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UNIVERSITÀ

Si è spento a 81 anni il vulcanologo livornese Roberto Santacroce

Studioso di rango internazionale, fondamentali gli studi sul Vesuvio

La cerimonia di nomina a professore emerito nel 2016: il prof. Roberto Santacroce (a destra) e l’allora rettore Massimo Augello

LIVORNO. Le 81 candeline sulla torta di compleanno solo pochi giorni fa e adesso l’università di Pisa è in lutto per la scomparsa del professor Roberto Santacroce, vulcanologo di livello internazionale, che dell’ateneo pisano è stato prima studente, poi tecnico laureato dell’Istituto di mineralogia e petrografia,  quindi assistente universitario alla cattedra di petrografia, nel 1986 nella  facoltà pisana di scienze matematiche, fisiche e naturali è diventato professore straordinario e successivamente professore ordinario di vulcanologia, dal ’98 per quattordici anni direttore del Dipartimento di Scienze della Terra.

Nel suo curriculum c’è anche il ruolo di direttore dell’Istituto Internazionale di Vulcanologia del Cnr a Catania e c’è la nomina nella Commissione tecnico-scientifica “grandi rischi” della Protezione Civile ministeriale. Era stato fra i soci fondatori dell’Associazione Italiana di Vulcanologia (Aiv), della quale per tre anni era stato anche vicepresidente. Con oltre 150 pubblicazioni scientifiche, nel 2004 era arrivato il conferimento dell’Ordine del Cherubino che l’ateneo pisano concede a chi ha meriti scientifici tali da aver accresciuto il prestigio.

C’è poi la dimensione internazionale, come ricordano i colleghi dell’ateneo pisano: nella Associazione Internazionale di Vulcanologia e di Chimica dell’Interno della Terra (Iavcei) aveva guidato la commissione che si occupa della mitigazione dei rischi dei disastri vulcanici e aveva lavorato nel consiglio scientifico internazionale di un istituto (Iserst) nella Repubblica di Gibuti.

Milanese di nascita ma toscano fin da ragazzino: a Viareggio negli anni giovanili, a Pisa lo sviluppo della carriera, fra Livorno e Nugola la casa, a Volterra l’ultimo atto.

«Le sue ricerche sul Vesuvio – spiega Giovanni Zanchetta, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa – hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, un punto di partenza fondamentale per la comprensione del funzionamento di questo importante sistema vulcanico e per la definizione multidisciplinare della zonazione della pericolosità basata su studi di terreno e modellazione numerica».

Ma l’attività di ricerca di Santacroce – segnala Zanchetta – ha abbracciato molti aspetti della vulcanologia e della petrologia delle rocce vulcaniche, dall’origine dei magmi e le relazioni tra tettonica geodinamica e vulcanismo. Aggiungendo poi: «Di grande risalto internazionale furono gli studi del vulcanismo nella regione dell’Afar cui egli dette uno stabile apporto come membro del team italo-francese insieme a Giorgio Marinelli, Haroun Tazié, Franco Barberi e Jaques Varet. Negli anni ’80-90 la sua attività si rivolse soprattutto allo studio del vulcanismo recente e attivo finalizzato alla definizione di modelli di funzionamento dei vulcani, alla ricostruzione delle dinamiche eruttive alla valutazione ed alla zonazione della pericolosità e del rischio».

Pubblicato il
22 Ottobre 2025

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