Federlogistica: sistema a rischio collasso per i lavori sulle ferrovia
«Che sciagura il blocco dei treni merci da e per il porto di Genova»

Davide Falteri
GENOVA. «Il rischio è di mettere in ginocchio il sistema logistico nazionale e con questo, a ricaduta immediata, l’intero sistema economico e produttivo del Paese». Non potrebbe essere più preoccupato l’allarme lanciato da Federlogistica. Anche perché il presidente Falteri, in virtù dei cantieri annunciati nel prossimo mese di agosto, si prevede «la sospensione totale dei collegamenti ferroviari con il porto di Genova per ben tre settimane»: questo si tradurrà in «un punto di rottura, frutto di un fermo senza precedenti» e, oltretutto, «senza condivisione».
Il porto di Genova – afferma Falteri – è «uno snodo cruciale del corridoio europeo Reno-Alpi: isolarlo dalla rete ferroviaria per tre settimane significa mettere in difficoltà l’intero Nord Italia; significa più camion su strada, più congestione autostradale, più emissioni, più costi per le imprese». E, aspetto non secondario, – rincara – significa «indebolire il ruolo logistico e competitivo dell’Italia nel Mediterraneo».
Falteri punta il dito sulla mappa dei cantieri di lavori alla rete ferroviaria, indica alcune strozzature ad altissimo rischio. Lo fa chiedendo con assoluta urgenza al ministero dei trasporti e a Rfi (gruppo Fs) «l’immediata apertura di un tavolo permanente di concertazione».
Su quel tavolo, intanto, prima ancora che si apra, Falteri cala tre proposte concrete.
- condivisione preventiva dei cantieri di rilevanza logistica: con «un anticipo minimo di 6 mesi» e dando alle imprese «la possibilità di proporre soluzioni alternative o correttive»
- attivazione di percorsi ferroviari alternativi, «laddove possibile», o di piani compensativi condivisi tra ferro e gomma (e tutto questo «coinvolgendo Anas, ministero delle infrastrutture e trasporti, Regioni e associazioni»).
- monitoraggio operativo durante i cantieri: prevedendo «una cabina di regia mista pubblico-privato che valuti in tempo reale criticità, flussi deviati, e impatti concreti sulla filiera».
Federlogistica tiene a sottolineare che le motivazioni alle origini dei lavori «sono incontestabilmente valide, specie se attengono alla necessità di costruire nuove linee o di assicurare la manutenzione di quelle esistenti». Non è quello il punto, cos’è che secondo Falteri non funziona? Nel mirino è «l’assenza di qualsiasi programmazione discussa coinvolgendo i principali soggetti istituzionali del settore trasporti (Anas, ministero delle infrastrutture e trasporti, Regioni e associazioni) e specialmente gli operatori». Cioè: non si avverte «l’obiettivo di armonizzare gli interventi infrastrutturali sulla rete ferroviaria con le esigenze operative delle imprese», viene sottolineato.
Falteri va all’attacco: «Una logistica moderna – sostiene – si costruisce insieme. Nessuno contesta la necessità di migliorare la rete ferroviaria. Ma una logistica efficiente non si costruisce “nonostante” le imprese, bensì “insieme” alle imprese». E sottolinea: «Chi gestisce l’infrastruttura ha il dovere di dialogare con chi ogni giorno la utilizza, per evitare che l’intervento tecnico diventi un freno se non un vero e proprio tracollo economico».