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NEL LIMBO FINO A SETTEMBRE

Authority: le nomine dei presidenti slittano, il “vulcano” resta incandescente

In ballo gli equilibri nel centrodestra pensando ai candidati per le regionali

L’attività eruttiva di un vulcano

LIVORNO. «L’ulteriore slittamento della nomina ufficiale del nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale livornese penalizza tutto il sistema portuale locale». Queste parole portano la firma di Gianfranco Francese e Giuseppe Gucciardo, leader della Cgil livornese l’uno e segretario provinciale di categoria (Filt) l’altro. Aggiungendo poi: «L’inerzia della maggioranza parlamentare e del governo è inaccettabile: serve una scossa, il territorio ha bisogno di certezze. I ritardi della mancata nomina si ripercuotono negativamente sia sull’economia locale sia sui lavoratori».

Ovviamente i due dirigenti sindacali si occupano del loro territorio ma la situazione d’impasse riguarda l’intero ingranaggio procedurale che avrebbe dovuto provvedere al rinnovo dei vertici quasi dell’intero sistema delle Autorità portuali. Tranne pochi fulgidi esempi locali, anche altrove dunque qualche sindaco, qualche sindacalista o qualche dirigente confindustriale potrebbe, semplicemente cambiando i luoghi, la stessa dichiarazione: «Per un territorio costiero già pesantemente colpito dalla deindustrializzazione e dalla disoccupazione – questo l’argomentare di Francese e Gucciardo – tutto questo è inconcepibile. Controllo, gestione e programmazione: la Port Authority ha bisogno della propria guida. La maggioranza batta un colpo e ufficializzi in tempi rapidi il nome del nuovo presidente di Palazzo Rosciano».

DALL’ARCHIVIO. Qui potete trovare i link ad alcuni fra i numerosi articoli che la Gazzetta Marittima ha dedicato a questo argomento negli ultimi mesi:

In effetti, è andata proprio così: tutto paralizzato per via dello scontro all’interno della maggioranza di centrodestra si è tradotto in una prova di forza fra Fratelli d’Italia, che ha in mano le chiavi del governo, e la Lega, che ha in pugno il ministero titolare delle nomine. Quel che sta dietro le quinte di questo match la Gazzetta Marittima l’ha indicato in dettaglio sia per quanto riguarda la “guerra” per ottenere la leadership del centrodestra nel voto regionale d’autunno sia per quanto riguarda la “melina” in commissione per far slittare tutto a settembre.

Lo slittamento serve a dire che:

  • la “mappa” alla quale si è arrivati finora con il risiko delle nomine in fatto di Autorità di Sistema Portuali non è del tutto soddisfacente;
  • il leader leghista Matteo Salvini nelle vesti di ministro avrebbe benissimo potuto far finire la manfrina delle commissioni e avocare a sé il pieno diritto di nomina in quanto gli organi parlamentari hanno tardato a esprimere il loro parere (che perdipiù non è manco vincolante);
  • Questo blitz l’aveva minacciato il viceministro leghista Edoardo Rixi ma poi è tutto finito in una bolla di sapone. È la riprova che la Lega sale su questo ring in posizione di debolezza. Oltretutto, con Fratelli d’Italia che ha un peso politico ormai quasi triplo di quello del Carroccio, forse pure i leghisti dano quasi per scontato il riequilibrio nella geografia dei “governatori” a vantaggio di Fdi. Forse perfino nella corsa in Veneto al dopo-Zaia: solo che dopo Zaia, il prossimo anno c’è Fedriga e poi, più in là, Fontana. Il cuore del potere di governo della Lega al Nord e del suo legame con i ceti produttivi.

Edoardo Rixi, viceministro delle infrastrutture e plenipotenziario leghista sul fronte dei porti

Per provare a battere comunque un colpo, magari senza dar fuoco alla polveriera, il ministro Salvini ha cercato di riprendersi il pallino dell’iniziativa mandando a Cagliari l’ingegner Domenico Bagalà (che ben conosce il porto cagliaritano per avervi guidato il terminal Contship) come commissario al posto del presidente uscente Massimo Deiana, nominato nel luglio 2017 e poi confermato quattro anni più tardi. Ma – lo riportano sia lo storico quotidiano isolano “Unione Sarda” così come le principali testate online di settore “Shipmag” e “Shipping Italy” – Deiana contesta la nomina dal punto di vista giuridico: e stiamo parlando di un prof ordinario di diritto della navigazione, mica dell’ultimo arrivato. Altrettanto perentoriamente dal ministero insistono a ritenere che sia Bagalà il riferimento istituzionale a Cagliari, punto e basta.

