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CRISI CHOC, SPIRAGLIO A META'

Liberty Magona, il decreto c’è: l’Inps può pagare la cassa integrazione

Gli operai aspettano ancora lo stipendio di agosto. Martedì 30 in piazza

Piombino, lo stabilimento Liberty Magina

PIOMBINO (Livorno). A meno di 24 ore dalla manifestazione che chiamerà a raccolta i piombinesi per riportare sotto i riflettori i guai dei 479 lavoratori dello stabilimento Liberty Magona, arriva uno spiraglio per «un primo risultato concreto», come lo chiamano i sindacati territoriali: è stato «firmato il decreto che consente all’Inps di procedere al pagamento diretto della cassa integrazione». Le organizzazioni Cgil Cisl Uil confederali e di categoria collegano questo passo in avanti alle «forti pressioni esercitate da Fim, Fiom e Uilm nei confronti delle istituzioni e della politica».

A questo punto però bisogna dire non solo che è «una misura necessaria e urgente»: per capirci, i dipendenti «attendono ancora il pagamento dello stipendio di agosto». Adesso che il decreto c’è – affermano i sindacati provinciali di Cgil Cisl Uil insieme alle rispettive organizzazioni dei melmeccanici – non è finita qui: «aspettiamo con urgenza una convocazione da parte della direzione Inps, già richiesta dalle organizzazioni sindacali circa dieci giorni fa, per verificare le tempistiche necessarie all’anticipo della cassa integrazione speciale e valutare anche possibili accordi con gli istituti bancari, così da dare un minimo di respiro immediato ai lavoratori».

Non basta, servono anche altri passi in avanti per provare a sbrogliare qualcosa di questa situazione ingarbugliata: «Parallelamente, ci aspettiamo – dicono le sigle sindacali territoriali – che nei prossimi giorni venga depositata presso la Camera di Commercio la procedura di “composizione negoziata della crisi” (Cnc)». Viene spiegato che sarebbe «un passaggio preliminare e non vincolante», peraltro potrebbe rappresentare «l’avvio formale del lungo e complesso percorso verso la possibile cessione dello stabilimento Liberty Magona». A tal riguardo, dal fronte sindacale si mette in campo una idea: la Camera di Commercio dovrebbe «nominare un professionista incaricato di supervisionare i piani industriali, integrando quello di Liberty con quello di TranSteel».

È bene sottolineare che la “composizione negoziata della crisi”, nel caso venisse effettivamente presentata, «non rappresenterebbe comunque un accordo vincolante: solo la conclusione con la firma notarile potrà definire il passaggio effettivo». I sindacati non fanno mistero che giudicherebbero positivamente il rispetto dell’impegno di presentare la “composizione negoziata della crisi”, tuttavia dev’essere chiaro – tengono a ribadire – che «la priorità resta il pagamento delle spettanze pregresse e attuali».

C’è senz’altro da «costruire un percorso per il futuro», e però – viene fatto rilevare – prima di tutto è «indispensabile avere certezze su come gestire il presente e sulle spese che i lavoratori non sanno più come sostenere, dopo questo gesto vergognoso da parte di Liberty». Se è vero che la crisi di Liberty Magona «resta grave», comunque «con la cassa integrazione in pagamento diretto da parte dell’Inps e, ci auguriamo, l’avvio della “composizione negoziata della crisi”», si intravede un barlume di luce in fondo al tunnel: una «possibile prospettiva di soluzione». Cosa farà il sindacato? «Il nostro ruolo sarà, come sempre, quello di difendere l’occupazione, i diritti e la dignità dei lavoratori, pretendendo risposte rapide e concrete dalle istituzioni e dall’azienda».

