Riforma portuale, i tempi adesso stringono
ROMA – Sta diventando l’interrogativo di questo inizio d’anno: ma le centinaia di mail con annessi curricula per le presidenze delle AdSP già scadute e in scadenza, finiscono davvero all’esame dei tecnici del MIT o passano in diretta sull’erase, mentre la vera selezione si gioca a livello politico?
Come già pubblicato nei giorni scorsi, a fine mese scade anche il termine per le “dichiarazioni d’interesse”. Comprese di curriculum, per le interiori 5 AdSP in scadenza nei prossimi mesi: Livorno, Napoli, Cagliari, Gioia Tauro e Venezia. In alcuni di questi sistemi, come per esempio a Livorno, il presidente in scadenza può fare un altro mandato. In altri, come a Gioia Tauro e a Venezia, i presidenti uscenti ne hanno abbastanza e si propongono per cambiare aria: da Venezia a Trieste per uno, da Gioia Tauro anche a Livorno, per l’altro. Due esempi, ma il tema è vasto.
Su questo previsto esodo – che qualcuno chiama addirittura “repulisti” – incombe ancora la Riforma della Riforma portuale, da tempo annunciata, da tempo ferocemente dibattuta, da tempo elargita solo in pillole come anticipazione dal suo demiurgo, il viceministro con delega ai porti Rixi. Ma si è capito che ancora le linee fondamentali non sono state concordate a livello dei partiti. Una lunga, troppo lunga attesa, che non consente di maturare progetti credibili, distinguendoli dalle sbruffonate.
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Aspettando Godot. Ma mentre l’Italia discute, gli altri porti mediterranei corrono, corrono e corrono. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (Storie, Tito Livio). La storia non insegna mai abbastanza?
(A.F.)
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