I fanghi escavati a La Spezia andranno nella costruzione della nuova diga di Genova
Patto fra le due Autorità di Sistema. Il precedente di Livorno quindici anni fa (ma più in piccolo)
GENOVA. Anziché l’uno mettersi a cercare dove sversare i fanghi dell’escavo del porto e l’altro a scovare dove reperire materiali di riempimento per la nuova diga, il porto di Genova e quello di La Spezia hanno messo da parte la tradizionale rivalità per firmare un’alleanza che punta a unire le forze: l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (sede a Genova, Matteo Paroli presidente) e quella del Mar Ligure Orientale (quartier generale a La Spezia, Bruno Pisano commissario) hanno messo nero su bianco l’accordo in base al quale i fanghi dragati dai fondali spezzini saranno utilizzati per la costruzione della nuova diga foranea di Genova.
Le due istituzioni portuali la definiscono «una intesa di portata strategica destinata a diventare un modello per la cooperazione tra enti pubblici», una scelta che «apre la strada a concrete pratiche di economia circolare nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali», così da poter ridurre «lo sfruttamento delle materie prime» in nome della salvaguardia dell’ambiente.
Tutto vero, tutto molto bello: è un “format” che merita di essere replicato. Va detto però che l’esperimento, La Spezia l’aveva fatto già una quindicina di anni fa in tandem con Livorno (ma più in piccolo): nell’era dei presidenti Cirillo Orlandi (spezzino) e Roberto Piccini (livornese) il ministero stabilì che la vasca di colmata livornese avrebbe accolto 100mila metri cubi di sedimenti spezzini. Qualcosa del genere risulta sia stato fatto anche con un’altra quantità di fanghi – la metà della metà – in arrivo da Marina di Carrara, stessa destinazione. Livorno ci avrebbe guadagnato i fondi per una nuova colmata in cui scaricare ulteriori fanghi, stavolta degli escavi compiuti in casa propria. Tutti soddisfatti? Fino a un certo punto: per qualche tempo le acque si fecero agitate dal punto di vista giudiziario per via del fatto che il materiale escavato veniva considerato rifiuto e dunque doveva seguire la procedura di smaltimento dei rifiuti, figuriamoci qualora si fosse qualificato come “rifiuto pericoloso”. Da allora però molte cose sono cambiate, sia chiaro: a cominciare dalle regole del gioco.
L’accordo – viene fatto rilevare – disciplina «il conferimento e il riutilizzo, nell’ambito della costruzione della nuova diga di Genova, dei materiali derivanti dalle operazioni di dragaggio nei porti della Spezia e di Marina di Carrara» (e il riferimento è esplicito è al decreto legge n. 153 dell’ottobre scorso che esplicitamente si occupa di «assicurare la migliore gestione dei materiali e dei rifiuti derivanti dalla realizzazione della diga foranea di Genova e dei correlati interventi»).
Stiamo parlando, in una prima fase, di «500mila metri cubi di materiale, già caratterizzato», ma c’è la «previsione di conferimento di ulteriori quantitativi di materiali previsti dal piano dei dragaggi» dell’Authority spezzina nel triennio 2025-2027, «riducendo così il ricorso allo smaltimento e limitando l’estrazione di nuove materie prime».

Bruno Pisano, commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Ligure Orientale (La Spezia e Marina di Carrara)

Matteo Paroli, presidente dell’Authority genivese
Un lungo capoverso della nota ufficiale dopo l’intesa è dedicata alle virtù del riuso dei sedimenti dragati: «Non solo evita sprechi ma riduce l’impronta ecologica complessiva dell’opera, contribuendo agli obiettivi di decarbonizzazione e alla promozione dell’economia circolare». A ciò si aggiunga che il piano di conferimento, «elaborato congiuntamente», stabilisce «quantitativi, tempistiche e modalità operative precise, assicurando rigorosi accertamenti sulla idoneità dei materiali nel rispetto di quanto previsto dalle normative vigenti, la tracciabilità e la gestione controllata di ogni fase», secondo quanto viene ribadito. Questo approccio integrato – si afferma – «unisce sviluppo infrastrutturale e salvaguardia dell’ambiente»: da un lato, si pongono «le basi per un sistema portuale ligure più resiliente e sostenibile»; dall’altro, l’intesa genovese-spezzina mostra che «è possibile coniugare progresso e rispetto ambientale attraverso una pianificazione congiunta», rappresentando «un esempio virtuoso che potrebbe favorire analoghe iniziative in altri scali italiani ed europei».
Questo il commento di Matteo Paroli dalla plancia di comando dell’Authority genovese: «Con questo accordo compiamo un passo strategico che dimostra come la cooperazione tra Autorità di Sistema Portuale possa generare valore concreto per il territorio e per l’ambiente». Aggiungendo poi: «I sedimenti dragati che saranno giudicati idonei diventeranno una risorsa utile per realizzare un’opera fondamentale come la nuova diga foranea di Genova». Paroli tiene a metterlo in evidenza come «un caso unico nel panorama nazionale»: testimonia «la capacità delle istituzioni liguri di fare sistema e di mettere in pratica i principi dell’economia circolare nelle grandi infrastrutture: questa intesa non è solo un accordo tecnico, ma un modello di visione condivisa che lega indissolubilmente lo sviluppo della portualità alla sostenibilità ambientale delle opere».
La campana spezzina è quella che suona il commissario straordinario dell’istituzione portuale, Bruno Pisano: «Sono estremamente soddisfatto della positiva conclusione dell’accordo, cui si stava lavorando da tempo, grazie alla preziosa disponibilità del presidente Paroli che ha permesso di definire in breve tempo i dettagli di questo atto, segnale di una rinnovata e strategica collaborazione tra le due Autorità di sistema liguri. Atto che costituisce un passo fondamentale per portare avanti i progetti di sviluppo del porto della Spezia». Pisano ricorda che per il sistema portuale spezzino il tema dei dragaggi è «urgente e prioritario»: questa procedura – sostiene – permette di «fare un importante passo avanti nel percorso di sviluppo portuale, nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, in coerenza con gli obiettivi che l’Authority di La Spezia e Carrara si è data».