che a Genova e Savona è «in corso uno dei più grandi cantieri marittimi al mondo, lungo 13 chilometri, con investimenti per 3,6 miliardi di euro». Ma – queste le sue parole – la diga da sola non basta: «serve un’infrastruttura a monte (ferroviaria, stradale, logistica) capace di far defluire le merci senza impatti sulla città, solo così il sistema funzionerà davvero».
È raro trovare – sostiene il presidente – una collaborazione così efficace tra Autorità Portuale, Regione, Capitaneria e Comuni: «questo è un modello che l’Italia deve rivendicare con orgoglio». Poi la conclusione che è un appello ai giovani presenti in sala: «Il mondo dei porti è affascinante, in evoluzione continua. Spero che molti di voi dicano: voglio provarci anch’io».