Nel “cuore supercaldo” di Toscana il record mondiale di perforazione geotermica
Al conclave dei super tecnici in Islanda il caso di Larderello fa scuola

Intervento di Marco Consumi al summit irlandese
LARDERELLO (Pisa). Si chiama “Superhot Geothermal Summit” e, nell’ambito dell’ “Assemblea del Circolo Polare Artico 2025”, ha richiamato ne svoltosi in questo mese di ottobre nella capitale islandese Reykjavik il meglio del know-how internazionale. Anche il sapere geotermico toscano si fa valere, avendo ormai da lunghissimo tempo acquisito un rispetto tale da poter fare scuola nel mondo e tracciare la rotta lungo le frontiere dell’innovazione e della sostenibilità.
Stavolta è stato Marco Consumi, responsabile innovazione del settore per conto di Enel, a intervenire al “conclave” dei massimi studiosi di geotermica. Occhi puntati sul rebus della perforazione ad altissime temperature con il “Descramble Project”. Dopo la celebrazione di poche settimane fa presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, con la consegna da parte di Enel Green Power della “carota” del pozzo geotermico denominato “Venelle 2”, in zona Monterotondo Marittimo, l’euro-progetto “Descramble” torna ad avere un ruolo da protagonista.
Messo in pista dieci anni fa, ha lo scopo di «dimostrare la possibilità di perforare in sicurezza ambienti geotermici ad elevata temperatura – viene messo in risalto dal quartier generale di Enel – raggiungendo l’orizzonte K, noto in campo scientifico come sede potenziale di condizioni termiche elevate e non investigate prima nell’attività geotermica». Obiettivo scientifico: sviluppare e testare nuovi materiali e metodi per la perforazione. A quanto si apprende, il progetto, ha dato «risultati soddisfacenti in linea con le finalità del progetto». Tutti questo è stato messo al centro della relazione di Consumi, che ha ripercorso con dovizia di dettagli le caratteristiche principali del “Descramble” nei suoi aspetti di innovazione.

Progetto geotermico Descramble
È da segnalare fra le cose di maggior rilevanza, ad esempio, che «la temperatura dell’Orizzonte K durante la perforazione “Descramble” è arrivata «alla soglia dei 515 gradi»: un risultato che «rappresenta la massima al mondo ottenuta in una perforazione geotermica in ambiente idrotermale (non vulcanico)». Nell’occasione – viene spiegato – non furono trovati fluidi supercritici, ma «il progetto costituisce un’importante pietra miliare nella perforazione nelle cosiddette “superhot rocks” per il know how implementato, per lo sviluppo della tecnologia dei pozzi e delle attività di perforazione.
La relazione di Consumi ha mostrato «la complessità di queste operazioni sia dal punto di vista tecnico che economico» segnalando come «seminari, quale questo in Islanda, costituiscano una preziosa opportunità di approfondimenti e cooperazione internazionale tra privato, pubblico, centri di ricerca e accademia, per mettere a fattor comune esperienze, know-how e tecnologie». Tutto questo ha dietro di sé l’intenzione di far sì che il “superhot rocks” geotermico raggiunga «la competitività delle altre tecnologie rinnovabili – prospettiva ritenuta fattibile entro dieci anni – per contribuire alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del pianeta».
All’evento hanno partecipato numerose personalità del mondo accademico e scientifico, nonché delle istituzioni quali il ministro dell’ambiente e dell’energia islandese, Johann Pál Jóhannsson, e l’ambasciatore d’Italia in Norvegia e Islanda, Stefano Nicoletti, che ha portato i saluti del ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica italiano, Gilberto Pichetto Fratin, illustrando «le esperienze italiane nella ricerca e nella coltivazione dell’energia geotermica da fonti ad alta temperatura, di cui l’Italia e la Toscana sono faro in Europa e nel mondo», come è stato ribadito.
Non è una sottolineatura rituale, un po’ acchiappa-applausi: a Larderello e in Toscana Enel Green Power gestisce – viene evidenziato – «il più antico e allo stesso tempo innovativo complesso geotermico del mondo»: conta 34 centrali geotermoelettriche, per un totale di 37 gruppi di produzione, dislocate tra le province di Pisa, Siena e Grosseto. Generano una produzione annua di quasi 6 miliardi di kilowattora: «oltre a soddisfare più del 30% del fabbisogno elettrico regionale e a rappresentare il 70% delle rinnovabili prodotte in Toscana, forniscono calore utile a riscaldare 13mila utenze residenziali, aziende ed esercizi commerciali, 26 ettari di serre (e alimentare un’importante filiera artigianale, agroalimentare e turistica con oltre 60mila visite annue)».
Nel nostro Paese la geotermia è una peculiarità tutta toscana. È qui che è iniziata l’attività per usi chimici avviata nel 1818 da Francesco Larderel, poi conte de Larderel, e successivamente con la produzione di energia elettrica resa possibile dall’accensione delle prime cinque lampadine nel luglio 1904 grazie all’intuizione del principe Ginori Conti (cui seguì nel 1913 l’entrata in esercizio della prima centrale a Larderello).











