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L’ACCORDO

La simbiosi non riguarda solo Nemo e l’anemone ma anche porto e industria

Livorno: il Comune, l’Asa e la Confindustria firmano il patto sull’esempio danese

Stemma sulla facciata del Comune di Livorno

LIVORNO. La chiamano “simbiosi industriale” e, in certo qual modo, “copia” quanto accade nella natura: organismi che incrociano le loro esistenze appoggiandosi l’uno all’altro per scambiarsi qualcosa di utile reciprocamente. Non è un artificio retorico per far partire l’articolo: se ne è parlato presentando il progetto, sottolineando che «nel mondo industriale la simbiosi diventa principio ispiratore di una nuova economia fondata sulla cooperazione e sul riutilizzo intelligente delle risorse, una delle chiavi della transizione ecologica». Da leggere così: è «un approccio che trasforma gli scarti di un’azienda in risorse per un’altra, valorizzando energia residua, sottoprodotti e materiali di recupero. In questo modo, ciò che prima era “rifiuto” diventa opportunità, generando benefici ambientali, economici e sociali».

Il Comune di Livorno, l’ha messo nero su bianco il patto con l’ex municipalizzata Asaa (acquedotto depurazione fogne) e Confindustria Toscana Centro e Costa (delegazione di Livorno): è un protocollo d’intesa, tre anni di durata, per far decollare «un nuovo modello di sviluppo sostenibile». Con un obiettivo, dicono da Palazzo Civico: trasformare il territorio in «un laboratorio di simbiosi industriale, dove imprese, istituzioni e mondo della ricerca collaborano per costruire un’economia più circolare, efficiente e innovativa».

Le azioni da intraprendere: una sinergia per:

  • ottimizzare i processi industriali, migliorare la logistica e il trasferimento di conoscenze generando vantaggi in termini di sviluppo sostenibile del territorio;
  • attivare percorsi di simbiosi industriale («con il sistema produttivo locale o con attrazione di nuovi investimenti») puntando all’obiettivo del ciclo produttivo a circuito chiuso;
  • favorire il dialogo e le sinergie possibili tra gli attori coinvolte dalle iniziative;
  • coinvolgere la cittadinanza, le imprese e tutti gli attori locali nel processo di attuazione del progetto “Simbiosi Industriale”;
  • creare nuovi percorsi virtuosi di collaborazione tra aziende, enti e altre parti interessate per creare reti di simbiosi e condividere le migliori pratiche.

Con quali soldi? Intanto, con un versamento annuo di 15mila euro (totale 45mila euro in tre).  Come anticipato, il progetto era stato illustrato in anteprima alla “Biennale dell’Acqua e del Mare” nel maggio scorso: ora – si annuncia da parte del municipio – entra nella fase operativa. I tre soggetti si sono suddivisi i compiti:

  • Asa selezionerà un professionista di riconosciuta esperienza al quale «affidare la realizzazione di uno studio approfondito». Tema: la “mappatura delle aree portuali e retro-portuali per disegnare nuovi scenari di simbiosi a geometrie variabili da porre alla base delle politiche di reindustrializzazione di Livorno con una visione strategica di lungo periodo”.
  • Confindustria si è impegnata a mettere a disposizione nella propria sede lo spazio dove questo professionista incaricato da Asa spa svolgerà la propria attività.
  • Il Comune metterà a disposizione le proprie competenze e professionalità interne per la attività di informazione (e il conseguente eventuale coordinamento dei procedimenti amministrativo/burocratici necessari per il prosieguo delle attività definite dal protocollo).

Presentando il progetto, è stato fatto rilevare che questo modello di cooperazione è «già consolidato in diversi Paesi europei»: punta a «ridurre sprechi, emissioni e costi di gestione» e, al tempo stesso, a incentivare «nuove occasioni di crescita, innovazione e competitività». Secondo quanto sottolineato a Palazzo Civico, con la firma dell’accordo il Comune di Livorno si candida ad essere «punto di riferimento per la simbiosi industriale in Toscana, un luogo dove la collaborazione tra pubblico e privato diventa il motore della transizione verde e di una nuova economia delle relazioni».

