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LIVORNO

Si è spento a 82 anni Rocco Martorano, una vita in consiglio comunale

Ha lavorato all'ufficio legale di Confindustria. Il fiunerale lunedì 8 al Soccorso

LIVORNO. Rocco Martorano se n’è andato per sempre prima che arrivasse l’alba della seconda domenica d’avvento. Aveva 82 anni e mezzo. Le candeline sulla torta di compleanno le aveva spente a giugno. Il sabato in cui è nato rappresenta uno di quei giorni che cambiano la storia: lo sbarco degli alleati a Lampedusa e Pantelleria come passaggio fondamentale per poter sbarcare in Sicilia e liberare la penisola.

La sua vita è stata sotto il segno della politica ma aveva un piglio autoironico tale da non farsene imprigionare. Era entrato in consiglio comunale a 32 anni, oggi diremmo poco più che ragazzo ma alla metà degli anni ’70 era in casa democristiana il segno dell’ascesa della nuova generazione di under 40 del dopo-Querci (con Angelo Mancusi, Giorgio Kutufà e Pino Lucchesi), quasi speculare al ricambio di gruppo dirigente che si era registrato fra i comunisti (con Alì Nannipieri sindaco e l’affermarsi della leva di Edda Fagni, Mario Baglini e Luciano Bussotti).

Da quel giorno del ’75 in cui vi mise per la prima volta piede, è rimasto nell’assemblea elettiva della città per quasi un trentennio filato: nelle file democristiane agli inizi, poi nello schieramento di centrodestra inizialmente come indipendente, poi in  qualità di Ccd. E se già in occasione della prima elezione era riuscito a totalizzare  960 preferenze, l’ascesa nei consensi elettorali nell’era della Prima Repubblica è stata tale da fargli risalire la china fino al terzo posto nel 1980 (con 1.378 schede personali) e alla leadership incontrastata in casa scudocrociata nel 1985 con un exploit individuale che ne ha fatto il “signore delle preferenze” all’ombra del simbolo Dc.

Nell’ultima parte del suo impegno, mentre un altro Martorano (Michele) entra in consiglio comunale ma nei ranghi del Pd, l’amministrazione comunale di centrosinistra gli affida – in una complessa operazione che coinvolge l’Asa, la vendita delle quote all’ex municipalizzata genovese Amga e un grosso mutuo per pagarne i debiti – la gestione di una società municipale alla quale vengono date in dote reti e impianti dell’acquedotto ma anche le farmacie del Comune di Livorno.

Rocco Martorano è stato uomo di politica e, in effetti, in queste ore è il mondo politico a tributargli omaggio. Apparteneva a quella porzione di Dc che guardava alla rappresentanza della borghesia delle professioni prima ancora che del mondo ecclesiale: era conosciuto anche per il suo lavoro all’ufficio legale dell’Associazione Industriali; il legame con la giurisprudenza l’aveva anche il fratello Vincenzo, noto giudice a Livorno.

Ma non era questa la sua unica dimensione: anche nell’asprezza delle contrapposizioni sapeva viverla con disincanto e ironia, talvolta goliardica se non beffarda. È quello che gli riconoscono in molti. Quello spiritaccio livornese scanzonato e irriverente l’aveva trasposto a modo suo anche in un libro ormai introvabile.

L’occasione per dargli l’ultimo abbraccio prima di accompagnarlo al cimitero – lo ricorda “Il Tirreno” – sarà il funerale in agenda lunedì 8 dicembre nella chiesa di Santa Maria del Soccorso. Le esequie, curate dalle onoranze funebri Svs, prevedono che fino a quel momento la camera ardente sia allestita nella sala del commiato all’esterni del cimitero dei Lupi.

Pubblicato il
8 Dicembre 2025

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