Intanto, a stretto giro c’è la manifestazione di piazza in agenda per martedì 30 settembre: proprio adesso «serve ancor di più dare forza a questi primi segnali»: per questo Fim, Fiom e Uilm invitano tutte le lavoratrici e i lavoratori di Magona a partecipare in massa all’iniziativa di lotta. La manifestazione porterà gli operai «sotto al Comune di Piombino quale governo della città» (con partenza alle 15 da piazza Cappelletti)», dice David Romagnani (Fiom Cgil) sottolineando che la mobilitazione ha «l’obiettivo di lanciare le rivendicazioni e le strategie necessarie a risolvere il problema che coinvolge 500 famiglie».

La manifestazione è stata decisa sulla scia delle assemblee tenute davanti ai cancelli dello stabilimento e della riunione degli organismi interni dei comitati degli iscritti delle tre organizzazioni Cgil Cisl Uil di categoria: le segreterie hanno indetto l’iniziativa di lotta portando in piazza i lavoratori con una

Le organizzazioni provinciali dei metalmeccanici Cgil Cisl Uil prendono di mira la proprietà Liberty accusandola di aver «tradito gli impegni presi con il governo» e aver «abbandonato lo stabilimento d Piombino». Al di là della difesa del posto di lavoro (e della busta paga) per questo mezzo migliaio di famiglie, a giudizio dei sindacati «la città non può perdere la Magona» perché è funzionale al complesso del sistema produttivo piombinese: è «un pilastro del polo siderurgico: verticalizza ciò che sarà prodotto nelle future acciaierie». Dunque, – si afferma – perdere questa realtà significa «indebolire definitivamente Piombino e cancellare una importante fonte di reddito e sviluppo».

Nella mattinata di lunedì 29 è stato reso noto che i sindacati territoriali Cgil Cisl Uil hanno inviato, in vista della mobilitazione dell’indomani, una lettera aperta urgente. Oggetto: la «profonda preoccupazione per la crisi che sta colpendo la Liberty Magona, realtà industriale storica del nostro territorio e punto di riferimento occupazionale e sociale del territorio». Destinatari: «alla cortese attenzione di: Comune di Piombino,  Provincia di Livorno, Regione Toscana e di tutte le forze politiche e parlamentari». A  tutti questi soggetti si chiede di «partecipare attivamente alla manifestazione del 30 settembre quale segnale concreto di vicinanza ai lavoratori e di impegno reale per il futuro dello stabilimento».

Per queste ragioni i sindacati confederali chiedono soprattutto tre cose:

  • Un «intervento immediato delle istituzioni regionali e nazionali responsabili della tenuta economica e sociale del territorio», così da «garantire la continuità produttiva e scongiurare soluzioni che possano compromettere definitivamente il futuro dello stabilimento»
  • L’apertura di un tavolo di crisi permanente: occorre che «coinvolga le organizzazioni sindacali, le rappresentanze dei lavoratori, le istituzioni e la proprietà» e deve mirare a scovare «soluzioni industriali credibili e sostenibili»
  • Un «impegno politico concreto»: deve andare «oltre le dichiarazioni di principio» e tradursi in «azioni tempestive per la salvaguardia dell’occupazione, della produzione e del ruolo strategico di Liberty Magona nel settore siderurgico italiano».

La Magona non è «soltanto un’azienda: è un patrimonio di competenze, professionalità e tradizione manifatturiera che da oltre un secolo contribuisce allo sviluppo economico e sociale della Toscana e dell’intero Paese», dicono i sindacati firmatari. Guai se ci si incamminasse in direzione della «prospettiva di un ridimensionamento, o peggio ancora di una chiusura»: avrebbe «effetti devastanti sul tessuto occupazionale locale, con gravi ripercussioni anche sull’indotto e sull’intera comunità». Aggiungendo poi: «La Toscana non può permettersi di perdere un presidio industriale di tale rilevanza, occorre agire con urgenza, responsabilità e lungimiranza», la Magona non può diventare «l’ennesimo simbolo di abbandono del nostro patrimonio produttivo».

Pubblicato il
29 Settembre 2025

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