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LA MAXI-INCHIESTA DI MILANO

Catella: torno al lavoro oggi stesso, le mie riflessioni in un libro

Revocati i domiciliari. «Sono estraneo alle accuse, sarà dimostrata la mia correttezza»

Manfredi Catella, l’uomo d’affari di origini livornesi, finito al centro della maxi-inchiesta della Procura di Milano sull’urbanistica nella metropoli lombarda

«In relazione a tutte le circostanze in cui abbiamo interagito con l’amministrazione comunale, esprimo la stima per la deontologia professionale di Christian Malangone, di Giancarlo Tancredi e dei colleghi che hanno sempre operato nel rispetto della propria funzione pubblica». Manfredi Catella, l’immobiliarista di origini livornesi al centro dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano, prende la parola per dire la sua dopo che il Tribunale del riesame che ha revocato gli arresti domiciliari: in precedenza, analoga misura era stata revocata in modo analogo per l’ex assessore comunale alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, l’ex componente della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella (aggiungiamo, rispetto ai nomi citati sopra, che Malangone è stato negli ultimi anni direttore generale dell’amministrazione municipale meneghine e braccio destro del sindaco Sala).

Catella rompe il silenzio, dopo che – queste le prime parole della sua dichiarazione – «in questi 35 giorni dalla notifica dell’indagine preliminare non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione, nel rispetto di quella che riteniamo essere una condotta deontologicamente rispettosa di un processo di valutazione da parte della magistratura che dovrebbe essere una regola innanzitutto morale per tutti». Adesso ribadisce: «Siamo fiduciosi che la motivazione della decisione possa contribuire a fare chiarezza sulla vicenda e sulla correttezza del nostro operato». Aggiungendo: «Come avevamo anticipato lo scorso 16 luglio, dopo avere ricevuto la notifica dell’indagine ci siamo impegnati a fornire ogni prova fattuale della nostra estraneità alle accuse, nel rispetto innanzitutto dei nostri stakeholder e delle colleghe e dei colleghi di Coima».

DALL’ARCHIVIO: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui a metà luglio si dava conto dei primi provvedimenti ai danni di Catella e delle altre persone coinvolte nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano

Coima è la società di famiglia della quale Manfredi Catella è fondatore e amministratore delegato. llegio del Tribunale del Riesame ha emesso la propria decisione con cui ha annullato la misura cautelare disposta, disattendendo quindi la richiesta della Procura.

Nelle venti-righe-venti della dichiarazione scritta, Catella inserisce anche un annuncio a sorpresa: sta scrivendo un libro, e lo sta facendo sulla base «proprio dell’indagine urbanistica in corso», e questo è scontato. Sicuramente meno atteso è il fatto che il libro prenda le mosse «dalle parole dell’arcivescovo Delpini». Catella lo dice così: «In questi giorni abbiamo tra l’altro dedicato parte del tempo anche a scrivere il libro “Otto – parte prima” come contributo di riflessione di prospettiva concreta». Con una sottolineatura: «a breve» anticiperà la pubblicazione del capitolo 4 “Responsabilità”.

Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, durante una omelia in duomo

A cosa si riferisce l’uomo d’affari? Non ci sono altre indicazioni, ma forse pensa a due passaggi di una intervista di Delpini al “Corriere” in cui si condensano una sfilza di richiami ribaditi nel corso dei mesi.

Il primo passaggio: «Forse la città si è messa sul mercato come “una cosa che promette di essere redditizia”, invece che presentarsi come una comunità in cui potrebbe essere desiderabile abitare. Il criterio del “maggior profitto possibile” può diventare come un idolo intrattabile che diventa sempre più avido e pretende che tutto sia a lui sacrificato: la vita della gente, il suolo, l’ambiente, le relazioni. Già in altre occasioni, in questi anni, ho sottolineato che Milano rischia di diventare una città molto attraente per turisti, uomini di affari, costruttori e fondi di investimento ma poco accessibile alla gente comune e con troppe disuguaglianze».

L’altro virgolettato, sempre dal “Corriere”: «Ho grande fiducia nella gente che lavora onestamente e che assume responsabilità per il bene comune. Ho stima e fiducia nei magistrati che svolgono il loro lavoro con coscienziosità e con la sincera ricerca della verità. Non di quelli che cercano la ribalta della notorietà e l’effetto politico degli indizi, piuttosto che la valutazione obiettiva dei comportamenti dei cittadini. Ho stima e fiducia negli amministratori che assumono la responsabilità del bene comune con onestà e intelligente lungimiranza. Ma non di quelli che asserviscono il loro potere a interessi di parte o personali. Ho stima e fiducia negli operatori della comunicazione che informano la gente con onestà ed equilibrio. Ma non di quelli che fanno dell’informazione un’arma per condannare, se non diffamare, con inappellabile severità, prima che le vicende giudiziarie si concludano».

L’ultimo capoverso della dichiarazione di Catella riguarda quel che farà adesso che non ha più il vincolo dei domiciliari: «A livello personale tornerò al lavoro oggi stesso dopo un’esperienza importante che ci ha rafforzato nella nostra solidità morale e nell’impegno imprenditoriale che da sempre dedichiamo al nostro Paese, affermando la competenza e la reputazione italiana a livello internazionale».

M.Z.

Pubblicato il
22 Agosto 2025
di M.Z.

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