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IL CASO

Ferrovie tedesche alla deriva: per salvarle si affidano a una manager italiana

Emblema del declino della Germania, e Berlino ora spera in Evelyn Palla

Evelyn Palla, al vertice di ferrovie tedesche

BERLINO. La nomina è arrivata praticamente mentre spegneva le candeline del suo 52° compleann: un manager italiano – anzi, una manager – per rimettere sui binari giusti Deutsche Bahn, il gigante delle ferrovie tedesche che conta 250mila addetti e un bilancio da 26 miliardi di euro (e che un tempo aveva fama di affidabilità germanica): sembra un po’ come se chiedessimo a un gentiluomo britannico di buttarsi giù  con ghette e bombetta dal trampolino dei Fiume per vincere il campionato delle “siuski”.

Lei si chiama Evelyn Palla, e forse le autorità di Berlino hanno scommesso su di lei perché alle spalle ha un mezzo miracolo: in Germania l’indice di puntualità dei treni regionali, che fanno capo alla società pubblica guidata da Evelyn Palla, è attorno al 90%, un  mese mezzo punto in più, quello prima mezzo punto meno ma sempre più o meno lì. L’esatto contrario di quel che accade con i treni a lunga percorrenza: meno di due treni su tre (61%) sono in orario e ai cittadini tedeschi non va giù che sulla rotta Francoforte-Berlino o Monaco-Dusseldorf si sia ridotti a un tal standard di puntualità (era al 79% nel 2016).  Anzi, secondo quanto riferisce il quotidiano confindustriale “Sole 24 Ore” «per la prima volta nella storia del gruppo e per tre giorni consecutivi a inizio ello scorso luglio, meno del 40% dei treni a lunga percorrenza è stato puntuale».

Il governo di Berlino ha deciso di tagliare la testa al toro: anzi, al grande capo delle ferrovie teutoniche. Un tentativo di reagire a uno degli emblemi del declino del gigante tedesco sempre più acciaccato, da quanto è stato azzoppato il modello economico costruito su gas russo a basso prezzo e potentissima industria dell’auto.

Peraltro, secondo una indagine di Altroconsumo pubblicata nelle scorse settimane, il mercato di punta dell’offerta ferroviaria italiana se la cava appena meglio: il 31% dei treni dell’alta velocità Fs è in ritardo (il concorrente Italo si arrangia un po’ meno peggio). In effetti, la stampa popolare deuschtland figuriamoci se non lo faceva notare: affidarsi a una italiana per far arrivare i treni puntuali? C’è un titolo che suona più o meno così: “Mamma mia, un’italiana dovrà salvare la Deutsche Bahn”.

Carriera in buona parte fra Austria e Germania, certificato di nascita targato Bolzano: ma è davvero italiana, la nuova numero uno delle ferrovie tedesche? In realtà sì: a quanto è stato possibile ricostruire, ha mantenuto la cittadinanza italiana e in italiano ha completato gli studi con la tesi. Appartiene a quello spicchio di mondo che è l’universo altoatesino o sudtirolese che dir si voglia: del quale il padre è una figura di riferimento come una delle guide del ramificato sistema creditizio regionale e, per una legislatura, in consiglio comunale a Bolzano sotto le insegne del Svp.

Palla lavora per le ferrovie tedesche già da sei anni e mezzo ma, come sottolinea il tg di La7, è una «figura atipica» all’interno di una nomenklatura di dirigenti che salgono i gradini della carriera all’interno dell’azienda, praticamente “in casa”. L’esatto contrario per la manager italiana: «ha saputo conquistare la fiducia di personale e sindacati, arrivando persino a prendere la licenza da macchinista e da camionista per comprendere meglio il lavoro sul campo». Non solo: sia la carriera di studentessa (laurea a Vienna più un biennio a Colonia), sia il curriculum professionale ha spaziato di azienda in azienda e di metropoli in metropoli. Ad esempio, prima di arrivare a Berlino (anzi, a Francoforte), è stata per sette anni in Obb (ferrovie austriache), in precedenza in E.On (energia) e prima ancora alla sede di Tokyo della Camera di commercio austriaca e per quattro anni nella sede di Monaco di Siemens. Palla sembra la quintessenza di quella generazione degli anni ’70-80 che ha costruito l’allargamento dell’Europa e si sente a casa in tutto il Vecchio Continente come cittadino europeo: una classe dirigente della tecnostruttura che fa funzionare le cose. Non è tutto: è la prima donna al timone delle ferrovie tedesche in duecent’anni, e scusate se è poco.

Il governo tedesco non fa mistero di puntare molto su di lei: la presentazione della sua nomina non l’hanno affidata a un anonimo comunicato stampa, invece hanno schierato ministro e ministero per accoglierla più mezzo governo a lodarla. Lei per far capire che non le trema la mano: «Ci rinnoveremo da zero». Del resto, stiamo parlando dell’unica manager di tutto lo stato maggiore delle ferrovie tedesche che, come riferisce il giornale online di trasportistica “Uomini e trasporti”, ad aver conseguito la patente di guida per treni: «Volevo sapere cosa si prova a sedersi in cabina di guida e vivere la quotidianità dei nostri macchinisti». Quanto basta per guadagnarle il rispetto dei sindacalisti dei macchinisti, che di solito “quelli dell’ultimo piano” cercano di farli a fette. Le organizzazioni dei lavoratori, però, gliel’hanno già detto: non le faranno sconti, e se lo dicono i tedeschi…

Pubblicato il
7 Ottobre 2025
Ultima modifica
8 Ottobre 2025 - ora: 14:12

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