Allarme sul futuro di Ineos, il Pd chiede al ministero di occuparsene
Potenti (Lega): all’origine dei guai c’è l’ecologismo ideologico della sinistra

ROSIGNANO (Livorno). Le preoccupazioni per le sorti del gruppo multinazionale chimico Ineos approdano in Parlamento: da un lato, con una interrogazione dei propri deputati Marco Simiani ed Emiliano Fossi, il Pd scende in campo incalzando il ministero delle imprese e del made in Italy perché attivi «un tavolo di crisi con la partecipazione della Regione Toscana, delle rappresentanze sindacali e aziendali, al fine di monitorare le prospettive produttive e garantire la continuità del sito». Non basta: i due parlamentari chiedono «misure urgenti» da parte del governo, anche sollecitando Bruxelles, per «contenere i costi energetici per il settore chimico e riequilibrare le condizioni di concorrenza rispetto a Stati Uniti e Cina, in particolare sul piano dei dazi e delle politiche industriali comuni» e per promuovere, «nell’ambito della strategia nazionale per la transizione energetica e la chimica sostenibile, un programma di riconversione e innovazione degli impianti chimici italiani».
Sulle preoccupazioni che si vedono all’orizzonte per le prospettive di Ineos a Rosignano, interviene anche il senatore leghista Manfredi Potenti, segnalando che «la scorsa settimana ho avuto modo di incontrare Georges Madessis, country manager di Ineos/Inovyn Italia, raccogliendone le valutazioni su un problema che è comune a diverse realtà aziendali». L’esponente del centrodestra sottolinea che «personalmente, come parlamentare del territorio, sono determinato a creare un’interlocuzione con il governo per individuare soluzioni che scongiurino gli scenari più nefasti». Lo ripete sottolineando un punto fermo: «Non ci possiamo permettere chiusure di stabilimenti e va adottata una strategia efficace per allontanare un epilogo così desolante».
Alle radici di tutto questo c’è il rischio di una imminente Caporetto dell’industria chimica europea, fino a poco tempo fa la più importante al mondo, denunciato in una intervista choc dall’ingegner Jim Ratcliffe, al timone del gruppo Ineos. Di più: anche l’amministratore delegato di Ineos Inovyn, Stephen Dossett, ha imputato i guai al «costi energetici insostenibili in Europa» e alla «mancanza di misure di protezione commerciale nei confronti dei prodotti chimici extraeuropei».

Emiliano Fossi, deputato dem
Si teme anche un effetto domino, lo dicono esplicitamente i due deputati dem: «La crisi di Ineos, qualora non venisse risolta, rappresenterebbe un rischio anche per intero parco industriale Solvay dove le singole produzioni sono comunque integrate» e «le problematiche del polo chimico di Rosignano causerebbero un duro colpo per l’economia costiera, dopo le crisi dei poli produttivi di Piombino e Livorno (due aree di crisi industriale complessa)».
Simiani e Fossi affermano che il comparto chimico è «altamente energivoro e strategico per l’autonomia industriale europea, con produzioni fondamentali per la difesa, le energie rinnovabili, la farmaceutica e il trattamento delle acque»: se si dovesse avere una perdita di capacità produttiva in Italia, se ne patirebbero «conseguenze gravi» anche in termini di sviluppo della «filiera industriale, sicurezza energetica e sostenibilità ambientale». Lo ribadiscono puntando il dito contro il governo Meloni: «In più occasioni, ha annunciato interventi a favore della competitività energetica delle imprese energivore e dell’autonomia industriale nazionale, ma nel caso dello stabilimento Ineos di Rosignano non risultano ad oggi misure specifiche né un tavolo di crisi attivo presso il ministero delle imprese».

Manfredi Potenti, senatore leghista
Da Palazzo Madama il senatore leghista Potenti accusa l’ambientalismo ideologico della sinistra: «Prima di criticare il governo, la sinistra farebbe bene a farsi un esame di coscienza per il cieco sostegno finora assegnato a tutto il bagaglio peggiore di politiche “green” in Europa». Lo dice avvertendo che «mercoledì scorso nelle comunicazioni in Parlamento in vista della riunione del Consiglio europeo – rimarca – è stata ribadita la contrarietà dell’Italia a sostenere la proposta Ue di riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040: si tratta di piani climatici che, sostenuti dalla sinistra, rappresentano una minaccia concreta per le imprese anche chimiche in nome di un ambientalismo tutto ideologico». E rincara: «I rischi legati ai costi energetici sempre più gravosi sono un problema ben noto e posso assicurare che non lasceremo solo il sistema produttivo».
Botta e risposta parlamentare a parte, il Pd chiama alla mobilitazione anche la Regione Toscana. Alessandro Franchi, consigliere regionale e segretario territoriale del Pd livornese, che nei giorni scorsi aveva espresso preoccupazione per le dichiarazioni dei vertici di Ineos, insiste su un elemento: «Quella di Rosignano è una realtà strategica non solo per la costa livornese ma per l’intero sistema industriale regionale; è indispensabile che il Governo apra subito un tavolo di crisi, coinvolgendo Regione, azienda e rappresentanze sindacali, per garantire la continuità produttiva e occupazionale del sito».
Franchi annuncia che il Pd continuerà a «lavorare in modo unitario, a tutti i livelli istituzionali (nazionale, regionale e locale) per difendere il lavoro, sostenere la competitività del comparto chimico e promuovere uno sviluppo industriale sostenibile e innovativo». Aggiungendo poi: «La sfida energetica e industriale dell’Europa non può essere affrontata lasciando soli i territori produttivi».











