Pierburg, in ballo la vendita: i lavoratori chiedono garanzie
Fiom: l’azienda non si inventi contro-assemblee per delegittimare il sindacato

Stabilimento Pierburg con striscione di protesta
LIVORNO. “Meno discorsi, più garanzie”: la protesta degli operai della fabbrica Pierburg Pump Technology Italy appartenente al colosso multinazionale tedesco della difesa Rheinmetall si è concretizzato in uno striscione di protesta affisso davanti allo stabilimento di via Salvatore Orlando. È l’ultimo flash della mobilitazione dei lavoratori, stavolta con lo striscione dei sindacati di fabbrica e della Fiom. Al centro dell’attenzione è la richiesta che ai lavoratori dello stabilimento livornese siano riconosciute «garanzie concrete» dalla capogruppo Rheinmetall relativamente alla «possibile vendita del settore auto, di cui fa parte anche Pierburg».
I lavoratori e il sindacato – è stato sottolineato dai protagonisti della protesta – chiedono alla multinazionale di «chiarire le motivazioni del passaggio societario»: in particolare, viene richiesto a Rheinmetall di «assumersi le responsabilità sociali e industriali della transizione». A tal riguardo, viene ritenuta «urgente» l’apertura di un tavolo di crisi al ministero delle imprese e del made in Italy.
Dal quartier generale della Cgil, il leader dei metalmeccanici Fiom Massimo Braccini preannuncia che «fino a quando non saranno garantiti i diritti e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, sono previste ulteriori iniziative sindacali».
Il dirigente sindacale ha indirizzato all’azienda un atto d’accusa perché, «dopo le assemblee sindacali nello stabilimento Pierburg di Livorno e la proclamazione dello stato di mobilitazione permanente da parte dei lavoratori», la direzione aziendale – viene sottolineato – ha convocato a sua volta «assemblee del personale, per esprimere la propria posizione sulla possibile vendita della divisione automotive e sull’ingresso di un fondo finanziario statunitense». Aggiungendo poi: «Queste riunioni aziendali con i lavoratori non si sono limitate a fornire informazioni: sono state utilizzate per ridimensionare la mobilitazione in corso, rassicurare i lavoratori e mettere in discussione le scelte collettive espresse democraticamente in assemblea sindacale».
Braccini ritiene «del tutto inaccettabile» che l’azienda utilizzi lo strumento dell’assemblea per «sostituirsi al sindacato, provando a orientare l’opinione dei lavoratori e a depotenziare un percorso di lotta legittimo: le assemblee sindacali sono uno spazio autonomo, tutelato e insostituibile». Insomma, l’impresa gestisca pure le proprie funzioni organizzative, ma «non si arroghi il ruolo di interlocutore sindacale alternativo».











