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NOMINE AUTHORITY

Il Capitano va alla guerra: Salvini firma per i primi tre presidenti

Sono Pisano (La Spezia), Mastro (Bari) e Rizzo (Messina). Ancora un colpo di scena, cosa c'è dietro

Il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini (a destra) durante il sopralluogo al cantiere della Darsena Europa a Livorno: a sinistra Davide Gariglio, commissario straordinario dell’Authority livornese: è venerdì 10 ottobre 2025

LIVORNO. Alle sei della sera, anzi un po’ prima, dal quartier generale del ministero delle infrastrutture mettono online qualcosa che suona come un po’ meno di una “dichiarazione di guerra” ma parecchio di più uno schiaffo:  è l’annuncio che il vicepremier-ministro Matteo Salvini «ha firmato i decreti che nominano tre nuovi presidenti in altrettante Autorità di Sistema Portuale. Come anticipato dalla testata online genovese “ShipMag” già da giorni, i tre commissari ora tramutati con un colpo di bacchetta ministeriale in presidenti sono:

  • Francesco Mastro: presidente dell’Authority di Bari-Brindisi (Mare Adriatico meridionale), che ha competenza anche sugli scali di Manfredonia, Barletta, Monopoli e Termoli;
  • Francesco Rizzo: presidente dell’Authority di Messina (Stretto), che si occupa anche degli scali di Milazzo, Tremestieri, Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Saline;
  • Bruno Pisano: presidente dell’Authority di La Spezia e Marina di Carrara (Mar Ligure orientale).

Nel giorno in cui la commissione di Palazzo Madama  dà alla premiata ditta Salvini & Rixi – cioè la Lega in purezza – la sberla bis con il secondo appuntamento mandato a vuoto (e dunque impedendo di seguire l’iter burocratico normale), ecco che il capo del Carroccio intuisce che non può star lì ad abbozzare come se nulla fosse accaduto. E prima che finisca la giornata di un giovedì tale da consacrarne lo smacco, pianta la contromossa. Stavolta niente dichiarazioni roboanti a mezzo tg, tre belle firmette e il gioco è fatto. Come dire: anch’io sono sul ring. In questa nomine-story che pare un fumettone, l’ennesimo colpo di scena è servito.

Così parlò il ministro a Livorno

Del resto, il ministro lo aveva detto a Livorno, senza tanti giri di parole in politichese, in occasione del sopralluogo alla maxi-Darsena che verrà: o i commissari danno questo benedetto parere o la nomina la faccio io ugualmente, e nessuno mi venga a dire che non li ho aspettati. Detto in sintesi, questo era l’aut aut. Ripetuto dal viceministro Edoardo Rixi poco più tardi (anche se lui aveva usato toni ultimativi già a luglio dicendo, inutilmente, che prima delle ferie eccetera).

Salvini è stato (quasi) in linea con quel che aveva detto nell’intervista alla Gazzetta Marittima durante la visita nel porto di Livorno. A cominciare dal “chi”: la squadra è quella e non si cambia, aveva sottolineato e i tre nomi di Bruno Pisano, Francesco Mastro e Francesco Rizzo lo confermano in pieno.

DALL’ARCHIVIO/1: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui il ministro Salvini minaccia di avicare a sé la nomina dei presidenti delle Autorità di Sistema se la commissione tarderà ancora a esprimere il parere

DALL’ARCHIVIO/2: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui si segnala lo sblocco della lunga paralisi dei lavoori in commissione: il parere viene messo in calendario per martedì 21 ottobre

DALL’ARCHIVIO/3: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui si spiega lo “schiaffo” della commissione del Senato: annullata in extremis la seduta che doveva dare il via libera alle nomine dei presidenti

Il quartier generale del ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Rima, zona Porta Pia

Dopo 183 giorni di ritardo, solo un piccolo slittamento

Oltre ai nomi, i tempi. I decreti-strappo sono arrivati non «la prossima settimana», come preannunciato, bensì quella dopo. Però è praticamente un niente rispetto ai 183 giorni di attesa – sei mesi filati che cadono il 24 ottobre – da quando, caso Genova a parte, il ministro ha avviato l’iter trovando le intese in quattro e quattr’otto. Anche – e anzi forse soprattutto – con i governatori del centrosinistra: è la ragione per cui il viceministro Rixi si era mosso per tempo, offrendo proprio a Livorno, una sorta di spazio di confronto pragmatico per evitare che il fatto di avere a Roma un governo di destra e in cinque regioni i presidenti di centrosinistra non bloccasse tutto in un groviglio di guerriglia. Avete sentito volare una mosca in tutto questo caos che ha messo in naftalina per sei mesi l’intera portualità made in Italy? Eppure in Parlamento e nei talk show ci si accapiglia sulla qualunque, anche un po’ a vanvera. Ma sulla portualità, calma british: solo un mugugno delle parti sociali all’inizio, poi neanche quello.

