Biennale del Mare, ecco la squadra che la organizzerà in futuro
Alla prima edizione del maggio scorso i visitatori sono stati 35mila

Arcobaleno alla Terrazza Mascagni
LIVORNO. “Blu Livorno”, la Biennale del Mare e dell’Acqua che nel maggio scorso ha vissuto la prima edizione, ora ha una sua “squadra”. L’hanno chiamata “Comitato della Biennale” ed è composta così. Nel consiglio direttivo: oltre al sindaco livornese Luca Salvetti, Stefano Taddia, Nicola Falleni, Leonardo Gonnelli e Maria Luisa Massai. Nella commissione organizzativa tecnico scientifica: la responsabile organizzativa generale è Barbara La Comba, il responsabile della logistica di expo e villaggio è Andrea Pardini, la responsabile dei rapporti con il mondo scientifico è Anna Maria De Biasi, la responsabile rapporti istituzionali è Katia Le Rose, il responsabile della comunicazione è Gabriele Benucci, la responsabile del settore finanziario è Gianna Somigli, il responsabile dei rapporti con associazionismo è Mario Lupi.
Come si vede, il comitato è strutturato con un consiglio direttivo presieduto dal sindaco e con una commissione tecnico-scientifica dedicata: quest’ultima – è stato segnalato – ha «il compito di tradurre la visione strategica in un programma ricco e articolato». È stato precisato che tutti i componenti del Comitato della Biennale svolgono le loro funzioni gratis.
La sala delle cerimonie di Palazzo Civico a Livorno ha ospitato la presentazione del team che guiderà le prossime edizioni della Biennale Blu Livorno. Con un obiettivo: fare il bis del successo della prima edizione che, secondo quanto riferito, «ha registrato 35mila presenze». All’iniziativa erano presenti il sindaco Luca Salvetti e i partner fondatori: Asa, Fondazione Goldoni, Fondazione Lem e Consorzio Cibm.
Vale la pena di aggiungere che il Comitato della Biennale ha una segreteria con compiti di supporto tecnico-organizzativo: è collocata all’interno del Comune di Livorno. Così come direttamente il municipio labronico ha in mano la gestione delle risorse finanziarie («anche eventualmente tramite soggetti appositamente incaricati»).
È questa la partenza per la macchina organizzativa del secondo (2027) e del terzo round (2029) annunciando che l’evento è «destinato a crescere in dimensioni e ambizione».
A Palazzo Civico gli amministratori livornesi, e in particolare il sindaco, tengono a sottolineare che nello statuto costitutivo emergono «spunti innovativi che delineano una manifestazione unica nel suo genere, un vero e proprio laboratorio di pensiero e azione sui temi cruciali della blue economy, della sostenibilità e della cultura marina». A cominciare dal fatto che la Biennale si mette in vetrina come «modello di collaborazione pubblico-privato, che unisce competenze diverse e complementari». E qui il riferimento è a:
- il rigore scientifico del Cibm per la salvaguardia e lo studio del mare;
- la competenza e esperienza tecnico-ambientale di Asa sul tema acqua;
- la forza promozionale e culturale delle fondazioni Goldoni e Lem.
Dal documento costitutivo emerge la volontà – è stato messo in risalto – di dare alla Biennale «una vocazione fortemente proiettata al di là dei confini locali». Ad esempio, viene fatto rilevare che «tra le finalità dichiarate spiccano:»
- la creazione un dialogo con l’Europa;
- il coinvolgimento delle città costiere italiane e del bacino del Mediterraneo per un confronto sulle politiche comuni;
- la creazione di connessioni con altri grandi eventi internazionali focalizzati su ambiente, costa, mare e acqua.
La Biennale, cioè, mira a confermare il doppio binario che ha caratterizzato la prima edizione: un appuntamento fisso non solo per il grande pubblico («con eventi divulgativi, spettacoli e intrattenimento») ma anche per addetti ai lavori, ricercatori e istituzioni («grazie a un palinsesto di eventi scientifici specialistici»).
Queste le parole del sindaco Luca Salvetti: «Fin dalla preparazione della prima edizione della Biennale ci siamo resi conto che serviva un’organizzazione completamente diversa, una strutturazione precisa del lavoro per la Biennale. Il protocollo servirà a capire chi fa cosa. Il consiglio direttivo deciderà le linee di sviluppo della Biennale e avrà il compito di dare forza alla commissione tecnico-scientifica che sarà l’anima del lavoro concreto».











