Darsene Calafati e Pisa, il Tar dà ragione all’Authority
Nel mirino gli atti sul piano del Rina e l’affidamento di aree

L’ingresso della sede del Trubunale amministrativo regionale a Firenze
LIVORNO. «È formalmente corretta la condotta procedurale e amministrativa assunta dall’Autorità di Sistema Portuale nell’ambito del percorso di ristrutturazione e riqualificazione delle aree demaniali marittime della Darsena Calafati e della Darsena Pisa, da destinare alle attività industriali di costruzione, manutenzione e riparazione navale nel settore della nautica da diporto di alta fascia». È il virgolettato con cui da Palazzo Rosciano, sede dell’istituzione portuale che governa le banchine di Livorno, di Piombino e delle isole toscane, si rende noto che il Tar ha rigettato il ricorso presentato dalla ditta Roberto Romoli, che nella darsena Calafati del porto di Livorno lavora nel settore della cantieristica e del rimessaggio navale. Nel mirino gli atti dell’Authority labronica riguardanti «l’approvazione del Piano Industriale predisposto dalla società di consulenza Rina e l’avvio delle procedure per l’assegnazione dell’intero pacchetto delle aree da destinare alla cantieristica e alle riparazioni navali».
La sentenza del Tar – è il commento dell’istituzione portuale livornese – è la riprova della «validità del percorso amministrativo e procedurale intrapreso dall’Autorità di Sistema Portuale in merito alla riorganizzazione delle aree della Darsena Calafati e Pisa».
Peraltro, l’Authority tiene a ribadire che la sentenza «non va però a modificare in alcun modo il proponimento dell’amministrazione di continuare a cercare con gli operatori interessati un punto di caduta a favore di una transizione morbida che non danneggi nessuno». In particolare, – si aggiunge – «quei soggetti che pur avendo partecipato alla gara non sono riusciti ad aggiudicarsi le aree». Anzi, per questi operatori finora esclusi l’Authority dice che vuol fare ogni sforzo per trovare «aree alternative da affidare mediante procedura ad evidenza pubblica, oltre a stimolare possibili collaborazioni virtuose tra gli imprenditori del tessuto locale».
Tornando alla sentenza della giustizia amministrativa, secondo quanto riferito dall’ente portuale livornese, detto in estrema sintesi i giudici hanno ritenuto inammissibili i rilievi contro il piano del Rina. E questo per due ordini di ragioni: da un lato, «per difetto di un interesse attuale in capo al ricorrente all’impugnazione di tali previsioni, laddove orientate allo sviluppo dell’attività cantieristica «per la nautica da diporto di alta fascia»; dall’altro, perché «afferiscono al merito di scelte tecnico-discrezionali assunte dall’Autorità di Sistema Portuale, recependo il Piano Rina, sulla complessiva riorganizzazione e riqualificazione delle aree della Darsena Pisa e della Darsena Calafati».
Parimenti «non sono accoglibili o fondate» – questa è ancora la ricostruzione di Palazzo Rosciano – le censure che hanno una duplice mira: per un verso, si vorrebbe «evidenziare un contrasto tra il piano industriale del Rina e le previsioni del piano regolatore portuale») ; per un altro, si indicherebbe una «presunta scorrettezza e illegittimità dell’operato dell’ente in ordine alla preparazione della gara», poi vinta dall’alleanza fra Neri e Bacini spa, con la quale l’Autorità di Sistema Portuale «ha disposto l’affidamento transitorio sino al 30 giugno 2026 di quattro dei cinque lotti da assegnare alla nuova destinazione d’uso» (stante «la duplice necessità di allineare la scadenza temporale della nuova concessione con quella ricondotta al Cantiere Lorenzoni, e di rifare, a concessione scaduta, una nuova gara per la riassegnazione di tutto il pacchetto»).