Santuario dei Cetacei, il “cuore” sarà all’Elba nell’arsenale mediceo da restaurare
L’annuncio della Regione Toscana: Portoferraio ha in mano un piano da 3 milioni

La mappa del Santuario dei cetacei
PORTOFERRAIO (Livorno). Sarà l’antico Arsenale delle Galeazze a ospitare nel cuore del borgo elbano di Portoferraio il nuovo “centro di interpretazione” del santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos: si tratta di un fabbricato realizzato alla metà del Cinquecento per volontà di Cosimo de’ Medici: una delle realtà-chiave della città che proprio il sovrano mediceo aveva fondato pochi anni prima come uno dei poli del suo potere.
Era il posto in cui si fabbricavano (o risistemavano) le navi prima dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano e poi di tutta la flotta granducale, nella continua lotta per il predominio nel Mediterraneo contro i saraceni. Adesso – annuncia la Regione Toscana – diventerà «luogo di conoscenza e divulgazione delle scienze ambientali marine, pensato in chiave multidisciplinare: contenuti scientifici aggiornati, metodologie didattiche innovative, attività rivolte a pubblici diversi, in stretto dialogo con la comunità scientifica e con le comunità locali, valorizzandone storia, memoria e patrimoni immateriali».
È il frutto dell’intesa a tre che vede protagonisti, insieme alla Regione Toscana, anche il Comune di Portoferraio e il Parco nazionale dell’Arcipelago toscano. Tutti e tre alleati nella tutela delle aree del Santuario Pelagos. In ballo è un investimento che in tutto vale 3 milioni di euro: 1,2 milioni li mette la Regione Toscana, quasi altrettanto il Parco Nazionale Arcipelago Toscano e 700mila euro il Comune di Portoferraio. È quest’ultimo ad avere in mano le chiavi per mettere in moto il progetto in qualità di soggetto attuatore dell’intervento: il municipio elbano si avvarrà dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano per tutte le procedure necessarie alla realizzazione dell’opera.
Vale la pena di ricordare che il Santuario dei Cetacei abbraccia una porzione di mare di oltre 87mila chilometri quadrati: va dalla zona di Tolone (Francia) fino a Capo Falcone e Capo Ferro (Sardegna) e tocca infine le coste toscane là dove sbocca in mare il fosso del Chiarone al confine con il Lazio. Riguarda complessivamente i territori di oltre cento Comuni italiani (111) e altrettanti francesi (oltre 120) più il Principato di Monaco.

Presentando l’iniziativa, gli uffici regionali mettono l’accento sul fatto che «il progetto segna anche l’avvio di un percorso di recupero e valorizzazione di una parte significativa del patrimonio architettonico e culturale di Portoferraio»: come si diceva, l’edificio serviva come «arsenale per la costruzione e la riparazione delle galeazze dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano», e dunque l’intervento di recupero e rivitalizzazione servirà a dare nuova vita all’edificio mediceo cinquecentesco.
È da tenere presente che l’accordo sottoscritto finanzia «il primo lotto funzionale dei lavori, che comprende tutti gli interventi di consolidamento dell’edificio e il recupero filologico delle testimonianze legate alla originaria funzione di arsenale».
Il nuovo “centro di interpretazione” entrerà a far parte – viene fatto rilevare – della rete delle strutture divulgative presenti sul territorio regionale, a supporto delle attività dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità: in tal modo si rafforza «il ruolo della Toscana come laboratorio avanzato di educazione ambientale, tutela del mare e promozione di un turismo consapevole».
L’assessore regionale all’ambiente David Bartolini torna a ripetere che «la Toscana crede profondamente nella protezione dei suoi mari e dei suoi ecosistemi: il nuovo centro di interpretazione all’Elba sarà un luogo di incontro, educazione e orgoglio per tutta la comunità». Aggiungendo poi: «Grazie a questo accordo con il Comune di Portoferraio e con l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – sono queste le sue parole – rinnoviamo il nostro impegno per la tutela del Santuario Pelagos e valorizziamo un progetto che unisce conoscenza scientifica, sensibilità ambientale e identità territoriale».