Il bello di tutta questa storia è che a sparargli contro è il fuoco amico, il ministro Salvini l’ha capito e il contrattacco è mirato: Forza Italia. Tradotto: contro Fratelli d’Italia non c’è partita, hanno il potere con la presidente del consiglio che cerca di coprire tutte le parti in commedia (da europeista responsabile a trumpiana di ferro, da Colle Oppio a Cernobbio) e hanno un consenso elettorale che sembra inox a dispetto anche di “amichettismi” e pateracchi. L’unica strada è prendersela con Forza Italia: che ha spazio politico (il moderatismo conservatore, un po’ di vecchia Dc) ma non ha tantissimi voti più della Lega.

Salvini lo stratega: nel mirino Forza Italia

Prima di tutto dividerli i due alleati-rivali: staccare Forza Italia dal ruolo di migliore amico di Fratelli d’Italia e poi giocarsela. È quel che vuol dire quando sottolinea: «Ho le nomine di parecchi presidenti di porti ferme in commissione al Senato e siamo incagliati da mesi per scelta politica di uno dei partiti della maggioranza, non mia né del presidente del Consiglio». Tradotto: Giorgia Meloni sta con me. Di più: «Essere attaccati dalle opposizioni ci sta, ma essere infastiditi da chi non è all’opposizione ci sta di meno». Conviene a questo punti guardare a un aspetto: le commissioni che devono esaminare le nomine dei presidenti di Autorità di sistema portuale sono guidate da un meloniano (Deidda) alla Camera e da un forzista (Fazzone) al Senato. Quella della Camera, magari a rilento ma il voto alla fin fine l’ha espresso; quella del Senato, no. E non è guidata da mano inesperta: Claudio Fazzone, senatore forzista di lunghissimo corso a aprile festeggerà i primi vent’anni in Parlamento. Non sarà la “pistola fumante”, e nemmeno la “prova regina” ma a furia di indizi, si sa…

Attenzione, non sfugga il fatto che Salvini ne ha nominati tre, cioè non tutti quelli in attesa. L’ha fatto per evitare di sganciare la bomba atomica tutta in una volta: poi sarebbe rimasto senza munizioni. La prossima settimana altre tre nomine, e via così. Per capirci: il ministro cerca in prima battuta un negoziato (magari aspro) più che una guerra in campo aperto. Mettere una forte pressione e al tempo stesso non sparare tutte le cartucce.

Davide Gariglio, in ballo da aprile come presidente in pectore dell’Autoroià di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale: dall’11 giugno scorso ne è commissario straordinario, prima o poi potrà contare su un segretario generale di fiducia e su un comitato di gestione

In ordine cronologico, ma anche un po’ no

Ma, giusto nella visita a Livorno, il ministro aveva annunciato che le nomine sarebbero arrivate in ordine cronologico. La Gazzetta Marittima l’ha controprovato, date dei provvedimenti alla mano: togliamo dal mazzo i casi del tutto particolari di Trieste e di Genova, il primo round in cui il ministro fa partire l’iter è datato 24 aprile: chiede al presidente della Regione coinvolta l’intesa anche su Francesco Benevolo per Ravenna, Giovanni Gugliotti per Taranto e Davide Gariglio per Livorno-Piombino, però restano nel cassetto. Il nome di Bruno Pisano, acclamato a furor di porto per La Spezia, finisce fra i primi tre nominati ma era venuto dopo (6 maggio). Idem quando provvisoriamente, visto che non si riesce a farli presidenti, almeno li si invia come commissari: è l’11 giugno e anche qui ci sono Benevolo, Gugliotti e Gariglio. Il nome di Bruno Pisano si aggiunge l’indomani, quello di Mastro il 17.

Giusto per amor di puntualizzazione: mal di poco se la differenza dovesse essere di appena qualche giorno, ma in questa vicenda tormentata basta un niente per finire infilzati peggio d’un san Sebastiano. Comunque, a dirla tutta quel che conta è un’altra cosa: che la portualità possa davvero ripartire con la “squadra” di vertice al completo in ciascuna delle realtà portuali. Del resto, non ha forse detto proprio il ministro che gli esperti pronosticano una rilevante crescita dei traffici nel futuro prossimo? Trent’anni fa è stata la riforma del ’94 a dar vita a un assetto decisionale che ha fatto fare ai porti made in Italy un balzo in avanti: e ora?

