La sostenibilità (anche sociale) e la resilienza sono uno stile di governo
Gariglio: pochi soldi, bisogna discutere. Satta: il metodo di Livorno fa da apripista

Davide Gariglio all’incontro in Fortezza Vecchia
LIVORNO. La sostenibilità, tanto sociale quanto ambientale, così come la resilienza non sono più optional, un po’ di cacio sui maccheroni tanto per abbellire il menù: come è stato detto nell’ultimo incontro organizzato dall’Authority in Fortezza Vecchia sono «ormai diventati fattori cruciali per misurare la competitività di un porto o di un sistema portuale». Non solo: non è una aggiunta extra alla quale si provveda dall’alto una tantum e vai, può essere «un reale vantaggio competitivo» solo se è il modo d’essere della comunità marittimo-portuale. Insomma, se c’è «il concreto supporto delle imprese e degli operatori portuali».
Lo spiegherà bene, durante il seminario, il prof. Giovanni Satta (Università di Genova), questo «ruolo pionieristico» assunto dall’Authority labronica di Palazzo Rosciano: prevedendo il “bilancio di sostenibilità”, l’Autorità di Sistema si è posta come obiettivo «non quello di redigere un ulteriore documento di contabilità, ma di costruire assieme alla comunità portuale una visione di lungo periodo che sopravviva alle sfide congiunturali». “Pionieristico”, sì: è «uno dei primi enti in Italia ad avere l’idea di introdurre qualcosa che non era obbligata a fare per legge», dice lo studioso. Questo “qualcosa” è la percezione dei portatori di interessi relativamente ai temi ambientali, sociali, economici e di governance più rilevanti per il futuro del sistema portuale.
Chissà, potrebbe diventare uno nuovo stile di governo, questo che ha sperimentato il numero uno dell’Authority livornese, Davide Gariglio, a neanche un mese dalla firma del decreto che gli ha affidato (finalmente) i galloni di presidente. Nell’antico fortilizio mediceo ha chiamato a raccolta l’arcipelago di soggettività che fanno parte della comunità che ruota attorno a darsene e navi, gru e banchine. Scopo: riprendere il filo della discussione sull’aggiornamento del “bilancio di sostenibilità” redatto per la prima volta nel 2022. Cioè: quel modo di tirar giù i conti che non ficca sotto il tappeto i costi esterni come le condizioni ambientali, la qualità dei rapporti con i lavoratori, il riflesso sulla città tutt’attorno.
In apertura di convegno è il presidente Davide Gariglio a dare le coordinate di un nuovo approccio che guarda all’Autorità di Sistema come qualcosa che «non è un’azienda privata bensì un pezzo dello Stato e l’espressione di una comunità». Ne consegue: per arrivare alle decisioni non ci sarà un’assemblea generale per ogni deliberina ma si punta sulla «partecipazione attiva alla formazione dei processi decisionali». Aggiungendo poi: «L’istituzione portuale – parole di Gariglio, queste – ha senso solo e soltanto se dietro di sé ha i terminalisti, i servizi tecnico-nautici, le imprese portuali, i servizi di interesse generale. Vorrei che quello del confronto partecipato fosse un metodo da utilizzare stabilmente e in modo continuativo per tutti gli ambiti operativi dell’ente».
Nasce da qui la volontà in base alla quale Gariglio ha annunciato “gli stati generali dei porti”. Partendo da una constatazione che non è affatto un “volemose bene”: troppo esigue le risorse economiche in cassa per riuscire a far fronte a tutte le esigenze di ammodernamento infrastrutturale dei porti del sistema che comprende Livorno, Piombino e gli scali minori delle isole: «Vogliamo far sedere tutti intorno al tavolo e discutere delle priorità che andranno a definire le strategie operative dell’ente portuale di qui ai prossimi quattro anni», spiega il numero uno di Palazzo Rosciano.
È da segnalare che nel “bilancio di sostenibilità” del 2025 verrà realizzata una sezione ad hoc sugli impatti predittivi delle grandi opere di infrastrutturazione, a cominciare dalla Darsena Europa: è stata definita come “punto di svolta” del sistema portuale nazionale. «A giudizio di Satta, analizzarne gli scenari di sostenibilità «non è un mero esercizio di retorica ma una valutazione che riguarderà l’avvenire» (l’opera sarà completata nel 2030). L’obiettivo – si afferma – non è quindi soltanto quello di costruire una infrastruttura funzionale ed efficiente sotto il profilo trasportistico ma anche sostenibile e atta a generare ritorni positivi per la comunità locale.
Nel corso dell’incontro è stata presentata anche una bozza del “piano di resilienza”: si tratta di «una prima riflessione sistematica sull’esposizione delle infrastrutture portuali agli eventi avversi climatici». il gruppo di lavoro della società di analisi Tim10, coordinato dallo stesso Satta, ha assistito gli operatori portuali e le imprese, consegnando dei questionari da compilare e guidandoli nella lettura dei principali temi di sostenibilità. I risultati? Verranno presentati e discussi in un evento pubblico specifico: in agenda la prossima primavera per farne oggetto di confronto con la comunità portuale.