Queste le parole del sindaco livornese Luca Salvetti: «La firma di questo protocollo rappresenta un primo, concreto passo verso una transizione ecologica reale e fruibile, che rafforza la sostenibilità del nostro territorio e apre nuove opportunità per imprese e cittadini. L’Amministrazione Comunale ha costruito in questi anni, e siamo il primo Comune italiano a farlo, un quadro complessivo: una sorta di “cassetta degli attrezzi” ideando il piano di azione della transizione ecologica. Tutti e tre i soggetti firmatari  possono concorrere allo sviluppo del territorio, ma con un riferimento all’economia più circolare, efficiente e innovativa».

Questo l’appello di Piero Neri, presidente della delegazione di Livorno di Confindustria Toscana Centro e Costa: richiama l’attenzione dei decisori su un tema che potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo dello sviluppo economico della città di Livorno. «La reindustrializzazione concreta con infrastrutture strategiche finalmente cantierabili e una politica portuale-logistica coerente con i corridoi delle reti di Trasporto Trans-europee (Ten-T) deve essere messa al centro dell’agenda di governo dei prossimi anni». La parola chiave – innovazione –  trova così nella transizione energetica e nella economica circolare due ponti verso il futuro, capaci di proiettare Livorno al centro di una nuova politica industriale capace di stimolare nuove imprese e servizi ad alto valore aggiunto, con ricadute positive su salari e produttività.

Ecco la dichiarazione di Stefano Taddia, presidente di Asa: «L’azienda pone al centro delle sue politiche industriali la sostenibilità intesa nel senso più ampio, quindi ambientale, ma anche sociale, economico. Devo dire che la simbiosi industriale sposa perfettamente questa sensibilità: risponde non solo alla necessità di rispetto dell’ambiente, ma anche all’esigenza di reperire risorse che scarseggiano, dunque diviene necessario attingere agli scarti e trasformarli». Aggiungendo poi: «L’idea che ci ha spinto a firmare il protocollo è quella di lavorare per dare al nostro territorio una opportunità di crescita dal punto di vista dell’innovazione, dal punto di vista della sostenibilità, della transizione, diventando un posto migliore dove fare industria con vantaggi di crescita sociale per tutti». Taddia ricorda che l’Asa ha «una lunga esperienza in tema di simbiosi»: a tal proposito, cita il progetto Asa Solvay di Arethusa che risale al 2002 ed è una simbiosi industriale perfetta con il riuso delle acque. In 20 anni circa cinquanta milioni di metri cubi di acque che vengono dalla depurazione sono state usate dalla Solvay salvaguardando le falde».

La presentazione del progetto di simbiosi targato Livorno è stata anche l’occasione per guardare a chi questa esperienza l’ha vissuta davvero. «L’esempio di come la simbiosi industriale possa tradursi in un potente motore di sviluppo sociale ed economico – viene spiegato – arriva dalla Danimarca: a Kalundborg, già dagli anni ’60, è stato avviato un progetto di simbiosi industriale che oggi rappresenta un modello di riferimento e ha trasformato la città portuale in un motore di sviluppo regionale».

In che modo? Prese forma «la prima rete di scambi di acqua, materiali ed energia: un vero e proprio network di imprese che, sostenuto inizialmente dalla volontà e dalla visione dei suoi stessi imprenditori, scelse di fondare la propria collaborazione sul principio della simbiosi industriale». È nata mettendo al centro la questione dell’approvvigionamento idrico, ma poi tale collaborazione «si è progressivamente evoluta fino a includere lo scambio di materiali e risorse energetiche».

A questo punto, «partendo dalla semplice logica della circolarità», aziende come Abb, Novo Nordisk, Saint Gobain, Boehringer Ingelheim hanno «trasformato una piccola cittadina costiera in una delle aree dove si crea il più alto valore aggiunto della Danimarca». È stato ricordato che la sola Novo Nordisk che produce semaglutidine, il farmaco antiobesità, ha oggi «un valore superiore a 500 miliardi, il più alto d’Europa dopo il sorpasso su Louis Vuitton».

Pubblicato il
29 Ottobre 2025

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