Non c’è solo questo. Anche senza mettere l’accento sul fatto che a prendere il posto dell’ammiraglio livornese Andrea Agostinelli a Gioia Tauro è, con i galloni di commissario straordinario, Paolo Piacenza che comunque resta in servizio come numero due anche a Genova, dov’era finora, vale la pena di notare che quel che è accaduto a Trieste. Si è dovuto rimpiazzare a tambur battente Rosario Antonio Gurrieri: finito nel mirino di una inchiesta giudiziaria, ha si è tirato fuori dall’incarico di commissario e chiuso con l’iter della nomina a presidente, praticamente mentre il suo nome stava finendo sotto i riflettori della commissione. Del fatto che l’abbia sostituito Donato Liguori, alto funzionario del ministero, ne abbiamo già dato notizia: la novità sta nell’arrivo da Roma di un subcommissario che lo affiancherà, secondo una prassi che non ha molti precedenti.

Possiamo aggiungere anche la sottolineatura insistita che a Genova si va facendo attorno al toto-segretario: da un lato, in una intervista a “Shipmag” è il presidente Matteo Paroli a rivendicare l’autonomia del proprio potere di nomina; dall’altro, in una lettera aperta sono i sindaci del “tavolo del porto di Savona” (compresi quelli di Vado Ligure, Albissola Marina, Albissola Superiore, Bergeggi e Quiliano) a ricordarglielo che dev’essere lui a decidere con la propria testa. Come dire: niente pressing dalla politica, please.

Davide Gariglio, commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno Settentrionale

Lo stesso pressing che incalza a Livorno il commissario Davide Gariglio. Non manca nel centrodestra chi punta i piedi perché «tocchi a uno dei nostri» il posto di segretario generale lasciato proprio da Paroli. O magari anche quello di commissario per la realizzazione della Darsena Europa: c’è già Luciano Guerrieri e non è scadenza, ma è già saltata fuori più volte questa rivendicazione. Se poi magari la maxi-Darsena si arrivasse a farla decollare davvero, se poi magari ci fosse tempo per far partire davvero il bando sull’investitore, forse saremmo già un passo avanti.

È una sorta di “bradisismo politico” che continua a agitare i sonni della portualità made in Italy. Otto anni fa il ministro dem Graziano Delrio ha ridisegnato la mappa delle istituzioni portuali raggruppandole in “sistemi” (Livorno con Piombino e le isole, Marina di Carrara con La Spezia, e via dicendo): è stato giustamente detto che era una “riformina” con limitate ambizioni. Aveva avuto anche l’effetto di rimettere in allineamento temporale le nomine dei presidenti. Risultato: a distanza di un doppio quadriennio, adesso tocca al maggioranza di centrodestra del governo Meloni avere in mano la nuova infornata di nomine. Qui si metterà alla prova la capacità di governo che sul porto dimostrerà il nuovo centrodestra a tradizione meloniana.

C’era il rischio del bis del clima infuocatissimo sulle banchine: il Paese l’aveva già vissuto all’inizio degli anni 2000. Pur con una differente configurazione, anche allora (come da Costituzione post-Bassanini) il potere di nomina era di iniziativa del ministro delle infrastrutture ma condiviso con i presidenti delle Regioni di volta in volta interessate. Conseguenza allora: guerriglia quotidiana fra governo Berlusconi e Regioni di centrosinistra. Con Livorno al centro di un caso finito addirittura alla Corte Costituzionale: sconfessato l’operato di Roma, si arrivò ad avere a Palazzo Rosciano il “commissario del commissario”.

Ci si è messo a lavorare per tempo un dirigente politico di centrodestra pragmatico come il viceministro Edoardo Rixi, plenipotenziario del suo grande capo Matteo Salvini. L’intesa con il centrosinistra dev’esser stata trovata perché per il porto di Livorno proprio Salvini ha indicato a Giani il nome dell’ex deputato dem Davide Gariglio. In cambio anche le opposizioni avrebbero fatto professione di pragmatismo evitando di chiamare le folle alla guerra di religione. Non era stato previsto che i problemi arrivassero dal “fuoco amico”.

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
17 Agosto 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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