Per difendere la pace…

La Portaerei Cavour
Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma.
E sembra che quel principio sia oggi più che attuale: tanto che – si legge – la stessa Germania, che pure dalle guerre ha sofferto lacrime e sangue, sta riarmandosi con l’obiettivo prossimo di tornare ad essere la seconda potenza militare al mondo, dopo gli Usa e prima di Cina e Russia. La stessa Unione Europea, che ha sempre infarcito i suoi programmi di sviluppo con il refrain della pace, sta riarmandosi per superare quello che oggi viene definito con disprezzo globale il suo status: una tigre di carta.
E l’Italia? D’accordo, per unanime volontà – europea ed occidentale in senso lato – sta cercando di darsi una mossa, con un progressivo, anche se ridotto aumento delle spese militari. Fincantieri per prima e il consorzio internazionale Leonardo hanno già buone radici. Ma ci sono indiscrezioni che rivelerebbero progetti molto impegnativi: come quello che si è lasciato scappare l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore, il Cavour, che può vantare un armamento significativo, compresi i caccia da superiorità aerea F-35B (una dozzina, acquistati dagli Usa). Ma il suo principale limite, secondo Credendino, è l’autonomia della nave, che è sufficiente per missioni brevi in Mediterraneo ma non oltre. Se però l’Italia vuol difendere anche le sue rotte commerciali extra-Mediterraneo, che stanno diventando sempre più determinanti per la nostra economia, il Cavour ha il fiato troppo corto, mentre una più grande portaerei a propulsione nucleare sarebbe l’optimum. Ce l’hanno già, come noto, sia gli Usa, sia la Russia e la Cina, sia – per fermarci all’Europa – la Francia e la Gran Bretagna, che oggi economicamente parlando sembrano star peggio di noi.
Un sogno nei cassetti di Credendino, una velleità destinata a rimanere utopia, un piatto servito caldo alle opposizioni del governo che già contestano gli aumenti graduali delle spese militari?
Di ritorno al nucleare in Italia si parla ormai apertamente, ma i tempi – per le centrali di ultima generazione, molto più sicure e performanti – non sono brevi. L’amico Credendino dovrebbe in ogni caso avere ancora molta pazienza.
A.F.