Il ministro annuncia: la Darsena Europa nelle mani del prefetto Dionisi
Prenderà il posto di Luciano Guerrieri come commissario per realizzarla

Il prefetto Giancarlo Dionisi durante un sopralluogo del febbraio scorso alla zona dove sorgerà la Darsena Europa: è il terzo da sinistra (accanto al consigliere regionale Francesco Gazzetti e al sindaco di Livorno Luca Salvetti)- Sulla destra; il viceministro Edoardo Rixi e il commissario della maxi-Darsena Luciano Guerrieri, a quel tempo anche presidente dell’Authority livornese
LIVORNO. Non è stato davvero in colpo di scena come quelli di Hercule Poirot nei romanzi di Agatha Christie: anche qui c’è di mezzo un commissario, ma è quello che il ministro manda a seguire la realizzazione della Darsena Europa, l’espansione a mare che dovrà consentire al porto di Livorno di poter accogliere le navi portacontainer al di sopra dei 9mila teu e di rispondere all’atavica fame di spazi che strangola molte attività.
L’annuncio di Salvini
Il ministro-vicepremier Matteo Salvini l’ha preannunciato durante un incontro elettorale: il prefetto di Livorno, Giancarlo Dionisi, prenderà il posto di Luciano Guerrieri, che era stato posto al timone della struttura commissariale nel periodo in cui era già insediato sulla poltronissima al primo piano di Palazzo Rosciano (senza doppio stipendio), potendo affidarsi su un team Darsena costituito da dirigenti dell’Authority, a cominciare dalla vicecommissaria Roberta Macii. Il nome di Dionisi rimbalzava già da tempo sulla stampa locale, ad esempio sul “Tirreno” da più di un mese.
«Ho incontrato Confindustria e i sindacati, ho parlato degli investimenti su Livorno, del mezzo miliardo per il porto, del collegamento con la rete ferroviaria. Ho parlato con il commissario straordinario dell’Authority, Davide Gariglio, e con il prefetto Giancarlo Dionisi che sarà commissario straordinario della Darsena Europa», ha detto Salvini nel faccia a faccia con i giornalisti, secondo quanto riporta il quotidiano livornese.
Cgil e Uil gli rispondono per le rime
E già qui è scoppiato un mezzo caso, ma non sul porto o sulla nomina: Gianfranco Francese e Massimo Marino, alla guida l’uno della Cgil e l’altro della Uil, leggono sul giornale che il ministro a Livorno ha incontrato «i sindacati» e si chiedono: ma quali sindacati, se «questi incontri non hanno riguardato né Cgil né Uil»? I due sindacalisti protestano: sarebbe grave – dicono – se si fosse trattato di incontri istituzionali e Cgil e Uil non fossero stati invitati. Aggiungendo poi: «Se invece Salvini avesse contattato solo sindacati compiacenti con l’operato del governo, in questo caso avrebbe fatto bene a non invitarci…».
La nomina di Dionisi fa uscire dalla logica puramente spartitoria l’affidamento dell’incarico di commissario straordinario della maxi-Darsena: non è un segreto che, in parallelo alla nomina di Davide Gariglio, ex parlamentare Pd, alla guida dell’Authority (da 160 giorni in attesa del completamento dell’iter per farlo diventare presidente), dalla sponda di centrodestra era arrivata la richiesta di “metterci uno dei nostri” così come, peraltro, era stato detto per il posto di segretario generale. Nel frattempo è andato via il precedente segretario generale (a Genova come presidente), è cambiato il numero uno ed è annunciato il cambiamento del commissario della Darsena Europa.
