La pace di Gaza porterà al boom dei traffici nel Mediterraneo, parola di Assagenti
Dalla “Genoa Shipping Week” lo scossone: è l’ora di ricostruire

Un momento della manifestazione Genoa Shipping Week
GENOVA. La pace in Medio Oriente non solo pone fine a una striscia interminabile di lutti, a giudizio dell’Assagenti, l’organizzazione che raggruppa gli agenti marittimi genovesi, può essere l’occasione per mettere potenzialmente in moto «un vero e proprio rinascimento dei commerci internazionali nel Mediterraneo».
Secondo i maggiori esperti mondiali di intelligence la grande operazione di ricostruzione dei paesi del Medioriente è decollata e il disco verde per una pacificazione difficile ma possibile della striscia di Gaza ha innescato quella che tutti considerano una reazione a catena che avrà come primo effetto uno sviluppo record dei traffici marittimi nell’area del Mediterraneo Orientale, riaffermando dopo decenni la centralità di questo mare e conferendo un ruolo strategico determinante ai porti italiani.
L’analisi è arrivata in apertura della “Genoa Shipping Week”: è stato detto che «cemento, materiali da costruzione, arredi specialistici per strutture sanitarie, approvvigionamenti alimentari sono solo alcune delle categorie merceologiche che per prime segneranno la ripresa dei traffici verso i paesi del Medioriente», è stato ribadito sulla base del parere concorde degli esperti internazionali. Viene previsto una sorta di “effetto domino” che ci si aspetta possa favorire «una crescita senza precedenti dei traffici marittimi» nell’area mediterranea. E per questi traffici – come sottolineato dal presidente di Assagenti, Gianluca Croce – non si pone e non si porrà un problema di concorrenza come accade da anni con i grandi porti del Nord Europa. È stato sottolineato che per Genova, Savona, La Spezia e gli altri porti italiani si tratta di aver «di fronte una potenzialità di sviluppo probabilmente unica nella storia dell’interscambio mondiale».
Si è parlato dei «primi scali di navi portacontainer nei porti siriani», di «gare mirate al recupero di singole porzioni di territorio e centri abitativi», di «trattative in corso per la fornitura di grandi impianti in primis quelli per la produzione di energia elettrica». Dalla “Genoa Shipping Week” è partita l’idea del “Ricostruiamo insieme il Mediterraneo”: questo lo slogan che è riecheggiato «nelle sale dei Magazzini del Cotone, che si allunga sul Molo vecchio, nucleo storico del porto della Repubblica Marinara», come è stato messo in risalto.
Dall’apertura della “Genoa Shipping Week” – manifestazione che attira a Genova da mezzo mondo oltre 3.500 persone che “fanno opinione” e prendono decisioni – le ricadute occupazionali in un settore come quello della logistica della portualità e dell’economia del mare potrebbero essere molto rilevanti: è stata citata «un’ipotesi di studio oggi del tutto teorica», in base alla quale «un aumento di un milione di container nella movimentazione di un singolo porto come quello di Genova potrebbe produrre una reazione a catena tale da generare quasi 40mila nuovi posti di lavoro fra diretti e indotti nel sistema logistico che fa perno sul porto».
Secondo quanto emerso, con «lo sviluppo della logistica verticale, l’affermazione di grandi gruppi, la globalizzazione dei traffici e il recupero di centralità del Mediterraneo», l’effetto indotto dell’entrata in funzione di nuove infrastrutture portuali e logistiche risulterà «ancora più accentuato sul fronte della occupazione».
Nel corso dei lavori è stato fatto il caso di Genova: l’ampliamento delle aree in conseguenza della costruzione della nuova diga (con l’ingresso delle navi portacontainer più grandi), secondo le stime è destinato a «produrre uno sviluppo dell’occupazione diretta in porto e nell’indotto pari a oltre 8mila addetti in funzione di una crescita di traffico di un milione di teu nel periodo fra il 2026 e il 2030» (e ciò guardando solo al settore container). Stando ad una valutazione allargata a tutte le attività portuali, viene citato uno studio di Prometeia per il quale, in virtù degli investimenti in atto nelle nuove infrastrutture, «i porti di Genova e Savona entro il 2030 dovrebbero produrre un’occupazione diretta e indotta pari a 37mila posti di lavoro».
Occhi puntati anche sul fatto che i dati dell’ultimo mezzo secolo attestano che «l’effetto moltiplicatore dei traffici sull’occupazione tende a essere sempre più accentuato». Basta guardare i numeri: nel 1975 – viene evidenziato – il porto di Genova “movimentava” 25 milioni di tonnellate di merce e mezzo milione di passeggeri, con una occupazione fra diretta e indotta di 15mila addetti. Vent’anni più tardi: con 35 milioni di tonnellate e 1,2 milioni di passeggeri l’occupazione era balzata a 25mila addetti. Quest’anno: con 52 milioni di tonnellate e 2,5 milioni di passeggeri, l’occupazione supera quota 65mila di cui 11.500 diretti in banchine e terminal. E tutto questo, viene sottolineato, «senza tenere conto dell’intero sviluppo della logistica indotta (autotrasporto, ferrovie, inland terminal, grandi aziende di logistica) direttamente dipendenti dal porto.

Gianluca Croce, presidente di Assagenti
Il messaggio che Assagenti lancia tramite il presidente Gianluca Croce è semplice: specialmente «nell’ottica di uno spostamento dei traffici verso un Mediterraneo nuovamente centrale per l’interscambio mondiale», il porto risulta «un eccezionale incubatore di occupazione e quindi di futuro per i giovani: è indispensabile che si realizzi un coordinamento sempre più stretto fra famiglie, scuola, mondo del lavoro, formazione e comunità marittimo-portuale».
«La sfida che viene lanciata da Genova – afferma Croce – è una sfida per il futuro dell’intero Mediterraneo. È venuto il momento di sperare nel futuro, ma anche di rimboccarsi le maniche per lavorare affinché anche le aree più travagliate di questo mare possano puntare verso un rilancio nel silenzio delle armi».