Da fabbricante di mine a sminatore: la conversione di Vito raccontata giovedì 6 a Livorno

Vito Alfieri Fontana
LIVORNO. La sua incredibile vita divisa in due metà l’ha raccontata nel libro “Ero l’uomo della guerra”, scritto in collaborazione con il giornalista di “Famiglia cristiana” Antonio Sanfrancesco e pubblicato da Laterza. Nella prima parte è un brillante ingegnere che aveva successo con la sua azienda di famiglia: peccato che producesse mine anti-uomo, dal ’77 al ’93 ne ha disseminate più di due milioni nel mondo. Finché un bel giorno il figlio di otto anni vede un opuscolo in cui si reclamizzano i prodotti dell’impresa che il padre e il nonno hanno in mano, gli fa un sacco di domande e, al tirar delle somme, con tutta la spietatezza dei ragazzini gli piazza una domanda ineludibile: «Babbo, ma tu sei un assassino?».
La presa di coscienza è il terremoto esistenziale di chi fino a quel momento aveva guardato i prodotti aziendali appunto solo come prodotti: di successo se mutilavano o uccidevano. Prendere una decisione drammatica per un imprenditore con moglie e figli: chiudere tutto e ricominciare un’altra vita daccapo. Impegnandosi dalla parte di chi le mine anti-uomo le combatte: nella mobilitazione delle coscienze ma anche personalmente andando a fare lo sminatore per organizzazioni umanitarie.
È una storia straordinaria, quella di Vito Alfieri Fontana: giovedì 6 novembre alle 17 è a Livorno, all’auditorium di Villa Henderson del museo provinciale di storia naturale (via Roma 234) per parlarne. L’iniziativa è firmata, oltre che dal museo cha la ospita, dall’Anppia, dalla Provincia di Livorno, dalla Cgil, dall’Arci e dall’Arcigay.
«È una vicenda drammatica che in tempi di riarmo e di rinnovato spirito bellico – affermano gli organizzatori presentando l’iniziativa – fa riflettere e interroga ciascuno sulle responsabilità dei singoli rispetto ai fatti della storia».