Non è una nomina per il tran tran burocratico
Quella del prefetto è una nomina istituzionale ma in questo caso non è puramente formalistico-burocratica. Giancarlo Dionisi, arrivato nel luglio dello scorso anno a reggere la prefettura, è entrato fin da quasi subito dentro le questioni. Non ha fatto melina a centrocampo limitandosi a qualche ecumenica dichiarazione sciapita: ad esempio, ha messo l’accento sull’esigenza di mettere a reddito intanto la metà iniziale della maxi-Darsena affidandola provvisoriamente a qualcuno e poi pensare a far partire la procedura relativa alla selezione del partner privato che sui nuovi piazzali (e grazie alla nuova diga foranea) realizzerà il terminal container.
È una idea in linea con quanto, prima che iniziasse primavera, è venuto a dire il viceministro Edoardo Rixi durante un sopralluogo alla vasca di colmata dove la maxi-Darsena viene costruita. Per la verità, il dirigente leghista genovese, classe ’74, era da un po’ che suonava questo spartito: l’aveva già detto fin dall’ottobre precedente in una intervista a “Shipping Italy” che aveva fatto molto rumore.
Il ministro: sì, anticipare la messa a reddito
Dev’essere questa dell’affidamento provvisorio prima di concludere i lavori una delle questioni ritenute fondamentali dal tandem leghista Salvini-Rixi alla guida del ministero. Secondo quanto riportano le cronache, Salvini – che è tornato ora a Livorno dopo un incontro elettorale nel maggio 2024 e dopo esser stato l’ospite d’onore all’inaugurazione della “Eco Livorno” della flotta di Grimaldi nel marzo di quattro anni fa – anche martedì 7 nell’iniziativa elettorale a Livorno, rispondendo alle domande dei cronisti, ha annunciato di essere favorevole a dare in uso temporaneo i piazzali prima che si concluda tutta l’opera. Dalle pagine del “Tirreno” dice: «Dunque, piazzali messi subito a reddito? L’obiettivo è di creare lavoro, valore aggiunto e ricchezza. Quindi, assolutamente sì».

Il prefetto di Livorno, Giancarlo Dionisi: il ministro Matteo Savini ne ha prannunciato la nomina come commissario per la realizzazione della Darsena Europa
DALL’ARCHIVIO/1: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui si argomenta perché in questo caso la fretta rischia di essere un boomerang e rallentare tutto
DALL’ARCHIVIO/2: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui si spiega la tesi di Msc (con Lorenzini e Neri) per cui la proposta di Grimaldi è un autogol per lo Stato
DALL’ARCHIVIO/3: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui si riporta l’intenzione del viceministro Edoardo Rixi di far partire la Darsena per lotti successivi
È una idea che era sembrata uscire di scena: era un pezzo che non se ne parlava. In effetti, sulla base della superficie realisticamente recuperabile per questa prima operatività parziale e in virtù degli standard al metro quadro, – come la Gazzetta Marittima aveva argomentato già nell’aprile scorso – si potrebbe stimare un introito di 350-500mila euro, misurati un po’ a spanne. Non sono spiccioli, ma saremmo pur sempre a discutere dello 0,03% del valore di un’infrastruttura-sistema che, fra opere lato mare e collegamenti lato terra, avrà un valore complessivo che non va lontano dal miliardo e mezzo (e che se si accelerassero i tempi di valutazione e assegnazione, sarebbero più che ampiamente recuperati dal canone concessorio dell’intero terminal). Non solo: il partner selezionato per la realizzazione del terminal non comincia a pagare l’ “affitto” da quando è tutto concluso e può far entrare le navi bensì dal giorno dopo l’affidamento in concessione. Seconda cosa: e l’investitore che deve costruire il terminal, come fa a costruirlo se là dove deve aprire finalmente il suo cantiere c’è la concessione data da una pubblica autorità a un altro privato? Per esempio: il fronte banchina, quando sarebbe possibile metterci mano? E i collegamenti ferroviari? E la portata dei piazzali rispetto a due differenti tipi di carico sul suolo?
Sono solo i primi interrogativi che saltano fuori. Dunque, ne consegue una domanda: è più urgente creare l’ “impalcatura” extra di una procedura laterale o è più sensato accelerare i tempi della concessione?
Mauro Zucchelli