Fondo esodo portuali: qualcosa si sblocca al tavolo del ministero
Schiarita con il vice di Salvini dopo che sindacati e imprese fanno fronte comune

La riunione del ministero delle infrastrutture con Rixi e sindacati su fondo esodo portuali
ROMA. Per quanto possa sembrare strano, in realtà non è così incredibile che alla protesta delle organizzazioni Cgil Cisl Uil di categoria si siano unite le organizzazioni datoriali Assiterminal, Ancip, Uniport e Assologistica: nel mirino l’esigenza di concretizzare l’istituzione del fondo di accompagnamento all’esodo anticipato dei lavoratori portuali: è «da cinque anni» che nei porti si sta aspettando che si traduca in realtà operativa «quanto sottoscritto nel rinnovo del contratto collettivo e previsto dalla legge», dicono i sindacati.
Adesso però sembra che un qualche spiraglio vi sia: perlomeno qualcosa si è mosso. È accaduto con la riunione al tavolo davanti Edoardo Rixi, vice del ministro Matteo Salvini e di fatto plenipotenziario sul fronte dei porti: ha cercato di prendersi finalmente in mano la patata bollente dopo aver «preso atto» che il pressing vedeva oltretutto sindacati e imprenditori insieme. Una svolta evidentemente decisiva se è vero che, per quanto su alcuni aspetti le posizioni restino distanti, questo far fronte comune ha costretto il ministero ad affrontare la questione del fondo di accompagnamento all’esodo.
È vero che sindacati e imprese sono ancora prudenti ma il segnale è arrivato: nella nota ufficiale del ministero si sottolinea che il viceministro Rixi, dopo aver incontrato i rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori e delle associazioni datoriali, ha confermato che «la piena operatività del fondo costituisce una questione di rilievo per il ministero delle infrastrutture». Fin qui la petizione di principio, ma per dare sostanza a questa volontà politica Rixi ha messo sul tavolo qualcosa di più: al via un percorso di confronto con i ministeri competenti (da un lato, quello dell’economia e, dall’altro, quello del lavoro) con «l’obiettivo di individuare entro tempi certi una soluzione definitiva, nel rispetto della disciplina vigente e degli accordi siglati tra le parti, attraverso l’istituzione di un tavolo permanente». Dunque, la soluzione non c’è ma il ministero assicura di essere «determinato a chiudere questo capitolo», assicurando che «l’Italia mantenga la sua rotta come “hub” strategico nel Mediterraneo, valorizzando ogni singolo lavoratore».
Del resto, anche il fronte delle imprese che si riconoscono in Assiterminal, Ancip, Uniport e Assologistica tiene a ribadire che la nascita di questo fondo è «interesse del sistema produttivo e organizzativo delle aziende della portualità» ed era stato previsto per innescare «il ricambio generazionale, nella consapevolezza che un settore in forte trasformazione e transizione come quello portuale necessita di accompagnare il cambiamento, l’inserimento di nuove risorse e profili professionali, la tutela di quei lavoratori che in alcune mansioni non può pensarsi che siano impiegati sino al raggiungimento dei requisiti pensionistici».











