La cantieristica nautica vola, mai così in alto il fatturato made in Italy
Dossier di Confindustria: siamo di gran lunga i primi al mondo per l’export

Un superyacht firmato da Azimut: “Grande Trideck”
GENOVA. Mai così alto il fatturato della nautica da diporto: il comparto industriale del made in Italy indica 8,60 miliardi di euro mettendo a segno un record storico e una crescita del 3,2%. Ma con un andamento divergente: la fascia alta della gamma e il segmento dei superyacht trainano la crescita e confermano la propria leadership a livello mondiale, la piccola industria nautica invece è in affanno e fa fatica (meno 10%). Quest’ultimo segno “meno”, come mai? Tutta colpa di un mix di cause: 1) «l’interferenza in alcuni mercati di elevati stock di unità da diporto»; 2) le «crescenti tensioni geopolitiche»; 2) il calo della fiducia dei consumatori; 4) un regime normativo nazionale «ancora troppo burocratizzato». È la fotografia scattata da Piero Formenti, presidente di Confindustria Nautica, fra i protagonisti della “Boating Economic Forecast”, la conferenza che a Genova, nella Sala Forum, ha aperto l’edizione numero 65 del Salone Nautico Internazionale: in vetrina il nuovo report “Nautica in Cifre Log” (la nuova edizione è disponibile per il download sul sito: https://lanauticaincifre.it/). L’hanno illustrato come «l’unico dossier statistico riconosciuto nel settore»: l’ha realizzato l’ufficio studi di Confindustria Nautica in tandem con Fondazione Edison.
Le previsioni su quel che verrà? Per Stefano Pagani Isnardi, direttore dell’ufficio studi di Confindustria Nautica, il “sentiment” dei principali operatori italiani, indica che «le cause della sofferenza della piccola industria nautica, unite agli effetti dell’incertezza commerciale dei dazi americani, potrebbero determinare un rallentamento del comparto a livello globale anche nel 2025». Ma c’è un “ma”: gli imprenditori – viene fatto rilevare – si aspettano però una «ripresa già nel biennio 2026/2027: i prodromi di questa inversione di tendenza potrebbero già essere visibili dalle performance del nostro Salone Nautico Internazionale, dove i nuovi modelli e una forte attenzione alle nuove richieste e tendenze del mercato potrebbero innescare una rinnovata fiducia nel comparto da parte degli armatori».
Il lungo ciclo post-pandemia «ha visto il raddoppio del fatturato in 4 anni» e lo scorso anno – è stato detto – ha visto profilarsi «la fase di normalizzazione della crescita» dopo quest’impennata del fatturato: le analisi confermano «la tenuta complessiva dell’industria nautica italiana e l’evidente differenziazione tra la fascia alta e la piccola industria nautica». Il fatturato complessivo, come detto: 8,6 miliardi, ha avuto come destinazione «il mercato domestico per 2,55 miliardi di euro (pari al 29,7%) e i mercati esteri per 6,05 miliardi di euro (pari al 70,3%)».

I protagonisti del forum in apertura del Salone nautico internazionale di Genova
Attenzione, quasi per intero il fatturato complessivo del settore – stiamo parlando «dell’87,8 per cento» – è stato realizzato dalla produzione nazionale, pari a 7,55 miliardi di euro. Di più: balza agli occhi l’internazionalizzazione del settore, visto che la quota destinata all’export risulta «pari al 78% (5,90 miliardi). In crescita anche gli addetti effettivi: ormai sono a quota 31.480 con un più 2,6% su base annua. Il dossier mette in rilievo il ruolo della cantieristica: la costruzione di nuove unità ha raggiunto i 5,4 miliardi di euro e per l’89% la produzione nazionale della cantieristica made in Italy ha avuto come destinazione i mercati esteri.
Le cifre non finiscono qui. Anzi ce ne sono altre che spostano l’attenzione sul futuro: guardando al “Global Order Book 2024”, la speciale classifica elaborata annualmente dalla rivista “Showboats International”, l’industria italiana in questo campo è in cima alla classifica mondiale per ordini di superyacht. Per capirci: in testa è l’Italia «con 572 yacht in costruzione» che da sola vale la metà del mercato mondiale, tutto il resto del mappamondo si contende il resto: sul podio anche la Turchia (con 146 yacht in costruzione) e il Regno Unito (con 81). A seguire, i Paesi Bassi (con 69)…
Marco Fortis, direttore e vicepresidente di Fondazione Edison, lo ribadisce: «Nel 2024 l’Italia si è confermata primo Paese esportatore al mondo nella cantieristica nautica L’export delle “imbarcazioni da diporto e sportive” ha superato i 4,3 miliardi di euro (più 7,5% sul 2023), con una propensione all’export della produzione nazionale attorno al 90%. Gli Usa restano tra i mercati più rilevanti – in particolare per le unità sotto i 24 metri – sebbene le incertezze tariffarie abbiano influenzato gli ordinativi». Questo significa soprattutto due cose: da un lato, si «rafforza l’esigenza di diversificare i mercati di sbocco»; dall’altro, si «valorizzare il ruolo delle fiere di settore quali piattaforme di business e di nuove partnership internazionali».
Le “Imbarcazioni da diporto e sportive” rappresentano un settore che dal 2000 in poi ha registrato «la maggior crescita dell’export: considerando unicamente i settori manifatturieri più rilevanti per la bilancia commerciale italiana, vale a dire quelli che presentano nel 2024 un surplus commerciale superiore a 2 miliardi di euro, il comparto delle “imbarcazioni da diporto e sportive” si è posizionato al quinto posto per crescita dell’export». In cifre: l’export è balzato dagli 850 milioni di euro nel 2000 ai 4,3 miliardi del 2024, registrando un boom dl +405,8% in termini nominali.

Piero Formenti, numero uno di Confindustria Nauica