Questi restano ancora in attesa

Dunque, fosse stato davvero rispettato l’ordine cronologico, nella lista dei primi tre doveva comparire Davide Gariglio sulla ruota di Livorno-Piombino con il “bollo tondo” sul foglio che gli dà i galloni da presidente. Ecco chi resta ancora in attesa.

  • Davide Gariglio per Livorno-Piombino (Mar Tirreno settentrionale)
  • Paolo Piacenza per Gioia Tauro (Mar Tirreno Meridionale e Ionio)
  • Raffaele Latrofa per Civitavecchia (Mar Tirreno Centro-Settentrionale)
  • Eliseo Cuccaro per Napoli-Salerno (Mar Tirreno Centrale)
  • Giovanni Gugliotti per Taranto (Mar Ionio)
  • Matteo Gasparato per Venezia (Mar Adriatico Settentrionale)
  • Domenico Bagalà per Cagliari (Mar di Sardegna)
  • Francesco Benevolo per Ravenna (Mar Adriatico Centro-Settentrionale).

A complicare il match c’è anche un’altra spinta che sbatacchia questo parallelogramma delle forze: Fratelli d’Italia sente di avere l’onda lunga dalla sua e vorrebbe “ispirare”, diciamo così, di buona parte dei segretari generali. Se il presidente dell’istituzione portuale genovese, Matteo Paroli, se n’è saltato fuori sottolineando che la responsabilità di proporre la nomina del proprio braccio destro è in mano al presidente (che la presenta in comitato di gestione), punto e basta, significa che il pressing  presumibilmente si sente, eccome se si sente. Fa meraviglia? Basterebbe ricordare che all’inizio del decennio scorso, all’Authority Livorno l’allora presidente Giuliano Gallanti fece fuoco e fiamme per ottenere il dirigente ministeriale romano Massimo Provinciali come segretario generale contro i voleri del Pd locale…

Nel frattempo, il ministro Salvini cerca sponda al di fuori del recinto delle stanze di partito: lascia da parte le sguaiataggini e indossa una grisaglia ministeriale-istituzionale per insistere sul fatto che queste tre nomine erano indispensabili per completare «un passaggio istituzionale fondamentale per la governance dei rispettivi scali marittimi» e, con tale triplice mossa, il ministro ha a cuore «l’attenzione verso il rafforzamento strutturale del sistema portuale italiano, fulcro della logistica, dell’interscambio marittimo e della competitività internazionale del nostro Paese». Anzi, confermando che sono chiacchiere quando si dice che i commissari hanno sono uguali ai presidenti perché in realtà i presidenti sono più uguali degli altri.

Il Capitano senza felpa: in grisaglia di lotta e di governo

In effetti, – così parlò il ministero – è adesso con le nomine dei presidenti che «le tre Autorità di Sistema Portuale potranno ora proseguire con piena legittimità nel mandato quadriennale, definendo indirizzi strategici e implementando i piani operativi nei rispettivi ambiti territoriali, grazie a una governance stabile e rinnovata». Detto tra parentesi, se pensate che sia finita qui vi sbagliate: non è più solo il ministero ma anche «il governo» a ribadire «l’impegno a garantire che tutti gli enti portuali del Paese possano operare al meglio, per evitare paralisi amministrative e favorire la massima efficienza del settore».

Il ticket Salvini-Rixi si fa forte soprattutto di una cosa: è stata sdoganata l’idea che, dopo la “riforma della riforma” firmata dal centrosinistra con Graziano Delrio, anche il centrodestra non possa fare a meno di lasciare il segno con la sua “riforma della riforma della riforma”. Ricordiamoci che si sta parlando di come governare i porti, cioè le infrastrutture che hanno in mano un bel pezzo della competitività del nostro export e comunque un ingranaggio che genera cifre a 10-11 zeri di valore aggiunto e robuste percentuali di Pil. Presenteranno un accentramento dei poteri su Roma (chissà cosa come si agiterà il “titolo quinto” sulla materia costituzione di competenza concorrente): più potere che soldi, quelli nella futura “Porti d’Italia spa” li metteranno probabilmente i privati. E sarà un affare rilevante quanto la conquista di Mediobanca. Ma questa è già un’altra storia.

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
23 Ottobre 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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